Tratto da “Il peccato di Rennahel” di Irma Panova Maino

Tratto da “Il peccato di Rennahel” di Irma Panova Maino

Genere: Fantasy/Realismo/Psicologico

Entrò nella camera e lasciò vagare le dita sul copriletto in seta, lo stesso che era stato steso sul letto di Ren, quando era andata a svegliarlo in preda alla fame. E, sotto di esso, le stesse lenzuola, ovviamente lavate e stirate, che erano state usate per lei, lo stesso candore ricamato tono su tono che l’aveva avvolta quando aveva vagato in giro per casa, sperando di trovarlo.
Si sedette sul bordo del letto e rimase a guardare la stanza, incapace di capire cosa esattamente provasse in quel momento.
Sollievo? Rimpianto? Rabbia?
Non riusciva a identificare l’esatto sentimento che le provocava quel tumulto interiore, ma rendersi conto che Ren aveva cercato di sentirla più vicina, trasferendosi nell’unico posto della casa in cui lei aveva lasciato un’impronta personale, faceva rinascere in lei un sentimento che aveva tentato di soffocare in ogni modo.
Faceva avvampare quella fiammella che era stata messa sotto stretto controllo dal proprio inconscio per non cedere a quel germoglio di sentimento alieno. E, proprio perché era Ren, perché era lui con tutte le sue fisime e i suoi stralci educazionali che la situazione pareva ancora più assurda.
Forse, se fosse stato un altro, quel tentativo di riavvicinamento non sarebbe apparso così strabiliante, così rilevatore, probabilmente avrebbe avuto altre spiegazioni logiche o semplicemente avrebbe dato l’idea di una infatuazione momentanea.
Ma non Rennahel.
Siria non riusciva ad immaginarselo nei panni dell’impulsivo, dell’uomo avvezzo a seguire quasi esclusivamente dei fattori istintivi, anche considerando quel colpo di testa che lo aveva portato a soccorrerla e a portarsela a casa. Ren era molto più freddo e calcolatore di così.
Tuttavia, volgendosi ancora a guardare il copriletto, non poté fare a meno di ammettere che, con lei, Ren aveva lasciato trapelare quegli aspetti reconditi del proprio carattere che sapeva nascondere così bene.
Poteva definirlo amore? Forse no. Forse non era il temine esatto.
Tuttavia, lei quella notte lo aveva amato, per quei pochi attimi in cui si era lasciata andare a lui, lo aveva amato. Con tutto quello che aveva da dargli. Con tutte le lacrime che aveva versato dopo. Lo aveva amato nell’unico modo possibile, sapendo che non sarebbe esistito nessun futuro, nessuna possibilità, nessuna contrapposizione di affetti.
Ed era ancora seduta su quel letto quando lo sentì rientrare.

 

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3 Risposte a “Tratto da “Il peccato di Rennahel” di Irma Panova Maino”

  1. Peccato non sia votabile. Ma vorrei acquistare il libro per leggerlo!

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