Oltre l’orizzonte di Anna Maria Palazzi

Oltre l’orizzonte

Genere: Realismo/Drammatico

E’ una bellissima sensazione lasciarsi cullare, trasportare, mi sento rigenerata. Il mare è calmo , il sole sta pian piano sfiorando la linea dell’orizzonte, ed io mi sento un tutt’uno con ciò che mi circonda, chiudo gli occhi, quasi in uno stato di estasi.
Ad un tratto sento sghignazzare, sempre più forte, che fastidio, mi agito, cerco di rimanere a galla, accidenti, un pedalò si sta avvicinando, mi raggiunge e se ne va, manco mi ha visto. Silvana e Luca, la loro luna di miele, , ma dietro che ci fa Simona a farsi stuzzicare vogliosamente da… mi è sembrato Marco, un mio ex compagno di Liceo.
Infastidita raggiungo la riva, un brivido di freddo mi percorre lungo la schiena e saltello, come una pazza, sulla sabbia ancora calda.
I capelli bagnati, il tepore dell’asciugamano a contatto con la pelle, cerco di recuperare il mio stato di grazia raggiungendo velocemente gli scogli e, seduta, osservo la palla di fuoco che, ormai, sta scomparendo dietro al mare. Chissà cosa ci sarà laggiù, oltre l’orizzonte?
E’ il crepuscolo, intercalato da bagliori di luce, incuriosita mi volto e, in lontananza, vicino alla pineta, una figura sta ravvivando un falò che si sta spegnendo, allora corro, i capelli ancora inumiditi, attratta da questo calore.
Mi avvicino, le fiamme gli illuminano il volto, è mio padre, sembra invecchiato, mi indica di stare lontano e, con una verga, cerca di alimentare questo grande falò, riunendo i vari ceppi di legno che si stanno sfaldando.

Sono sempre in spiaggia, c’è molta gente, forse c’è una festa, un ritrovo. Si beve, si ride, si scherza.
Si avvicina Diego, il più viscido della classe, ha lo sguardo perso, continua ad urlare, a recitare frasi sconclusionate, è ubriaco, mi dà noia, mi ritraggo. In lontananza lo osservo intimorita, ha una maglietta lisa e sporca, dei pantaloncini di tela sgualciti e consumati, tiene una bottiglia di vino in mano, protagonista del teatrino dell’illusione si agita, fa proclami, la gente crea spazio attorno a lui.
Mi allontano, che ribrezzo, e lui sembra aver capito, non vuole rimanere solo, barcollando mi si avvicina, le sue urla come tentacoli mi inglobano nella sua realtà ormai per me così lontana. Mi dimeno, tentativi inutili per recuperare ciò che sto perdendo o che ho già perso. Dio mio, cosa ho fatto di male?
Vorrei prenderlo a sberle, a pugni, lo vorrei ammazzare, mi sento impotente.
Lui è sempre lì, colpito nel suo onore, annullato dalla mia indifferenza, i suoi occhi, il suo volto esprimono una tale carica di odio e io ho paura.
Un violento ceffone mi stramazza a terra, sento un dolore lancinante alla testa, il viso che mi brucia, tento di rialzarmi, gli occhi offuscati dalla sabbia, la testa è pesante, una spalla mi duole.
“Bastardo!” gli urlo con tutta me stessa.
La sua ferocia si scaglia violentemente su di me, un’ odore nauseabondo di fumo, di alcol, di stantio. E’ in ginocchio sopra la sua preda, le gambe allargate e, come un gladiatore in segno di trionfo, con un braccio sventola il drappo che fino allora mi ricopriva, e con l’altro mi scosta brutalmente la mano con la quale cercavo di difendermi coprendomi il volto.
Poi le forze mi vengono a mancare, ho dei ricordi vaghi, la mente si offusca.
C’è una lotta, una violenta colluttazione, sento dei colpi, delle urla, intravedo del sangue.
Il silenzio.
Riapro a fatica gli occhi, cerco di recuperare ciò che è rimasto della mia veste, mi copro, mi rialzo.
La festa è finita, il teatrino è terminato, la platea è scomparsa. Diego è stramazzato a terra, privo di sensi.
Ho una nausea pazzesca.
Intravedo un’altra persona poco lontano da lui, è Andrea, lo sguardo abbassato, la sua ciocca castana nasconde un’espressione sofferente.
E’ seduto sulla sabbia, la camicia sbottonata, le maniche risvoltate, si toglie dal taschino una cartina e, lentamente, si rolla una sigaretta.
“Dove sei stata?” mi dice senza guardarmi.
“Io?” sono sola con lui.
“Perchè ti sei fatta così a lungo aspettare?”
“Ma… io… ” e mi guardo attorno, confusa, ho dentro una tale angoscia.
“Tutto questo non sarebbe successo”.
Si accende la sigaretta, inspira una lunga boccata d’aria buttando a terra il fiammifero, espirando alza lo sguardo e, scostandosi i capelli, mi guarda.
Per la prima volta anch’io lo guardo, è bellissimo, ma, dietro l’azzurro dei suoi occhi, leggo una tale amarezza, allora inizio a singhiozzare, un pianto liberatorio, solo ora capisco ciò che lui rappresenta per me.
Abbassa nuovamente lo sguardo, è teso.
“Perdonami Andrea, io… ”
Si avvicina, mi prende la mano, io sento tutta la sua forza, un calore che mi avvolge.
Allora abbandono tutto ciò che sono stata fino a quel momento e mi lascio condurre.
Di soprassalto mi desto madida di sudore, ho un respiro affannoso, gli occhi ancora bagnati, non voglio svegliarmi. Lui è li in parte a me e russa, come un maiale.
Mi trascino verso il bagno, raggiugo il lavandino e vomito. Non vorrei ma mi specchio, chi sono, dove sono?
Una convivenza trascinata nell’inganno, nella violenza, nel silenzio, ma da chi volevo scappare e perché ?
Troppi pensieri mai affrontati, e, una lunga strada da percorrere.
Il borsone è ancora sotto il letto, poche cose, quelle essenziali, sbattute dentro, e lui che continua a ronfare.
Figlio di puttana, ha spazzato via tutti i miei sogni.
Mi sento sporca, vorrei farmi una doccia ma non c’è più tempo.
“Dove sei? portami il caffè, ho la testa che mi scoppia”.
“Si, un attimo Diego ed è pronto!”
Lascio la moka sul gas, me ne vado sbattendo la porta,
mi metto a correre e, stavolta, senza voltarmi indietro.

Si ora l’ho visto e forse farò ancora a tempo anch’io
a raggiungere quell’orizzonte.

27 Risposte a “Oltre l’orizzonte di Anna Maria Palazzi”

  1. Un incubo esorcizzante… piaciuto. Voto questo testo.

  2. Voto questo testo perchè da donna lo sento profondamente mio, brava Anna Maria!

  3. voto questo testo
    è molto ben scritto e sentito, bello fosse stato un po’ più allegro, l’avrei votato due volte.

  4. voto questo racconto…. perchè racconta il dolore di una violenza subita… ma guardando l orizzonte avrà la forza di ricominciare

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