Sono un vampiro di Giuliana Guzzon

Sono un vampiro di Giuliana Guzzon

Genere: Psicologico/Fantastico

Strana è la sensazione che si prova quando si è immortali, quando sono secoli ormai che vaghi nel tempo e nei luoghi di questa terra, dando la dannazione eterna alle anime di persone che non conosci, movendoti da solo nel buio della notte.
Strana è la sensazione che si prova ad essere nebbia nell’oscurità, pipistrello nei venti, lupo nei boschi; è indiscreta, accattivante, egocentrica, bella quanto la luna piena.

Ricerca, pensiero, conoscenza, sono inutili illusioni quando il tempo ha perso il suo valore e mi chiedo quale sia la strada più breve per il nulla.
Sono un brandello d’umanità che squarcia l’anima per la perdita del sole, ho fame, respiro l’immagine di un collo, una vena pulsante, inebriato dall’odore del sangue.

Il dolore mi ha creato e la passione mi ha sconsacrato, rendendomi libero da ogni umana schiavitù, perdendomi nell’oscuro piacere di ciò che mai la luce potrà capire.

Ho attraversato epoche eternamente vivo, esistendo notte dopo notte con gli occhi gelidi e il candido pallore, rendendo potere al mio risentimento; io sono diverso dalle favole cristiane.

Un sensuale abbandono alla mia unica compagna: la sete.

L’adrenalina su ali e zampe dà fuoco ai miei muscoli, ciò che provo è ciò che vedo, c’è sangue su queste mani, io ho bisogno di questo liquido rosso e caldo, ho scelto, sono stato scelto, ciò che era luce ha avvolto il mio passato, ora sono freddo e non respiro.

Passo le mie zanne sulla pelle innocente, le mani, le labbra danno il ghiaccio e la strada per il ritorno è lastricata di morte, la vera morte.

Osservo, osservo tutto, mi sento superiore, con i denti snudati nel grido di vendetta e la lingua che sfiora il fascino del peccato, sì, era questa la mia scelta, animale, demone e maledetto, respiro il respiro e vivo nella fine di un bacio.

Sono bestia, un essere deforme che arranca su uno spasmo morente, un cacciatore alato con le unghie adunche smaltate d’ingordigia, quando guardo il vuoto che ho dentro si espande, la mia mente si oscura e lascia posto al male.

Sono la leggenda di paesi lontani, un antico cavaliere all’ombra di una croce, un Giuda molti anni dopo, un emblema sanguinario.

Ho desiderio di mordere la vena che palpita la vita, un famelico istinto che mi incendia le viscere, mi sospinge sulla preda, è una pestilenza d’amore sulle labbra insaziate, dai miei morsi traspare una selvaggia fierezza e il collo diventa seta morbida.

È così che accade; l’ultimo rintocco della campana suona e nulla ha più importanza, la nebbia si alza e invade, giunge la paura, l’orrore, tanto da riempire gli occhi, a nulla serve correre lontano, non c’è modo di sfuggirmi, io non ho luogo.

Io sono tutte le paure, una nota stridula rifiutata dal tempo, disperso sangue anonimo tra i vivi, riposo nella coltre della mia bara dove fiorisce l’antico torpore, scelgo la mia vittima per la notte eterna e il mio cuore non sbaglia mai.

 

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