Sorvegliata speciale di Cristina Pezzica

Sorvegliata speciale

Tratto da: Col Favore Delle Tenebre (di prossima pubblicazione)

RAPALLO, 16 Novembre 1997
04.10
«Sei tu?»
«Mi aspettavi? E io che pensavo di averti tirato giù dal letto», lo canzonò una voce fredda e sprezzante, che il vecchio conosceva bene.
[…]
«Sai perfettamente che non mi chiama nessun altro, qui a casa», ribatté. Accigliato, gettò un’occhiata al display della radiosveglia; non si era accorto che fosse così tardi. «C’è qualche problema?»
«Cambio di programma. Rientro prima del previsto.[…] Sarò lì domattina, sul tardi. E’ più sicuro.»
«Ma che dici? Si tratta di qualcosa di pericoloso?»
«Niente domande!», scattò l’altro, furioso. «Pensa solo a tenere il becco chiuso e segui le istruzioni, come d’accordo.[…] Voglio che tu faccia una cosa per conto mio.»
«Non potevi parlarmene domani, di persona?»
«No. Ho altre faccende da sistemare, non mi trattengo. Piuttosto… quella ficcanaso si è di nuovo fatta viva?»
«Sì, è stata qui un paio di volte. Perché me lo chiedi?»
«Non ha importanza. Devi tenerla d’occhio fino al momento al mio arrivo.»
Era una richiesta così assurda che per un attimo il vecchio pensò di aver frainteso. Forse le sue orecchie cominciavano a non sentirci più tanto bene.
«Scusa, puoi ripetere? Ci sono le linee che…»
«Mi hai capito benissimo. Voglio che inizi adesso. Subito.»
«Ma sono le quattro di notte!»
«Fa’ quello che ti dico!», scattò rabbioso il proprietario della voce fredda. «Tu non hai idea del casino in cui ci troviamo, vecchio idiota! Non c’è un istante da perdere!»
«Senti, non è per mancanza di buona volontà. Non so se ce la faccio. Ho già chiuso tutto, dovrò dare delle spiegazioni…»
«Arrangiati. Se fosse stata una cosa semplice, credi veramente che l’avrei chiesta a te?»
[…]
Il vecchio sospirò stancamente.
«E va bene. Immagino di essermelo meritato.»
«Allora», concluse il proprietario della voce fredda, «mi sembra che non abbiamo più nulla da dirci.»
«Ti sbagli. Ci sarebbero ancora tante cose da dire. Comunque sia… per quanto riguarda quel lavoro, consideralo fatto.»
«Non avevo dubbi. A proposito, vedi di non sollevare troppi interrogativi. Deve sembrare una cosa normale.»
«Penso di poterci riuscire. E poi, se qualcuno mi vede, posso sempre usare la scusa della prostata.»
«Allora sai già dove abita la ficcanaso?»
«Mi sono fatto un’idea», rispose il vecchio. «Penso di aver individuato il quartiere giusto, anche se non so l’indirizzo. Mi piazzerò da qualche parte con una buona visuale sull’intero isolato.»
Per la prima volta, la voce dall’altro capo tradì un moto di sorpresa.
«Non credevo che uscissi spesso. Come sei riuscito a a scoprire…?»
«A me non serve muovermi. Certe volte basta tenere gli occhi aperti. Che poi è proprio il motivo per cui mi hai cercato, no?»
Il proprietario della voce fredda non rispose, e lui capì di aver colpito nel segno. ‘Uno a zero per me, piccolo bastardo presuntuoso.’
[…]
«Non hai intenzione di dirmi cosa sta succedendo, vero?», chiese d’impulso, intuendo che la loro conversazione volgeva al termine.
L’altro si mise subito sulle difensive.
«Sai già tutto quello che ti serve», rispose aspramente. «E il resto non ti riguarda.»
«Da dove chiami? Non puoi dirmi neppure questo?»
«E’ un posto qualsiasi, niente di speciale. Comunque non ci resterò ancora per molto.» Quello che non disse, ma che il vecchio capì lo stesso, fu; ‘Non cercarmi.’
«Ti offendi se ti auguro buona fortuna?»
«Come se ne avessi bisogno!», replicò l’altro, sprezzante. «Ci sentiamo domani. Ciao.»
E riattaccò.
Il vecchio rimase immobile accanto alla finestra, con lo sguardo perso nel vuoto. Sapeva cosa fare. Sì… la scusa del bagno, per non destare sospetti. (…) L’importante era rientrare mezz’ora prima che il resto della casa si svegliasse, ma per quello c’era l’orologio di via Torre Civica… Controllò nuovamente la radiosveglia e calcolò che avrebbe potuto montare la guardia senza difficoltà per almeno due ore. Poi una brevissima interruzione, giusto il tempo per scivolare di soppiatto dentro casa… *lui* si sarebbe infuriato, ma che poteva farci? Se andavano a svegliarlo e trovavano il letto vacante, rischiava di giocarsi ogni libertà d’azione. E *lui* era stato categorico, in proposito… non c’era bisogno di fargli sapere che aveva interrotto la sorveglianza solo per una mezz’oretta…
Eppure, il vecchio esitava a muoversi.
In passato, era già successo che *lui* si facesse vivo con qualche pretesa, per poi dileguarsi alla prima richiesta di spiegazioni. Stavolta però la sua voce aveva una strana urgenza. Persino i suoi modi altezzosi sembravano meno convincenti del solito.
E quella richiesta, poi…
[…]
Lanciò un’ultima occhiata fuori e si allontanò dalla finestra, in punta di piedi. La notte volava e lui aveva del lavoro da fare.

19 Risposte a “Sorvegliata speciale di Cristina Pezzica”

  1. Voto questo testo.
    Ci hai lasciati nel tormento del dubbio: e poi che succede?

    1. Ciao Cinzia, il libro non è ancora pubblicato ma lo sarà a breve, quindi potrai leggere come continua 😉 Nel frattempo puoi iscriverti, se non l’hai già fatto, alla pagina FB “Misteri di Rapallo” per leggere altre anticipazioni e curiosità su questo romanzo e sugli altri miei lavori 🙂
      Grazie e a presto
      Cristina

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