Come d’ovatta di Anita Rudcliff

Come d’ovatta

Genere: Realismo/Drammatico

La guancia faceva ancora male. Sentivo il calore che irradiava la mia pelle , il segno ancora impresso dalla mano che mi aveva colpita. Ripetutamente. Su tutto il corpo. E lui accanto a me , nel letto , che dormiva , ebbro di quella violenza che mi aveva donato con gratuito slancio proprio un’ora prima. Io giacevo al suo fianco, il freddo che mi consumava le membra nonostante le coperte che avevo addosso, e il cuore che andava a intermittenza, a seconda che il respiro di lui fosse silenzioso, o agitato.Tra le mani stringevo la mia salvezza, un flacone blu col tappo bianco , me l’aveva dato il dottore per curare quelle strane anse che ultimamente non mi davano tregua .Non è colpa sua , diceva , pretendi troppo da lui, gli stai troppo addosso, è normale che reagisca così , se tu lo istighi. Nell’oscurità cupa della camera pensavo. E la mia mente vagava . Ovatta. ecco quello che sentivo intorno a me. Morbida ovatta che mi richiudeva come un bozzolo in una dimensione protetta , lontana da quelle mani, al riparo da quella voce che ancora mi urlava nelle orecchie. Puttana. Chiusi gli occhi , e quando li riaprì lui era andato via . Dove ? Avevo imparato a non chiedere , a non pretendere , a non contraddire .Mi alzai senza fare rumore , andai verso il bagno e nuda mi infilai dentro il box doccia. L’acqua cominciò a scorrere e a bagnare il mio corpo ,a lavare via i miei peccati , le mie colpe. A dar sollievo ai miei lividi . Quali colpe di preciso non saprei dirlo, il mio sentirmi perennemente in difetto ormai fa parte di me , pensavo,e forse questo mio stato mentale è il più grande peccato che commetto contro me stessa. Mi avvolsi nell’asciugamano, lentamente , e mi avviai verso la cucina .Lì lo vidi. Non era andato via. Stava di spalle di fronte a me , avvolto in un fascio di luce lunare che penetrava di nascosto dalla finestra , e faceva apparire la sua ombra più possente di quello che già fosse. Lui però non mi notò minimamente , e rimase a contemplare la notte , fumando una sigaretta. Ampie volute di fumo impregnavano la stanza di un odore acre e nauseabondo. L’odore della morte , che mi fece desiderare di trovarmi lontano da quella prigione che avevo scelto consenziente quando avevo detto sì sull’altare. Quel sì per il quale avevo dato via tutta la mia vita, nella vana speranza di inseguire un sogno che infine si era rivelato un incubo. Un incubo segreto, che non si può rivelare, da celare tra quattro mura e sotto spessi strati di correttore .Fu in quel preciso istante, quando presi realmente coscienza di quello che era il mio destino , che sentì il mio corpo farsi etereo, e fluttuare nell’ aria. La guancia era ancora tumefatta , ma non faceva più male, mi sentivo avvolta da un caldo umido , un tepore che mi scendeva tra le gambe e risaliva e si insinuava all’interno del mio corpo fino a scaldare gli anfratti più reconditi della mia carne. Mi allontanai in fretta da quella presenza e da quell’ olezzo di morte , e più mi allontanavo da lui, più la paura spariva e faceva posto allo sgomento , dettato da quella libertà che avevo appena conquistato. Dall’alto , dal punto dove mi trovavo, potevo scorgere tutta la vallata .Un paese piccolo , poche anime racchiuse tra case , cortili e pettegolezzi . Potevo volare fino a raggiungerle a una a una, quei corpi sfatti che dormivano nei loro letti , in attesa che si levasse un nuovo giorno per sputare ancora veleno .Quelle anime frustrate , bisognose di far del male agli altri per non sentire l angoscia che premeva loro in petto . Una sensazione strana mi avvolse, un sentimento che mi stupì e mi fece barcollare .Mi sentivo forte , immensa di fronte a quella gente così volubile , in quel preciso istante. Nel sonno siamo tutti così fragili, così indifesi .Pensai a quello che avrei potuto far loro , mi spinsi oltre fino a immaginare i particolari più truculenti. Riscoprì in me una vena sadica che fino ad allora non avevo mai contemplato , occupata com ‘ero a fare la vittima e piangermi addosso. Questa nuova sensazione mi colmava e spaventava allo stesso tempo. Mi destabilizzava. Vacillai ancora, fino a perdere l’equilibrio,e precipitai in mare. Ma non avevo paura né di affogare, né di morire assiderata. Quel fluido denso mi aveva accolta , preservata . Nuotavo in un acqua scura , ma non avevo timore perché sapevo che lì nessuno avrebbe potuto trovarmi .Credetti di essere felice. Non potevo essere più felice. Nessuno sarebbe mai venuto a cercarmi in fondo al mare .Ero salva .

Uno strattone , poi un altro, e un altro ancora. Mi sento il respiro mancare. Affogo. Mi inabisso, sotto un peso che mi trascina vorticosamente verso il basso. Affanno. Apro gli occhi. Lui mi ha trovata .Sono stesa sul letto, raggomitolata in posizione fetale. Vedo la sua bocca che si storce in smorfie e sbraita, ma non sento quello che mi sta urlando. Non sento che mi insulta, brutta cagna, ti sei pisciata addosso ,non capisco quella sensazione umida che adesso mi fa sentire bagnata, fredda e appiccicosa . Mi fanno male gli occhi, la luce mi ferisce .Voglio tornare a immergermi in quel mare denso . Come ha fatto lui a trovarmi?mi chiedo. Mi sento mancare le forze, tutto ridiventa buio, l oblio torna ad avvolgermi. Dalla mia mano cade un flacone .Vuoto .Lui lo raccoglie, si rende conto. Il terrore lo assale, ecco, vedi cosa si prova ad avere paura?vorrei dirgli. Ma sono già precipitata nuovamente nell ‘oblio. Lui ricomincia a scuotermi, si strappa i capelli, urla cosa ho fatto ,cosa ho fatto, ma ormai non posso più vedere né sentire . Sono tornata nel limbo , gravito in un liquido uterino , protetta , libera . Una lacrima mi scorre giù, per quella guancia che non proverà più dolore. Finalmente felice, muoio di gioia.

52 Risposte a “Come d’ovatta di Anita Rudcliff”

  1. Bello davvero questo racconto, merita il mio voto. Meriterebbe quello di ogni donna!

  2. Solo una donna poteva scrivere con tanta delicatezza di un tema così difficile, voto x questo racconto

  3. Molto bello, soprattutto con uno stile sciolto e lucido. Lo voto.

  4. Ringrazio tutti di cuore per aver votato e commentato il mio testo.Purtroppo la violenza sulle donne è un tema attualissimo che tocca tutti da vicino . Questo è il mio modo per ricordare tutte coloro che portano questa croce , per le quali la fine dell agonia è realmente rappresentata dalla morte, per mano dell aguzzino o per mano loro .Stare con l’orco non è una scelta , perché la violenza peggiore non è tanto quella fisica , quanto quella psicologica, che annulla la vittima e la rende incapace di scegliere . Un abbraccio virtuale a tutti voi .

  5. La morte come liberazione dal dolore, ma anche come rinascita. Voto questo testo.

  6. Angosciante. Purtroppo terribilmente attuale. Bravissima.

  7. Pennellate crude e intense, un terribile epilogo che lascia un dolore sordo… Maena, sei grande!
    Voto per questo testo

  8. quanta tristezza in questa morte di gioia
    VOTO PER QUESTO TESTO

  9. Brava bravissima un senso di brivido in me mi ha pervaso, le tue parole affondano una lama di coltello nel mio e nostro cuore. ancora brava.

I commenti sono chiusi.