Non v’è calore nell’incertezza di Anna Ciraci

Non v’è calore nell’incertezza di Anna Ciraci

Genere: Psicologico

Spostai la tenda della finestra della camera da letto. L’unica che guardava direttamente sulla terrazza, non l’avevo mai notato prima, puntava direttamente sull’angolo più curato con le piante più verdi e rigogliose, sembrava fatto apposta.
Al centro del vetro si mostrava fiorito, come mai prima di allora, il vaso di rose rosse mentre un raggio di sole infiltrato dai condomini circostanti le illuminava come voler farle scintillare evidenziando ancor di più la loro fioritura.
Chiusi all’istante le tende, per nasconderle velocemente, girandomi di scatto verso mia madre morente nel letto.
Ricordai le sue parole e mi si strinse il cuore:
“Non posso andare da nessuna parte, non ho ancora visto fiorire le mie rose!” Non riuscì a dirglielo.
Era l’ultimo giorno di aprile.
Da giorni non riusciva più a parlare o semplicemente a muoversi, oramai la bestia dentro di lei aveva preso il sopravvento su tutto, restava soltanto un involucro cosciente di ciò che l’aspettava.
Morì il giorno dopo, in una mattina di sole splendente e tiepida quel tanto che basta a scaldarti l’anima, al contrario la mia raggelava, anche se avevo fatto di tutto per non farle salutare le sue belle rose fiorite. Avevo solo vent’anni.
Fece la sua prima operazione cinque anni prima per un melanoma al seno, poi fu lo stomaco ad esser aperto per tentare di eliminare il Male, mesi di terapie, di pastiglie, esami. Un calvario dietro l’altro fino ad arrivare al fegato ad esser tagliuzzato… nulla, se n’è andata.
E intanto il gelo persisteva, in un giugno così caldo da riuscire a scogliere l’asfalto, io ghiacciavo dentro.
In una notte piena di stelle che solcavano il cielo lasciando un alone fluorescente al loro passaggio sognai.
Ero tornata piccola, nella mia vecchia casa dove ho passato tutta la mia adolescenza. Percorrevo il lungo corridoio che dall’entrata accompagnava alla zona notte, guardai la mia camera passando davanti alla porta, feci in tempo a vedere il letto a castello con le mie lenzuola sempre arruffate, per poi voltarle le spalle ed entrare nella camera dei miei genitori. Mio padre non c’era, il letto era disfatto come se ci avessero dormito dentro.
Il piumone dai colori tenui e rassicuranti, aveva una strana forma a spirale dalla quale spuntava solo un viso. Era mia madre.
Mi avvicinai titubante al suo cospetto per darle modo di vedermi, lei mi chiamò, ed io presi coraggio:
“Mamma!” Lo dissi sottovoce anche un po’ impaurita ma continuai: “Stai bene adesso?”
“Si, ora sto meglio.” E mi sorrise.
Mi svegliai di soprassalto senza però esser spaventata, ero solo tutta sudata.
Oggi? Oggi vivo in un’altra casa, sono sposata, ho dei figli, ma la notte dormo ancora col piumone che ho preso dalla casa dei miei genitori. È il mio calore nella notte.

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5 Risposte a “Non v’è calore nell’incertezza di Anna Ciraci”

  1. voto per questo testo,,, un immenso dolore raccontato con dolcezza e la leggerezza di chi è riuscita ad accettarlo ,,, complimenti

  2. Voto per il testo di Anna Ciraci ” Non v’è calore nell’ incertezza …….parole ricche di sensibilità mi hanno trasportato indietro nel tempo …rivivendo attimi ed emozioni sopite…ma mai dimenticate…….grazie

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