La voce del vento di Marina Atzori

La voce del vento di Marina Atzori

Cammino su strade imbiancate ormai da mesi. Questo bianco appartiene alle pagine di innumerevoli inverni. Inverni dentro, ghiacciati e scivolosi. Dovete sapere che non esistono luci, qui, nel mio mondo. Me ne accorgo lasciando le impronte. Esse compaiono, offuscate da innumerevoli tormente. Mentre la neve cade, ingannevole e si appoggia sui miei occhiali, tengo le mani in tasca, al sicuro, ma il gelo non perdona. Si infiltra nell’anima, la mia che possiede ancora troppi nervi scoperti. La strada è ancora lunga per me, il cielo è rossastro e a guardarlo vengono i brividi. Forse riflette quella speranza in cui io rifiuto di credere. Vorrei essere come gli alberi in questo momento. Esseri viventi quasi sopranaturali che detengono forza e perseveranza. Proprio ciò che a me manca. Il desiderio di raccogliere silenzio e aggrapparmi ad esso è possente, intanto lei, la neve, scende lenta e continua, galleggia per aria, addossando ai rami una purezza mai vista prima. E’ come se lì fosse nata: bianco e verde insieme, ad accogliere i miei pensieri ancora troppo distanti dalla volontà di cambiare rotta. Non ricordo di aver mai avuto voglia di riflettere come in questo momento. Sarà l’atmosfera, il freddo, oppure semplicemente la sensazione eterea che provoca il mio corpo muovendosi in mezzo a questo incanto dipinto di bianco. Non un rumore, nulla a sorvegliare il mio andare. Chissà poi dove sto andando, l’unica strada che conosco è quella dove non è concesso fermarsi. Questa stagione racchiude il buio, raccoglie il senso del tirare le somme. L’anno finisce, fortunatamente, e con lui se ne vanno dicembre e tutte le sue feste, alle quali io non sono mai stata troppo legata. Da bambina stavo spesso alla finestra in questo periodo, venivo rapita dagli alberi di Natale sulle strade e da quelle lampadine colorate che a intermittenza lanciavano un messaggio chiaro. E’ festa! L’apparenza strilla a gran voce un tempo di raccoglimento per tutti. Le luci dalle altre finestre sempre accese fino a tardi, mentre io stavo lì nel mio buio ad ammirarle. Non riuscivo a prendere sonno, lasciavo le serrande con qualche spiraglio di luce e quando mia madre dormiva mi alzavo e guardavo il mondo fuori, un cerchio perfetto e rotondo al quale non è dato a tutti di appartenervi. Certo non c’era molto da vedere, c’erano solo, si fa per dire, vite diverse dalla mia! Io le avvertivo tutte, dai comignoli, dai vetri appannati delle finestre, ma soprattutto da ciò che, in quel preciso istante aveva catturato irrimediabilmente la mia attenzione: un gatto. Non era la prima volta che faceva la sua apparizione, quella sera era salito sul tetto di un’auto parcheggiata di fronte al mio cortile. Stava lì, immobile, non riuscivo a percepirne bene i colori, sembrava infreddolito e impaurito. I movimenti erano lenti e sporadici. Qualcuno lo aveva forse abbandonato? Fu di fronte a questo dubbio che decisi di sfilare le pantofole e calzare le scarpe. Scesi giù nel cortile con una vecchia coperta, mentre tutti erano tra le braccia di Morfeo. Solo un gattino in difficoltà poteva portarmi a scendere le scale in maniera silenziosa e accurata, in modo che nessuno potesse svegliarsi. Era zuppo di neve, come un biscotto, imbevuto dell’arcano che legava la sua presenza alla mia. I baffi parevano finti, i fiocchi ne disegnavano i bordi lisci e satinati come fili da pesca, tirati dalla rigidità dell’inverno, i suoi occhi strillavo un aiuto sconosciuto, l’eco avrebbe impaurito tutto l’isolato. Mi misi i guanti e lo aggrottai nell’angolo di un garage sfitto, lo coprii e smise di tremare. Mi fermai ad osservare la meraviglia del paesaggio, ricoperto da quella coltre bianca che risveglia il mio sguardo intorpidito dal freddo. Pensai: “qualcosa di più grande esiste”! E’ nascosto, camuffato da questa miriade di coriandoli bianchi, che scendono in solitudine per fondersi in un’unica e assoluta meraviglia: la neve. Forse di giorno al sole brillerebbe di una luce diversa, tuttavia io mi anniento adesso, di fronte a questa: di notte tutto batte sul cuore con un ritmo diverso. Voglio annegare di pensieri osservandola, mentre nulla può scioglierla, neppure il mio respiro. Si scatena un senso di protezione per quello che i miei occhi stanno ammirando, lo stesso che ho avuto per il piccolo cucciolo che ho accudito poco fa. Non ci sono parole. No davvero, non esistono espressioni scritte preparate a raccontare una simile vista. E poi non ci sono storie, neppure cartoline così somiglianti a una vera e propria fiaba. Mentre chiusi il cancello alle mie spalle, mi voltai, facendo fatica a staccare la mano da quell’inferriata gelida, il mio pensiero volò immediatamente a quel paio d’orecchie a punta che sbucavano dall’angolo della rimessa. Le mie illusioni hanno quattro zampe forse, e si stanno incamminando, proprio come me, verso un riparo? Certamente è così, ci attendono luoghi magari più sicuri, e magari, solo da domani potremo osservare piccole orme dinnanzi al nostro cammino, mio e suo; come me si è sentito solo e perduto, abbagliato dalle luci di questo lungo inverno, che altro non ha da dirmi, se non parole, sussurrate e delicate, dal sapore di promesse vive e rassicuranti. Prende parola il vento, ed io mi lascio cullare dalle sue correnti d’aria, decise e risolutive: “Risvegliati, la strada è anche tua, le scelte, invece sono solo tue. Torna, anzi ritorna ad osservare con cura. Liberati e fallo presto, non potrebbe più esserci il tempo di lasciare impronte. Le tue impronte, possiedono un passo unicamente tuo, togli quei sassi dal tuo presente e caricali con forza su una nuvola pronta a sparire e a mescolarsi ad altre del tuo passato. Leggi e scrivi il presente, anzi rileggi e riscrivi su questa neve che non hai ancora mai sfiorato. Riordina la vita e gioca con un mazzo di carte nuove, lucide, senza lacrime opache, di cui sino ad ora sei stata sempre prigioniera”.

13 Risposte a “La voce del vento di Marina Atzori”

  1. a volte il disgelo arriva all’improvviso, sotto forma di pensieri erranti e meditabondi. Tuttavia, è proprio in quel turbinio di emozioni che si nasconde la speranza e la saggezza. Mi sono piaciute molto le metafore, brava. Voto.

  2. voto per questo testo
    testo fluido e molto coinvolgente, complimenti!

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