L’orizzonte di Roberta Gelsomino

L’orizzonte

Ricordo uno dei miei ultimi viaggi.
È davvero tanto tempo in effetti che non vado a farmi una vacanza al mare, le ultime estati -sia per il salvadanaio disperato che soprattutto per malesseri e contrattempi miei e di tutti i miei cari a turno- sono state piuttosto asciutte, appiccicaticce e pallide oltre che occupate solo ai problemi degli altri. I peli erano incontrollabili ed io in generico significativo stato di barbonismo in quei mesi difficili, anche tu ricorderai quanto ho faticato ad affrontare quei giorni senza darlo a vedere. Com’ero infelice di apparire serena per rassicurare sempre gli altri attraverso le loro pretese e i loro criteri egoisti!
Mi sentivo così in gabbia in quelle contingenti scelte e prepotenze dei miei genitori e fratelli, nell’intolleranza spietata ed esigente dei miei adoratissimi e ormai adulti Marco e Sara e nel costante mobbing a lavoro.
Non potersi mai lamentare d’essere madre né per il poter avere un posto di lavoro. E infatti ne sono grata in modo incommensurabile, ma non voglio dimostrarlo più allo stesso modo obbligato e non vero: Voglio il respiro che mi attende, una boccata d’aria piena e rigenerante.
In altri tempi mai avrei osato questa decisione. Invece sto andando verso la mia Felicità e me la prendo tutta.
Non avevo mai capito quanto potesse far del bene a me e dunque anche a tutti loro, anche se attualmente restano piuttosto perplessi e scoraggianti riguardo questo mio viaggio e forse potrebbero durare in questa valutazione. Li amo così tanto ed è buffo che lo senta più intensamente oggi. Non avrei immaginato.
Tornerò molto presto. Non sono irresponsabile dunque già lo so.
Ma i momenti non tornano ed io adesso intendo difenderli, che ne dicano. Non mi turba oggi alcuna colpa in nessuna piega dell’animo.
Ti scrivo qui caro Diario su questo treno che specialmente in questo preciso momento mi rende la calligrafia un pasticcio d’arte astratta su queste tue pagine, ma ci tengo molto ad imprimerti queste mie impressioni come fossero acquerelli, per come d’altra parte uso fare da alcune settimane e con un certo senso di conforto che mi doni.
Sì le ricordo le ultime vacanze al mare, spiagge meravigliose della Sardegna, paradisi degni di spensieratezza e proprio per questo ancor più sofferti in quel periodo di preoccupazioni, e obblighi materni in cui però io per prima ho creduto così rigidamente. C’era stato sempre un bel sole, e le gite furono diverse in luoghi naturali di cui rimanere a bocca aperta, fummo ospitati tanto tempo da persone dolcissime e gentili per le quali eravamo sacri e preziosi specialmente io; Eppure era un sole così freddo ed accecante, tra quelle preoccupazioni recrimini e paure non notavo null’altro né eventualmente con minimo stupore e anche quella famiglia m’appariva infine ostile e non granche’ affidabile.
Oggi sono io. Il treno sfreccia come il mio animo deciso.
Ricordo quando mio papà mi portò la prima volta a vedere i treni, non ne fui affatto entusiasta mi apparsero subito dei mostri cingolati spigolosi e duri caldissimi e odorosi, dalla faccia senz’anima e di spietata velocità; Il primo treno lo presi già molto grande, forse per un lungo tratto mi ricordavano proprio lui mio padre e il suo impeto violento.
Quando stavo per conquistare la libertà fuori casa scelsi presto di sposarmi e di avere subito dei bimbi, poiché in fondo sentivo avrebbe convogliato tutto un percorso già avviatosi velocemente, avrebbe finalizzato a parer mio nel modo più elevato e felice per me. Ritenevo fosse stato semplice essendo che amavo e sempre so amare tanto. Ma non posso che essere soddisfatta, ho fatto un buon lavoro tu lo sai, perché da quel giorno che ebbi Marco special modo mi sono aggrappata alle sue tenere manine che afferravano i miei pollici. Sono stata sempre salda anche nel mio essermi un attimo persa a volte, perché così decisi ventuno anni fa e questo mi ha sempre salvata e aiutata alla grande. È anche per tutto questo che sono qui con te su questo treno. Resterò sempre a credere in me.
Piove fuori e a dirotto. Mi sembra grandini e il cielo è cupo, d’un grigio così scuro che sembra irreale. Siamo in uno spiazzo di campagna e radura, non c’e’ niente. I miei compagni di vagone sono incollati ai cellulari, tranne un signore che mi guarda piuttosto male e due fidanzati un po’ esibizionisti. Il controllore mi ha risposto in modo molto aggressivo e offensivo.
Eppure non ho mai visto così tanti fiori in vita mia. Se guardo per come faccio posso notare varietà di alberi e perdermi con la fantasia in quelle sperdute abitazioni di campagna. I due fidanzatini son proprio belli e meritano la loro felicità, non smetto loro di sorridere.
Mi appagano nell’animo, direi. A baciarsi senza occuparsi degli altri, veri e onesti.
Il controllore era un bell’uomo e non mi ha affatto turbata.
Questo è il mio bellissimo viaggio.
Un viaggio che durerà in ogni caso.
L’orizzonte si sta schiarendo laggiù e fa una luce proprio interessante.

10 Risposte a “L’orizzonte di Roberta Gelsomino”

  1. alle 00:01 di domenica 26 giugno 2016 si sono concluse le votazioni, vi ringraziamo per aver partecipato.

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