Qualcosa di rosa di Claudia Lo Blundo Giarletta

Qualcosa di rosa di Claudia Lo Blundo Giarletta

E’ finito tutto! Così!
Un semplice soffio é uscito dalle mie labbra, poi…più nulla! Si, il mio corpo ormai inerte non prova più alcuna sensazione.
Ma, allora, perché provo ancora dolore? Cos’é tutto questo che vedo?
E’ la mia vita: come in un film scorre dinanzi a me! C’è delirio attorno a me!
Aiuto!
Le mio braccia protese in avanti invocano aiuto come quando, bambina, cercavo mia madre: lei sola sapeva come liberarmi dal male, dalle angosce.
No! ora non voglio più soffrire, sono così stanca!
Ma, o gioia, io non soffro più…!
Dove mi trovo? Volteggio nell’aria, leggera: piccola fiammella luminosa, vado libera come una nuvola; salgo su verso il cielo immenso e trasparente. Sono una fiammella, libera, incorporea, leggera.
Oddio, vorrei piangere: ma no, ormai non è più il tempo delle lacrime, non potrei nemmeno piangere, anche se queste sarebbero lacrime di gioia, di commozione.
Sono libera!
Vi vedo laggiù, maschi, vi scruto nell’animo; siete tristi? Poverini, mi fate quasi pena!
Impotenti, osservate il mio corpo, non potrete farmi più nulla; ormai il cerchio della mia esistenza si è concluso, per me é finito tutto; eppure mi domando a cosa mi sia servito nascere, ora che il mio corpo ha perduto la vita!
La vita!
Ma io vivo anche adesso, immersa in questa tremolante scia luminosa: ecco, queste luci a fianco a me erano donne, anche loro, e adesso andiamo insieme, sospese in questa pace indefinibile dove l’azzurro del cielo si tinge di rosa, mentre, nel nostro andare, ci avviciniamo ai confini dell’universo.
Chissà dove andrò, cosa farò?
Non mi serve saperlo, adesso son qui in questa pace senza fine dove non c’è posto né per le domande né per i rimpianti perché i sentimenti non agitano più il mio cuore.
Cosa è ciò che provo, guardando voi laggiù?
Oh! E’ il ricordo ormai pacato di un dolore che ha cessato di esistere.
Forse questo è il primo gradino della mia liberazione: riesco a vedere il passato ed il futuro, ecco, è lì: mi avvicino ad una grande soglia oltre la quale vivrò ormai dimentica di tutto, raccolta nel grande abbraccio che il cosmo dà ai suoi figli che prima vivono sperduti nelle infinite galassie dell’universo: quella soglia mi accoglierà come in un grande utero cosmico.
La, oltre quella soglia, non vi sarà passato né futuro, ma solo un continuo presente. E voi non potrete raggiungermi oltre quella soglia, non potete venire nemmeno adesso: non potete più farmi paura. non potete più farmi del male!
Vorrei potervi fare: marameo; ma forse non è molto serio, non si addice a… ad una morta!
Ma dunque…? Si, e sono, finalmente, libera!
Libertà quante volte ti ho invocata, ti ho cercata; quante volte ti ho sognata per poter dimostrare agli altri che avevo vinto io, che ero la più forte: ma non ti ho mai saputo agguantare; ed ora, ecco, tu sei venuta a strapparmi dalle umiliazioni, dalle sofferenze; per raggiungerti bisognava uscire dal mondo nel quale mi trovavo. Non ero nulla laggiù; forse soltanto un corpo, alla mercé dì chi offriva di più, o un corpo utile soltanto se dava figli, maschi possibilmente; e le femmine?
Non mi parlate di giustizia, di umanità: non esistono; vale soltanto la legge del più forte ed il più forte, prima si diverte con il debole e dopo l’annienta.
Avete mai osservato un gatto quando rincorre un topo? Lo insegue, lo afferra, lo graffia, quindi, per un breve istante, gli fa vivere l’illusione di essere riuscito a sfuggire alle sue grinfie, alla sua bocca enorme e quando il topo è sul punto di emettere un flebile sospiro di sollievo, lui, il gatto, con un colpo energico gli toglie la vita.
Se qualcuno potesse udirmi forse obbietterebbe: non hai saputo giostrare la tua vita, avresti dovuto ribellarti se non ti stava bene. L’ho fatto, ma non è servito a nulla perché, in seguito, le nuove sofferenze hanno annichilito la mia volontà, i miei pensieri.
Ma allora, mi si potrebbe ribattere, avresti dovuto far finta di sottostare, di soggiacere; già, come una misera bestia da soma sulla quale ci si può divertire, sicuri che non si rivolterà contro: ho tentato anche questo, nella speranza di conquistare qualche mio carnefice, ma, dopo, provavo più pena per me, dopo mi sentivo più sporca.
Non so come abbia vissuto tutto questo; mi sembra come se conoscessi i dolori delle donne di tutto il mondo, di tutti i tempi, piagate nel corpo, piagate nello spirito in una continua ricerca del, proprio ruolo, della propria stima: comunque si voglia affrontare il discorso, la donna sta sempre sotto.
Ma allora a che serve vivere se poi tutto finisce inutilmente così?

* * * * *
Sono io quella bambina che corre su un viale alberato? Una voce, mio padre: “Non correre, puoi cadere, tu non sei, forte come tuo fratello, lui… è maschio!”Lui è maschio, lui è maschio..lui è…lui, lui!
Ma quando: io?
Avevo un tesoro, mi stato violato ed in seguito sono stata punita perché il tesoro non c’era più, ma é rimasto un luogo di delizie ed ognuno ha cercato di prendere il proprio momento di gioia lasciando me sempre più povera!
Quella? Sono sempre io? Io, bella, ricca, famosa, invidiata e poi la disperazione, i barbiturici, l’ospedale, le parole:”Aveva tutto dalla vita, soldi, uomini, cosa le mancava?”
So ben adesso cosa le mancava!
E sono ancora io affaticata dalle maternità, sempre disposta a dare, mentre il mio tempo trascorre inesorabilmente sui miei desideri sterili!
Però ho anche gioito; c’é stata vera gioia, vero amore, non soltanto dolore!
Voi, laggiù, non vi vedo quasi più, non vedo più il mio corpo, quel corpo che è stato soltanto una copertura materiale per contenere ”me”: lo comprendo soltanto adesso. Io non sono quel corpo, ma sono ‘questa’ che volteggia come una fiammella, questa che è libera, che non soffre anche se ricorda e certamente, come me ricorderanno anche queste altre luci chiuse come in un bozzolo e che mi accompagnano in questo viaggio; vorrei sapere se anche loro provano quel che provo io, ma ormai non servirebbe a nulla!
Oh, invece, poter dire alle altre donne, sulla terra:
“Siate più forti, più tenaci, più resistenti al dolore ed in grado di cogliere l’unica gioia che la vita può offrire: la libertà! La libertà interiore che nessuno può togliere, sarà il mezzo per poter acquistare la stima il rispetto verso se stesse prima di pretenderlo dagli altri!
Peccato aver compreso ciò soltanto adesso; ormai é tardi e per poterlo dire alle altre donne sulla terra dovrei tornare indietro, riprendere un corpo, affrontare un’altra vita: tornare bambina, poi donna; ma sarei una tabula rasa sulla quale incidere una nuova esistenza, non potrei insegnare nulla di quel che ho compreso adesso.
O forse no! Forse sono già tornata altre volte sulla terra, in altre vite e chissà, forse ho portato in me la voce delle mie vite precedenti: ecco perché non volevo piegarmi, ecco perché non volevo cedere alle frustrazioni, ecco perché ho trovato il coraggio per chiedere ed ottenere!
No! E’ inutile, questo é soltanto un vaneggiamento, ormai, veramente, sta per finire tutto!
Mi avvicino sempre più all’imboccatura di questo magnifico rosa, anche se volessi non potrei fare più nulla per tornare indietro: il grande utero cosmico mi attende!
C’era…un utero…sulla terra..cosa…era…?
Ah! So che tornerò, so che sono già tornata altre volte sulla terra: tornerò in un piccolo, caldo, utero materno; e allora vivrò di nuovo ma non più schiava, non più triste perché farò si che la mia vita sia fatta anche di gioia; dovrò ricordare che il cerchio della vita non si chiude, inutilmente, tra la nascita e la morte del mio corpo, ma prosegue come piccola fiammella libera, nel suo ritorno nell’immenso sereno utero cosmico!

23 Risposte a “Qualcosa di rosa di Claudia Lo Blundo Giarletta”

  1. Le votazioni si sono chiuse domenica, 23 novembre, alle ore 23.59

  2. Brava!!! Emozionante il tuo racconto con molte opportunità di riflessione.
    Io spero, una volta trasformata in fiammella, di non avere più remore nè tristi ricordi….vorrei essere solo pronta ad affrontare con gioia la nuova situazione…..

  3. Brava!!! Emozionante il tuo racconto con molte opportunità di riflessione.
    Io spero, una volta trasformata in fiammella,di non avere più remore nè tristi ricordi….vorrei solo essere pronta ad affrontare con gioia la nuova situazione…..

  4. Voto per questo testo. Riscatto di una donna che ha sofferto?????

  5. Voto questo testo
    Bellissimo, mi ha emozionato, coinvolto e fatto riflettere, insomma, mi ha smosso qualcosa dentro e lascerà una traccia, sottile e argentea come una lacrima

    1. tristezza profonda di donna per essere stata donna, voglia di riscatto. di libertà, certezza alla fine di essere vera donna.

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