Racconto di natale di Anita Rudcliff

Racconto di natale di Anita Rudcliff

Fuori concorso

Il neonato rigirava le manine nel riverbero della luce che proveniva dall’entrata della grotta. La madre dormiva di un sonno profondo e travagliato, prostrata dal lungo viaggio e dal difficile compito di mettere al mondo il figlio di un re senza regno né sudditi; riversa su un fianco sul giaciglio di paglia, pareva ancora più esile e indifesa. L’uomo che l’accompagnava si era rannicchiato davanti all’apertura della grotta: teneva ancora ben saldo il lungo bastone tra le mani forti, ma i suoi occhi erano socchiusi e la sua mente vagava in uno stato di semi-incoscienza, attenta al minimo rumore che potesse minare la tranquillità di quel luogo. L’aria era fredda e ghiacciava le membra, ma il cielo era così limpido e puro che si sarebbero potute contare tutte le stelle, anche le più lontane, se solo la notte fosse durata più a lungo. Il neonato invece, ancora ricoperto di sangue e umori, giaceva nella culla improvvisata che un tempo era stata una mangiatoia, avvolto in stracci di stoffa e pelli, avido di vita. Il suo sguardo innocente si posava su tutto quello che destava la sua curiosità: la paglia sul quale era adagiato, la volta della grotta ove pendevano scintillanti spade che parevan di ghiaccio, e brillavano alla luce della luna. Ad un tratto la sua attenzione fu catturata da un bagliore sempre più intenso che proveniva dalla bocca della caverna. Una stella attraversò il cielo fulminea, la sua luce aumentò d’intensità fino a raggiungere il culmine della volta celeste, e infine terminò la sua traiettoria spegnendosi a poco a poco, fino a morire oltre l’orizzonte. Forse fu per questo o forse era solo questione di tempo, prima che il destino sopraggiungesse come un fiume in piena, fino a travolgere l’ anima immacolata del piccino. D’un tratto il passato, il presente e il futuro presero a scorrere velocemente nella mente di quella creatura così fragile, eppure già così forte da essere in grado di sopportare nell’arco di una notte tutto il peso del mondo. Fu la stella a rivelargli, con la sua ellisse ascendente e discendente che aveva disegnato nel cielo, che Egli era nato per morire. Ma tale fu la bellezza di quella luce che mai Egli, nella sua vita, desiderò di non essere mai nato, perché ciò avrebbe significato la rinuncia eterna a quella celestiale visione. Il lungo inverno del Mondo era ormai giunto a termine, anche se il Mondo ancora l’ignorava, e dormiva incosciente nel profondo letargo dell’anima. Le prime luci dell’alba cominciarono a rischiarare l’orizzonte. Il bambino ora dormiva beato, d’un sonno senza paure, nella sua coperta di stracci. Una processione silenziosa si stava avvicinando alla grotta e acclamava in segreto il nuovo Re. Era l’alba di un nuovo mondo. Era il giorno di Natale.

6 Risposte a “Racconto di natale di Anita Rudcliff”

  1. Chissà che cosa passava realmente nella mente del bimbo? A volte mi chiedo se avesse veramente coscienza di sé anche in quel frangente. Bello Anita.

  2. meno male non è in gara perchè non sarebbe esistita gara complimenti

  3. Il mio racconto non è in gara… ma vi ringrazio fin d’ora se vorrete commentarlo , o se l apprezzerete

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