Infiniti occhi di Gabriele Palumbo

Infiniti occhi di Gabriele Palumbo

Se ogni possibile scelta fa nascere una realtà diversa, forse in uno di questi infiniti universi siamo riusciti ad incontrarci.
Chissà se esiste una porta per quel mondo, una strada nel vuoto, un vortice che ci possa trasportare da una realtà all’altra finché non si trova quella in cui i nostri occhi si guardano ogni giorno.
Ma se anche riuscissi a raggiungerlo, questo mondo fatto di lucciole, cascate e scogliere, o quell’altro fatto di vetro, targhe e scale mobili non sarei sempre un intruso? Sarei il dispari di me stesso… e creerei ancora altri mondi ad ogni passo verso di te e poi tornerei indietro.
Ecco come sarebbe stato. Mi rituffo nel vortice, riapro la porta, ripercorro la strada. Sarebbe stato così.
Ma non c’è una soglia da percorrere, è bello immaginarlo, se si riesce. Una soglia da attraversare, un muro invisibile da buttare giù per ritrovarsi davanti se stessi, come in uno specchio col senso del tatto.
Sul letto, sull’erba, sulla sabbia ci sei tu. E non alzare lo sguardo, penseresti di aver bevuto così tanto da vedere doppio.
Ora mi sveglio così non c’è pericolo.
Ma non c’è una soglia da percorrere, è bello immaginarlo, se si riesce.
Ora dormo. Forse ci riesco ancora, forse, almeno così,
a ritrovare quegli occhi tra infinite possibilità.

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