Girl’s Power

Girl’s Power di Christiana V

Da qualche parte nel regno di Molto Molto Lontano

«Un… due… tre… prova. Qui Vetro Brillante, mi ricevi Fuoco Nero?»
«Ti ricevo forte e chiaro, Vetro Brillante, sono in posizione. Io e i miei uomini attendiamo ordini.»
Un sorriso aleggiò sulle labbra di Vetro Brillante mentre sistemava nuovamente l’antenna della scarpetta di cristallo per una ricezione migliore.
«E tu, Scalpo Luccicante? Dammi la tua posizione.»
«Mi trovo proprio al di qua del fossato, nascosta tra gli arbusti come stabilito. Attendo ordini.»
Un gridolino eccitato uscì dalle labbra della bella donna bionda intanto che girava il tacco della scarpina per cambiare frequenza.
«Qui Vetro Brillante, mi ricevi Grande Pudica?»
«E basta, Cenerentola! Va bene sentirsi al settimo cielo perché ti abbiamo dato l’importante compito di gestire la parte logistica del piano, ma cerca di darci un taglio. Anche questi nomi in codice! Solo perché in lingua powhatan il mio significa Piccola Svergognata non è detto che dobbiate utilizzare degli pseudonimi al contrario. Non sono così delicata da soffrirne.»
«Lo so, cara, lo so» piagnucolò Cenerentola, mettendo il broncio. Avevano dei caratteri molto diversi: lei era frivola e troppo romantica, mentre Pocahontas aveva un’indole forte e volitiva. Sapeva che erano destinate a scontrarsi, non per questo, però, ne soffriva di meno. Mai una volta che riuscisse a farne una giusta!
«Okay» sospirò rassegnata Pocahontas quando sentì il singhiozzo sommesso dell’amica. «Qui Grande Pudica. Sono nascosta tra le fronde degli alberi e il mio arco punta verso le corde che tengono chiuso il ponte levatoio. Al tuo segnale, Vetro Brillante, sono pronta reciderle. Attendo ordini.»
«Oh… beh…» esordì Cenerentola, stupita dal comportamento della bella amica dalla pelle scura. «Certo, Grande Pudica. Coordino le altre postazioni e… insomma, ti terrò informata.»
Con un sospiro di sollievo chiuse la comunicazione e si voltò verso Belle, che la fissava con ansia. «Ebbene? Ci sono tutte?»
«Attendo solo che Titanica Spruzzante risponda alla chiamata.»
Con un ulteriore giro di tacco alla scarpina di cristallo, dopo una serie di interferenze, si sentì chiaramente la voce di una bambina.
«Ti sento forte e chiaro. Aspetto che il ponte levatoio venga calato e sarò pronta a fare la mia parte.»
«Grazie. Attendete tutte istruzioni.»
Con quell’ultima frase, Cenerentola interruppe il contatto e si voltò verso l’amica.
«Non preoccuparti, Belle. Se davvero Beast è tenuto prigioniero in quel castello riusciremo a liberarlo. È sparito senza una ragione e solo le fate e i folletti sanno cosa gli stia accadendo. Meno male che Gas-gas ha ricevuto questa soffiata dai topini del castello grigio. Mi spiace solo che tutti gli uomini non siano disponibili. Azzurro è con Prince, John Smith ed Eugene a una battuta di caccia e, onestamente, nessuna di noi voleva aspettare che tornassero. Sta’ tranquilla, Belle, lo libereremo.»
Alla vista delle mani tormentate dell’amica, Cenerentola strinse le labbra e diede il comando: «Ragazze, scatenate l’inferno!»
All’urlo unanime di Girls’ Power, Pocahontas scoccò due frecce che recisero le corde che tenevano sollevato il ponte levatoio. Saltando da un albero all’altro, grazie al suo occhio di falco, l’indiana era riuscita nel compito trovando le funi attraverso delle piccole feritoie nelle mura del castello.
Con uno schianto il ponte di legno si abbatté sul terreno lasciando intravvedere la grata che chiudeva l’accesso. Dal folto del bosco arrivò Biancaneve e ordinò agli animali di colpire, beccare e strattonare le due guardie uscite a controllare. Con un gesto della mano indicò a tre dei sette nani di seguirla verso un muro, mentre i restanti quattro fecero la scorta a Raperonzolo.
La principessa bionda srotolò l’enorme treccia e alzò lo sguardo lungo la massiccia parete. Con un colpo deciso, fece roteare la chioma con forza, la lanciò verso l’alto e poi tirò indietro fino a che non restò impigliata in qualcosa.
«Ci sono» urlò soddisfatta, cominciando ad arrampicarsi sui capelli come fosse un rampino. I nani le salirono sulla schiena, poi lungo la chioma e infine l’aiutarono tirandola su.
Biancaneve, invece, attese che i nani si mettessero uno sulle spalle dell’altro e poi li usò come una scala. Arrivata a un’apertura, scivolò all’interno senza il minimo rumore. All’ingresso le guardie erano state messe fuori gioco dalla fauna incantata.
«Andiamo, tesoro» sussurrò dolcemente Cenerentola, prendendo sottobraccio Belle. Lasciato il rifugio dei cespugli, si avviarono verso l’entrata seguite da Pocahontas. Improvvisamente sentirono i passi lievi e gli ansiti di una bambina, che le superò e si fermò col fiatone vicino alla grata.
«State ferme lì» ansimò col fiatone. Dal panierino malandato che portava al braccio, la bimba tirò fuori una carica di dinamite che sistemò al centro dell’ingresso. Poi srotolò una lunga miccia e camminò a ritroso fino alle ragazze che l’aspettavano a metà del ponte.
«Ho sempre voluto farlo!» esclamò la bambina emaciata con gli occhi brillanti. Accese un fiammifero e diede fuoco alla miccia. Il cordino cominciò a bruciare sempre più velocemente e raggiunse i candelotti, che detonarono con un rimbombo.
«Grazie mille, Fiammy» disse Belle, correndo verso la voragine che si era aperta, ma la bambina rideva come un’invasata davanti allo scempio che aveva creato senza accorgersi della sua presenza.
All’interno della corte si riunirono alle loro amiche, ai nani e agli animali e salirono le immense scale. Irrompere nel castello era stato tutto sommato un gioco da ragazzi considerato che non c’erano molte guardie a sorvegliarlo, ma, grazie alla loro caparbietà e amore, le ragazze affrontarono e superarono ogni tipo di ostacolo si parasse dinanzi a loro e sconfissero tutti i nemici che osarono ostacolarle.
Correndo a perdifiato, arrivarono dinanzi a una doppia porta, dietro alla quale Belle sentì chiaramente la voce del suo amato.
«È Beast!» esclamò e senza riflettere spalancò il pesante battente. Cinque paia di occhi stupiti si voltarono verso le ragazze. Lo stupore era generale e veniva da entrambi i fronti.
«Ma… ma…» balbettò Cenerentola.
«Io non capisco…» sussurrò Raperonzolo, mentre Biancaneve scoppiava in un pianto.
«Che cosa significa? Cosa ci fate voi qui? Credevamo foste a una battuta di caccia.»
A chiedere spiegazioni fu Pocahontas che prima guardò negli occhi il suo John, poi notò i fogli sparsi sul grande tavolo rettangolare. «Cosa sono?» disse prendendone uno, ma John glielo strappò di mano.
«No! Vedi… tesoro… stiamo… facendo lezione.»
Con un sopracciglio inarcato, l’indiana mostrò tutto il suo sarcasmo.
«Lezione? Quale lezione?» esclamò Raperonzolo.
«Sì, una lezione di…» cominciò Eugene, ma fu interrotto dall’urlo di Biancaneve, che sventolò un foglio sotto il naso di Prince.
«Cos’è questa roba?» chiese sconvolta davanti agli occhi colpevoli del suo innamorato.
«Allora? Oh… mio…» cominciò Cenerentola, leggendone il contenuto dopo aver afferrato il pezzo di carta. Scorgeva lo scritto con un’espressione che passava dallo sconvolto all’imbarazzato, infine, a bocca aperta, porse il foglio a Belle, che gli diede una veloce occhiata.
«Tesoro… me l’hanno chiesto quasi in ginocchio» si schermì Beast guardando Belle, sul cui viso si allargava un sorriso malizioso.
«Oh, ne sono sicura. Dopo aver raccontato alle mie amiche tutte le prodezze che facciamo tra le lenzuola, devono averle riferite ai loro compagni, che…»
«Che hanno richiesto consulenza per migliorare le loro… tecniche amatorie» concluse Pocahontas, dopodiché seguì un lungo silenzio imbarazzato.
«E… avete imparato qualcosa, almeno?»
«Cenerentola!» la riprese il suo innamorato, ma lei si piantò le mani sui fianchi.
«Cenerentola un paio di scarpette rosse! Spero che sia davvero servito a qualcosa, perché a volte vorrei vedere altri colori, magari un po’ di rosso, non solo l’Azzurro tra le lenzuola, capisci cosa voglio dire, amore mio?»
Lui ebbe la decenza di arrossire, ma poi sorrise e guardò i suoi compagni di classe.
«Direi proprio di sì, anzi diremmo… vero, Beast?»
Chiamato in causa, Beast si fece avanti e batté il cinque ai suoi allievi. «Ne sono più che sicuro, ma invece di star qui a perdere tempo con stupide illazioni, perché non provare di persona i risultati ottenuti interrogando i vostri compagni?»
Seguendo quel consiglio, le coppie tornarono alle rispettive dimore e quella notte Beast e Belle sentirono quattro diversi ululati saturare l’aria.
«Sono stati degli allievi modello!» esclamò soddisfatto Beast.
«Ti adoro quando ululi in quel modo» cominciò Belle, abbracciandolo. «E domani riceverò mooolte visite di ringraziamento per i servigi svolti da mio marito. Oh, quanto ti amo!»
E vissero tutti appagati e contenti.

20 Risposte a “Girl’s Power”

  1. La morale mi piace proprio: in certe situazioni, serve la “beast”! voto questa fiaba, Beast Power!

  2. Fantastico, divertente ed ironico. Solo tu potevi iventare una cosa così

  3. Voto questo testo.
    Scrittura semplice ma efficace.
    Di facile comprensione.

  4. voto questo testo, molto originale allusiva piccante …mi piace

  5. voto per questo testo alla cui bellezza m’inchino e a capo chino:-)

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