Lo sconfinante pensiero d’una mente persa di Anna Ciraci

Lo sconfinante pensiero d’una mente persa

Un tempo molto lontano si pensava che la terra fosse un grande piano e che a un certo punto, d’improvviso, ci fosse il vuoto. Grandi statue avvertivano la presenza del confine, oltrepassarle significava essere inghiottiti da chissà cosa mostruosa al di là si celasse.
Alla fine è bastato che il primo “pirla” di turno sbagliasse le coordinate per scoprire che al di là c’era solo, ancora, terra.
Ed è così, oltre la terra c’è il mare, dopo il mare c’è solo terra.
I confini son solo linee sottili che determinano dove finisce un nome e comincia l’altro tanti piccoli mondi che s’intersecano fra loro senza però avere il piacere di farlo.
Eppure, a guardarsi intorno, ci sono dei limiti che non si vedono neppure e altri che, al contrario, sembrano dei muri invalicabili, alte migliaia di metri, a perdita d’occhio verso l’infinito, spessi altrettanti metri contornati da un baratro infinito cintato da un immenso fossato governato da piranha assassini e coccodrilli assetati di vendetta. Altri ancora sembrano fasciati dalla carta velina, basta un misero sussurro di vento per sgretolarli.
Credo che tutto dipenda soltanto da come noi vogliamo vedere le cose, o da come le vogliamo segnare sulla carta.
Io ho deciso di guardare oltre.
Non voglio vedere muri, non voglio guardare attraverso un sottile strato di carta e non voglio osservare dove non c’è nulla.
Voglio scorgere tutto ciò che si cela al di là di dove mi è stato concesso di guardare, voglio vedere dove finisce, o a seconda, dove comincia. Voglio passare tutti i confini del mondo e toccare l’oltre che a nessuno è concesso di guardare, il tutto perché quello che vedo qua, in questo mondo non mi piace per niente.
Gente squinternata che si fa saltare in mezzo ad altra gente, che non c’entra niente, solo per gridare un nome di qualcuno che di sicuro non è contento d’essere nominato in quel modo.
Gente arrabbiata col mondo intero perché il proprio mondo non riesce a entravi e farne parte.
E quelli che vivono semplicemente nel proprio mondo e di quello degli altri non gliene frega proprio niente.
E infondo a tutto questo ci sono io che, vedo tutto il groviglio, e non riesco a venirne a capo, sembra che questo mondo sia un immenso gomitolo appallottolato in modo convulso e insensato e non riesco a trovare il modo di sbrogliarlo.
Non so se devo andare in mezzo, dentro il cuore della matassa oppure spiccare il volo e seguire semplicemente la coda rivolta all’infinito e poi, tirarla.
E mentre rifletto su questo dilemma che mi affligge e contorce la mente, mi accorgo di aver già deciso sul da farsi.
Salgo sul parapetto, allargo le mani al mondo che di sotto mi aspetta e comincio a volare.
Non esistono muri invalicabili e neanche baratri infiniti con i coccodrilli.
Non esiste nessun bandolo della matassa.
I confini son solo linee sottili segnate sulla carta.
Esiste il vento, esiste la pioggia, esistono le lacrime.
Al di là, oltre i confini del mondo, esiste solo ciò che noi riusciamo a vedere.
Dopo la terra c’è, ancora, solo terra.

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