Il sogno in una conchiglia di Daniela Cavone

Il sogno in una conchiglia di Daniela Cavone

Genere: Poesia

Ho trovato in fondo al cassetto
una grossa conchiglia,
dono prezioso che le onde del mare
a me distesa sulla sabbia in dormiveglia,
m’hanno voluto lasciare.
D’istinto l’avevo raccolta
E forte in pugno stretta,
poi conservata e custodita,
talismano d’amore e coraggio fra le dita,
scrigno di sogni e pensieri leggeri
come impalpabili veli.
Un giorno m’ero svegliata
E di quella conchiglia mi ero ricordata,
così in fondo al cassetto avevo cercato,
fra tutto ciò che lì dentro v’era stipato.
Tra desideri, abbagli e miraggi,
aspirazioni, nostalgia e ricordi,
la conchiglia aveva diffuso tutt’intorno magia,
io la sentivo per davvero quella sinfonia.
Del passato il rifluire,
del futuro l’attesa,
la conchiglia giaceva
tra le mie mani come per incanto
mentre il cielo imperava, amaranto.
Rigirandola un pochino,
mi parlava il mare
e mille storie cominciava a raccontare.
E in ogni storia un messaggio in bottiglia,
di quelle che le onde impetuose trasportano lontano,
di quelle dal sol significato “T’amo”.
Anche io ne avevo affidato una al mare
ed esso m’aveva risposto con quella conchiglia,
ragion per cui non mi stancavo di ascoltare
il suono che al canto assomiglia
di una sirena dalla coda ondeggiante,
come il mio sogno segreto latente.
Quello in cui sei racchiuso tu,
che per me sei il sole ma anche di più.
E quale miglior momento per ricordarmi di te,
del nostro sentimento,
affidato alle correnti del mare,
non per nasconderlo,
ma perché il più lontano potesse arrivare,
infettando e contagiando anche la terra più lontana,
perché l’amore veleno non è,
perché l’amore è tutto quel che c’è.
E vedere il tuo viso in quella conchiglia,
sentir la tua voce provenire dal suo interno,
risveglia in me passioni assopite,
rismuove quel forte turbamento,
di quando quella sera sulla spiaggia m’hai lasciata, dicendo:
“Devo andare, t’amo, ma non posso restare”.
Così tra lacrime salate e granelli di sabbia,
mi ero distesa sulla riva fresca di stelle,
con una coperta d’acqua che mi accarezzava il corpo.
andava e veniva,
m’abbracciava e poi svaniva,
ed io mi lamentavo,
una tua carezza ancor sognavo.
Il cielo ed il mare,
poi l’infinito.
Di te nessuna traccia,
nel nulla ormai inghiottito.
M’addormentai sfinita,
con la ninna nanna silenziosa della luna,
senza più voglia alcuna
di vivere e sorridere, perché tu non c’eri più.
Dal mare una conchiglia,
a fare da scrigno,
per i tesori dei quell’ultima sera,
da raccogliere e custodire,
affinché nulla del nostro amore potesse morire.
Come a dire il mare: “Riponi tutto qui dentro,
potrai ritirarlo fuori ogni volta in cui vorrai,
il vostro amore non tramonterà mai.”.
Ed eccomi qui, con questo guscio,
a respirarti forte,
a sentirti vivo e chiaro.
L’ho tirato fuori dal cassetto, con un gran sospiro di sollievo.
Mi giro, ti vedo, tu sei di nuovo e ancora mio,
quella sera sulla spiaggia non fu un addio.
L’avevo sognato di perderti nel mare,
ma un tuo bacio mi fece sussultare.
Mi stringevi forte e mi dicevi: “T’amo”.
Ci prendemmo per mano e non ci lasciammo più andare.

13 Risposte a “Il sogno in una conchiglia di Daniela Cavone”

  1. Le conchiglie, basta poggiarci l’orecchio e si sente il rumore dei sogni, anche se io ci sento solo il rumore del mare. Per i ti amo devo andare dalla vecchia, e indietro di cinquant’anni. Comunque la poesia mi è piaciuta, la voto.

  2. Bell’idea, il sogno nella conchiglia fa un po’ genio nella lampada!:)

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