Rapestronzola e la vicina

Rapestronzola e la vicina di Francesca La Froscia

Luigina, ragazza ribelle e volitiva, era ghiotta di rapette rosse e, per quanto queste verdure costassero poco, al mercato non le comprava mai. Preferiva andarle a prendere nell’orto della vicina di casa, che era un’anziana acida e avara. All’inizio, la donna non si accorse delle razzie, ma una sera, casualmente, colse Luigina in flagrante e… apriti cielo! La rincorse con un bastone e le urlò i peggiori insulti, ma Luigina non se ne curò, continuò imperterrita a depredare l’orto…
Con tale attività notturna si beccò (dalla vecchia) il nomignolo di Rapestronzola.
La ragazza aveva i capelli rasta, che arrivavano quasi fino ai piedi. Abitava da sola nella casetta affiancata a quella della signora Bofonchia (l’arpia). I genitori stavano in una comunità di recupero per disintossicarsi dall’eroina. Luigina, nonostante fosse cresciuta circondata da sostanze altamente dopanti, non ne aveva fatto uso. L’unica cosa che le piaceva era fumare lo spinello di Marja, mentre ascoltava la musica raggae, e ciò non le comportava nessuna alterazione, le veniva solo una grande voglia di rape. Il desiderio era talmente forte che, ogni volta, correva nell’orto della strega e ne faceva una bella scorpacciata.
Era sola, ma ogni tanto andava a farle visita il suo pusher, che era diventato anche un caro amico. Quella dimensione le calzava bene.
I giorni scorrevano tranquilli e dormiva beatamente (non sapeva se il merito era delle rape o delle canne). Però, non sognava…
Chissà perché? Non riusciva a capire.
Una sera, dopo il rituale dello spinello, andò a fare il solito rifornimento e, mentre stava per cogliere la prima rapa, la signora Bofonchia si materializzò.
– Mia cara ladruncola Rapestronzola, sei cascata male questa volta! – le urlò gettandole una rete addosso.
– Non è mica un tesoro, sono solo rape! – disse Luigina.
L’arpia, sempre più contrariata, con l’aiuto del contadino che le curava l’orto, portò la ragazza nella soffitta e la rinchiuse a chiave. La ragazza, lì dentro, legata e imbavagliata, non riusciva a fare granché e, pertanto, decise (per quella sera) di arrendersi alla reclusione. Però, le mancava la dose quotidiana di rapette…
Dopo essersi girata e rigirata (causa astinenza) per un po’, si abbandonò al sonno. E col sonno, quella notte, stranamente, arrivarono anche i sogni: sogni belli e colorati!
Luigina, con una sensazione straordinaria, mai provata prima, fu svegliata, all’alba, dal fischio familiare di Nello, il pusher. Si avvicinò alla finestrella e cercò, battendo i polsi sugli scuri, di attirare l’attenzione del ragazzo. Ci riuscì. Nello realizzò che lei era nei guai, ma non sapeva come raggiungerla, non c’erano alberi per potersi arrampicare. A quel punto, la ragazza, che non era carente di idee, pensò di lanciargli, a mo’ di liana, i suoi capelli rasta e, così, riuscì a salire. Una volta su, Nello la liberò subito dal bavaglio e dalle corde agli arti. Poi, con un calciò sfondò la porta e, in un baleno, si fiondarono fuori.
La vecchia, che dormiva con i tappi alle orecchie, non si accorse di nulla.
– Non farò più uso di rape! – disse Luigina mentre si allontanavano.
– Hai imparato la lezione? L’arpia ti ha messo paura, eh? – replicò Nello.
– La vecchia mi ha fatto un baffo! Ma no, ho scoperto che le rape non mi fanno “viaggiare”…

17 Risposte a “Rapestronzola e la vicina”

  1. Voto per questo testo! Poteva provare a mettere le rape in salamoia… 🙂

  2. Da sempre affermo che i capelli sono molto importanti per una donna e questa è la conferma

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