Non mi piace Halloween di Mara Cristina Dall’Asén

Non mi piace Halloween di Mara Cristina Dall’Asén

Non mi è mai piaciuto Halloween, ma figurati se vado in giro vestita da zombie o con un lenzuolo in testa! E poi non è che gli inglesi festeggiano San Michele perché è il patrono della mia città. Allora io non festeggio Halloween, questa sera me ne vado a pattinare sul ghiaccio, adoro pattinare. Inoltre ci sarà meno gente e potrò volteggiare quanto mi pare. Sto aspettando che arrivi Anna, la mia migliore amica, così saremo almeno in due a far la figura delle sfigate che non sanno divertirsi.

Prendo il borsone con i pattini e volo fuori dalla porta, giusto il tempo di urlare a mia madre un – ciao ci vediamo più tardi -.
Appena arrivate ci siamo infilate i pattini e abbiamo cominciato a girare, un po’ di riscaldamento ci vuole; poi ho visto Anna iniziare con i suoi salti, lei è molto brava nel pattinaggio artistico. Doppio salto, doppio toe-loop e io a rosicare, accidenti, li sapevo fare anch’io prima di rompermi il menisco. Così, andando contro ogni buonsenso ci provo, salto… doppio salto. Prendo fiato e provo il toe-loop, andato. Doppio toe-loop… e un cretino, l’unico presente sul ghiaccio, da dietro si appende su di me per non cadere.
Risultato: cadiamo in due.
Sento il ghiaccio vicino, troppo vicino, la mia testa va a sbattere contro la balaustra. Mi si annebbia la mente mentre tutto si fa buio. Oddio che paura, ma era solo un attimo, la luce è tornata.
Provo a rialzarmi, ma non sento la mano destra, la guardo e con orrore vedo il sangue gelato attaccato al moncone, non ho più le dita, solo il pollice! I pattini di quell’imbecille mi hanno tagliato le dita!
Lancio un urlo disumano, ma nessuno mi guarda, solo… quattro piccole cose sparse sul ghiaccio fanno caso a me. Sono le mie dita!
Le chiamo come una forsennata: “Venite subito qui, dobbiamo andare in ospedale, devono riattaccarvi.”
Le dita mi guardano a distanza di sicurezza e poi il medio, ovviamente il più sfrontato, mi dice: “E perché dovremmo, ci fai sempre stare al gelo con la tua mania di non portare i guanti e poi io con quel prepotente che ti è rimasto sulla mano non ci torno. Lui crede di essere indispensabile, il più importante di tutti… vediamo cosa fa adesso senza di noi.”
Resto allibita, questo è un incubo, le dita mi parlano.
Provo a impietosire il più piccolo: “Mignolo almeno tu ascoltami, cosa faccio senza di voi, sono ancora giovane e siete della mano destra.”
Il mignolo risponde: “Imparerai a far le cose con la sinistra, ci sono migliaia di persone che lo fanno. E poi così non mi romperai più le scatole che mi si rompe sempre l’unghia, e non mi sentirò più dire che sono storto.
” Non è possibile, se non ce l’ho fatta con lui è finita, ho voglia di piangere. Mi rivolgo agli altri due e imploro.
“Vi prego, giuro che non mi lamenterò mai più con voi, metterò sempre i guanti, e ho bisogno di voi… stiamo insieme da una vita! – la mia voce si alza di tono e diventa stridula – Non potete lasciarmi così!”
Indice che aveva osservato la scena da lontano si avvicina e mi parla, senza raggiungermi però… maledetto anche lui.
“Dovresti averlo capito che noi col Pocile non torniamo.”
Non capisco più niente e vorrei pestare i piedi per terra, ah dimenticavo, sono già a terra.
“Con chi??? Chi è il Pocile?”
Interviene Anulare e indica il mio pollice, sgrano gli occhi… non posso competere con loro, non ho argomenti.
Sento Mignolo che riprende a parlare: “ anch’io ho un nomignolo, sono Millolo, e indice è Pincice, gli altri due non hanno mai voluto collaborare, dicono che sono troppo grandi per queste cose. Comunque, sino a quando Pocile non ci chiede scusa e ammette che senza di noi non può fare niente, escluso “mi piace”, noi non torniamo.”
Mi volto a guardare il Pollice, ma lui sdegnosamente si gira dall’altra parte.
Sono rossa dalla rabbia e comincio a urlare: “Brutto deficiente lo vuoi capire che è tutta colpa tua? Prepotente e insulso, non lo capisci che la mano funziona bene solo se ci siete tutti? Da solo non vali un piffero tanto quanto loro, anzi, col medio posso sempre mandarti a fan….”
Sto ancora sbraitando cose senza senso, le dita sono incollate sul ghiaccio e la luce si spegne un’altra volta.

Sento un campanello suonare insistentemente e vedo mia madre andare ad aprire.
“Dolcetto o scherzetto?” Tre bambinelli vestiti da mostri sbirciano dalla porta aperta.
Mi metto seduta e mi guardo le mani, soprattutto la mano destra. Non parlano, sono attaccate. Fisso il mignolo, l’unghia si è rotta, porca pa…, non importa e poi non è neanche così storto.
Mi guardo intorno per capire… invece di andare al palazzetto del ghiaccio mi sono addormentata sul divano, che idiota che sono, era solo un sogno.

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