Una seconda opportunità di Giovanna Armenio

Una seconda opportunità di Giovanna Armenio

Genere: Paranormale/Realismo magico

Era il primo giorno di primavera. Fin dal primo mattino, infinitesimali palline di polline gialle e marroni sembravano ondeggiare nelle narici di Isa, provocandole ripetuti starnuti e lacrimazione agli occhi. Era la sua allergia che, da qualche anno, arrivava puntuale a fornirle una scusa plausibile nel momento del bisogno.“Che fai piangi?”
“Macché, è l’allergia.”
Decise di portarsi il cattivo umore in macchina e di andare al mare. L’aria profumata di salsedine riusciva a placare i capricci dei suoi canali linfatici. Posteggiò la vecchia panda bianca, un tempo del padre, davanti l’inferriata arrugginita e, scavalcandola, raggiunse gli scogli. Il posto, per lei, non era sconosciuto: vi si recava fin da bambina a vedere il tramonto o, come ultimamente capitava, a soffocare, tra le onde, la sua incommensurabile tristezza.
“Chi ci ha catapultati in questo mondo?” si domandava Isa “Per giunta senza chiederci il permesso.” Urla confuse venute dal nulla la costrinsero a voltarsi. Sagome scure, appena visibili alla luce dei lampioni, camminavano e si muovevano frenetiche verso di lei. I loro strani movimenti la terrorizzarono. Potevano essere zingari, alcolizzati, tagliaborse. O forse tutti e tre.
“Meglio scappare.” pensò. Si mosse in fretta, perse l’equilibrio e si ritrovò in acqua. Acqua fredda e gelida come poteva esserlo in pieno inverno. Iniziò a nuotare in modo confuso. Le braccia erano aperte, e si muovevano dall’alto verso il basso per cercare di mantenerla a galla. Le gambe completamente immobili. Cercava di inspirare quanta più aria possibile in superficie per trattenerla dopo, quando la testa scendeva sotto il livello dell’acqua. La respirazione diveniva sempre più difficile e ardua e le forze, usate totalmente alla ricerca di ossigeno, non le consentirono di chiedere aiuto. Si abbandonò alla corrente immaginando la morte come la complice che avrebbe messo fine a tutti i sui dolori, e con lo sguardo puntato in direzione delle stelle, cominciò a scendere verso il fondo. Stava andando sempre di più nella profondità di un mare ondoso quando, d’improvviso, sentì un rumore assordante. Non era musica, ma un suono molesto. Una specie di boato techno a tutto volume. Le bolle d’aria che uscivano dalla sua bocca non erano più incolore. Presero sfumature dell’arancione e del giallo, del rosso e dell’indaco e, diventando sempre più grandi, iniziarono a fluttuare di malagrazia nell’acqua, fino a scoppiare. Di colpo non sentì più alcun rumore e, nonostante vedesse il suo corpo affondare e i lunghi capelli ramati seguire dolcemente il flusso dell’acqua, la paura che prima la invadeva, ora era completamente scomparsa. Attraversò, in un baleno, il tunnel buio che le si era presentato innanzi, poi fu circondata da una luce abbagliante. Non era sgradita alla vista, anzi era calda, stimolante, viva. Nel guardarla, Isa, provò una sensazione di pace e serenità.
“Benvenuta, signorina. L’aspettavamo.” disse una bellezza giovanile, vestita di bianco. Il suo viso celestiale era contornato da riccioli d’oro. Era un angelo?
“Aiuto!” gridò Isabel, e svenne.
Isa si svegliò su un lettino foderato da un lenzuolo di seta bianco, in una stanza ampia, luminosa e profumata. Accanto a lei un uomo alto e dai capelli bianchi e ondulati, con addosso una tunica senza orlo, la guardava intenerito.
“Alzati, Isa. Ti mostro una cosa.” disse l’uomo con voce corposa.
Di sorpresa la stanza diventò come un grande cinema. Isa si vedeva scorrere davanti la sua vita, come una telespettatrice. Le immagini erano nitide, perfette. Riusciva a scorgerne ogni piccolo particolare: i suoni, gli odori, le sensazioni. Di colpo abbassò lo sguardo. Gli occhi erano pieni di lacrime. Nel cuore tanta angoscia.
L’uomo, che conosceva ogni suo pensiero, anche quello più nascosto, mettendole un braccio attorno alle spalle disse: “Non temere, puoi ancora diventare la persona che hai sempre voluto essere…”
Qual era l’immagine di sé che Isa aveva sempre desiderato? Con sgomento si accorse di cercare la felicità nelle cose futili, che più di ogni altra cosa sono destinate a finire, e non nelle cose semplici, più autentiche e genuine, che invece sono capaci di regalare attimi di vera gioia infinita.
“Voglio andarmene da qui!” disse, stringendo i pugni. In quell’istante somigliava molto ad un bambino irragionevole.
“Credi veramente che non puoi più far nulla per cambiare la tua vita?” Lo sguardo dolce e compassionevole dell’uomo era sparito, lasciando posto ad un’espressione seria e delusa. ”Desidera fortemente il tuo traguardo, Isabel, e non perderlo mai di vista. Sarà il motore della tua vita. Il punto di riferimento che cerchi.”
Mai nessuno l’aveva incoraggiata in quel modo anzi, a dire il vero, mai nessuno l’aveva incoraggiata e basta. L’uomo dai capelli bianchi si dileguò dietro una nuvola di vapore olezzante, portando con sé tutta la brillantezza della luce che, fino a quel momento, aveva inondato la stanza. Isa pianse lacrime tristi in quel posto divenuto grigio e buio.
“Tutti abbiamo del buono e del marcio, sta a noi scegliere cosa far prevalere nella nostra vita.”
Un uomo giovane dai capelli corvini le si era avvicinato.
“Mi presento, sono Norman Roberts.” disse porgendole la mano.
“Anche tu sei morto?” chiese Isa tirando su col naso e ricambiando la cortesia.
“Ero un morto dentro.” rispose Norman, sistemandosi con l’indice gli occhiali da sole sul naso. Occhiali grandi e scuri che cercavano di coprire occhi brutali di chi ha amato tanto, sopra ogni cosa.
Nella stanza entrarono altre persone. Indossavano tuniche di seta dai colori tenui, dalle quali fuoriuscivano intensi raggi di luce. I visi erano distesi e lo sguardo pregno d’amore. Forse erano anime oppure angeli, ma non avevano le ali come li aveva sempre immaginati Isa, gli angeli.
Fra tutte, distinse nonna Margherita. Se la ricordava vecchia e gonfia, a causa delle medicine che assumeva. Ora, invece, aveva un aspetto splendido, raggiante, proprio come quando andavano in gita in campagna munite di cestini con crostate alla frutta e frittelle di riso.
“Io sto bene qui.” disse la nonna guardandola da lontano. Non usava la voce, ma gli occhi. Era una comunicazione telepatica. Per una divina alchimia, Isa, comprendeva le sue parole. “Non piangete per me” continuò “né per quelli che se ne sono andati dal mondo terreno. Tra questo mondo e il vostro, c’è una continuità che non si spezza. Quindi non siate adirati con Dio, piuttosto apprezzate quel che avete e ringraziatelo sempre.”
“Ringraziare Dio? A volte è così difficile potergli rendere grazie.” replicò Isa.
“Ringraziamolo per ogni cosa.” intervenne Norman. “Tutto ci è stato donato: la vita, il respiro, ogni singolo battito. Il prossimo. Ringraziamolo per il semplice fatto che ci svegliamo la mattina. Dobbiamo convincerci che nulla ci è dovuto, e che anche Dio ha sete del nostro amore. Ringraziamolo anche per le nostre fragilità, per le emozioni più dolorose e i sentimenti più irritanti. Dove noi vediamo solo sofferenza, Dio vede nuove opportunità .”
La stanza s’inondò nuovamente di luce cristallina accecante. L’uomo vestito di bianco era rientrato, mentre tutte le altre persone come per magia erano sparite, compreso Norman.
“Nonostante le cicatrici che vi segneranno per tutta la vita” disse amorevolmente l’uomo ”io vi chiedo di affidare la vostra vita in me. Anche se le situazioni possono apparire senza controllo, non è così. Quando tutto può crollare io posso sostenervi. Vi amo di amore eterno e per questo conservo ancora pietà di voi. Se voi avrete fiducia in me, secondo la mia volontà, io vi ascolterò, perché i miei occhi sono sopra i giusti e le mie orecchie attente alle vostre preghiere. Non è mai troppo corta la mia mano da non poter salvare, né il mio orecchio tanto duro da non poter udire.”
“Ora vai.” continuò “Corri incontro alla vita che ti aspetta. Sperimenta la felicità, perché tu sei il risultato dei tuoi gesti d’amore. Solo l’amore può tutto, può perfino cambiare il destino dell’uomo. ”
Era già l’alba quando Isa riconobbe l’odore del mare. Aprì gli occhi e si ritrovò distesa sulla spiaggia. Aveva addosso i vestiti bagnati, ma non sentiva freddo. Strane vibrazioni le percorrevano tutto il corpo. Accanto a lei, il giovane subacqueo dal fisico asciutto e scolpito che l’aveva tolta dall’acqua e le aveva salvato la vita.
“Credo di essere stata in Paradiso.” disse Isa accennando un sorriso.
“E com’era, bello?” rispose il giovane, incredulo.
“Mi hanno fatto rivedere la mia vita.”
“Ora cerca di non pensarci.” rispose, aiutandola ad alzarsi.
“Oggi ho aperto le braccia ad una nuova vita, come se fossi nata da poco. Amerò più di quanto non abbia fatto in passato, perché solo l’amore può tutto, può perfino cambiare il destino dell’uomo. Ogni giorno sarà un grazie in più per chi, dall’alto, mi ha concesso una seconda opportunità…”
S’incamminarono verso l’inferriata arrugginita, l’uno di fianco all’altra, con le ombre che lentamente si allungavano verso ovest.

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