Pinocchio 2014

Pinocchio 2014 di Antonella Mattei

C’era una volta un ragazzo che viveva nella periferia romana: era un tipo assai strano che dava molti problemi a suo padre, da bimbo era stato un po’ tardo, lento, insomma duro di comprendonio tanto che chiunque cercasse di intavolare un discorso con lui finiva per dirgli : “Ahò, ‘a Pinò, ma che sei de’ legno?!”
Col passare degli anni per assurdo, o forse per magia, Pinocchio divenne furbo come una volpe e sornione come un gatto, voglia di studiare pari a zero, quella di lavorare dio me ne scampi: viveva sfruttando la pensione di suo padre, un povero falegname che tutto il quartiere conosceva come Sor Geppetto e passava le giornate rimirando allo specchio il suo ciuffo ingellato, facendosi in continuazione selfie e inseguendo il sogno di diventare tronista in una famosa trasmissione tv che trasformava i morti di fame in divi.
Sor Geppetto aveva come vicino di casa un vecchissimo amico, si conoscevano da circa mezzo secolo e spesso confidava a lui le ansie per quel figlio debosciato: “ Caro Sor Ciliegia, so’ più de’ trent’anni che combatto co’ sto’ scemo de’ fijo mio, nun vole sentì ragioni, nun c’ha proprio vojia de’ lavorà. Jio detto: senti fijo bello, ripijate bottega mia, li pago io li lavoranti, tanto la pensione a me me abbasta e armeno tu te ‘mpari un lavoro. Pensate Sor Ciliegia mio che li lavoranti hanno ottenuto un grosso appalto da compie lì, a quel parco delli divertimenti, com’è che se chiama? Er Paese delli Balocchi me para, ‘mbè, so’ ‘n sacco de’ quattrini amico mio e armeno Pinocchio nun me fumerebbe più tutta la pensione lasciandome solo du’ sordi pe’ le bocce ar circolo. Certe vorte, amico mio, me sembra de’ sta a parlà con un ciocco de legno!”
Sor Ciliegia annuiva comprensivo seduto sulla sua sedia a rotelle sospinta qui e là della badante che non staccava mai l’attenzione dalle parole di Geppetto. La badante era una donna sulla cinquantina, una di quelle che hanno una miopia mentale talmente elevata che lo specchio gli rimanda sempre una immagine con almeno vent’anni meno: maglietta acrilica di tre taglie inferiore, minigonna jeans su cosce da lottatore e una stratosferica acconciatura ipercotonata e di una stranissima colorazione azzurra, come quella di Lucia Bosè. Quando la badante carampana ma esuberante andava in giro per il quartiere, quelli che la guardavano avanzare ondeggiando sulle zeppe usavano gridarle dietro: “ ‘A fata, ma ‘ndo vai? Portace co’ te che te li cotonamo noi li capelli!”
Pinocchio aveva da tempo una tresca con la badante dai capelli turchini e insieme si godevano la pensione d’invalidità di Sor Ciliegia e i risparmi di Geppetto, ma ora la proposta della “ Fata Turchina” di truffare il falegname e rubargli tutti i soldi del maxi appalto lo allettava assai. Si recò così alla falegnameria dicendo che Geppetto era disponibile per tutte le supervisioni a fronte di 100.000 euro; il capomastro annuiva fumando, guardando di sottecchi Pinocchio e intanto compilava l’assegno.
Purtroppo Pinocchio era furbo, ma non abbastanza da accorgersi della firma che portava l’assegno: fuggiti di notte come due ladri da Roma, si ritrovarono nella ovvia Ibiza coperti di schiuma in una piscina in mezzo ad altri quattrocento loro simili, mentre due Carabinieri li portavano via a braccia con l’accusa di truffa, appropriazione indebita, riciclaggio e chi più ne ha più ne metta. Piccolo particolare: l’assegno era firmato Lucignolo.
Il povero Geppetto piangeva disperato a casa di Sor Ciliegia, disperato anche lui di ritrovarsi abbandonato d’improvviso, ma mentre Geppetto spostava la sua sedia a rotelle per guardarsi insieme Chi l’ha visto e magari ritrovare i loro cari, ecco scivolare dal plaid di Ciliegia un biglietto della Mega Lotteria di Lunga Vita che prometteva una rendita milionaria per l’eternità.
Povero Pinocchio!
Quel biglietto comprato dalla badante rubando 10 euro a Sor Ciliegia era vincente e mentre lui e la Fata Turchina soggiornavano a spese dello Stato in una vecchia e fatiscente prigione infestata da grilli, il suo babbo e l’amico indossavano collane di fiori e suonavano l’ukulele su una spiaggia della Polinesia.
Tutto è bene ciò che finisce bene.

13 Risposte a “Pinocchio 2014”

  1. mi piace molto il fatto che hai usato il dialetto, rende bene l’idea. Voto per questo testo

  2. un pinocchio dei giorni nostri che pagherà per la sua cattiva condotta…dirti che mi sono scompisciata dalle risate è poco, però anche la morale non è male e fa riflettere

  3. Finalmente una storia in cui noi diversamente giovani non siamo i cattivi! una volta tanto… Brava, voto per questa storia.

  4. voto questo testo, molto originale e conserva tutti i tratti caratteristici della favola adattandosi ai tempi moderni. Mara

    1. Molto divertente questa versione riveduta e corretta di Pinocchio,
      VOTO QUESTO TESTO
      enrico

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