Cappuccetto Rosso e le Streghe di Eastwick

Cappuccetto Rosso e le Streghe di Eastwick di Anna Ciraci

In un tempo molto lontano, in una piccola cittadina di paese situata ai lati di un fitto e buio bosco, nacque una bimba.
Non era bella. Al posto delle guance e delle labbra aveva un’apertura che le partiva da un orecchio fino all’altro, spalancata dal naso fino al mento. Deturpava quel visino mostrando a nudo le gengive lisce. Quando la vide sua madre morì di crepacuore all’istante.
Suo padre straziato dall’orrore e dal dolore si ritirò dai frati e nessuno ne seppe più niente.
Neppure le suore del convento la vollero allevare s’aggirava la voce che fosse figlia del maligno, e come maledetta nessuno voleva averne a che a fare.
Abbandonata al suo destino comunque sia cresceva in fretta, rintanata in casa a far di maglia. I suoi denti ormai spuntati da tempo le comparivano a ringhio da quella fessura come un feroce animale pronto ad azzannare.
Usciva soltanto per rifornire il suo filato, col viso ben coperto dal cappuccio rosso che sua madre stessa aveva cucito, prima di andarsene.
Spesso la merciaia le regalava ciò che chiedeva purché uscisse alla svelta dal suo negozio.
La notte al contrario poteva spaziare, il paese dormiva e lei poteva andarlo a spiare.
Osservava chiunque dalle finestre, solo per capire cosa si perdeva nella sua inutile esistenza.
Una notte fu attirata da una musica strana proveniente dal bosco, coprendosi bene, decise di attraversarlo. Non aveva paura degli animali in agguato bastava scoprirsi la faccia e ringhiare più cattiva di loro.
Sopra la collina un lupo che ululava alla luna le saltò davanti ai piedi, e lei, scaltra si scoprì il viso, guardandolo dritto negli occhi, emise un suono sordo e il lupo scappò via.
Camminò a lungo nell’oscurità della fitta vegetazione fino a sbucare davanti a un cancello fatto d’oro massiccio.
Un vento leggero le abbassò il suo cappuccio e quasi ci sentì sibilare una voce che le ordinò di entrare.
C’era un grande castello infondo al viale, filtrava luce da ogni finestra.
C’era una donna nuda che danzava col nulla, sorrideva al soffitto, e parlava al vuoto. Un’altra sembrava accendesse un sigaro invisibile, porgendo un bicchiere di whisky al vento.
Un’altra imboccava una sedia posta a capotavola di un tavolo infinito.
Il vento la spinse davanti alla porta, facendole cadere di nuovo il suo rosso cappuccio, e facendo vibrare il grande campanaccio.
Le tre donne accorsero ad aprire. Cappuccetto Rosso tentò d’imbastire un sorriso, ma servì soltanto a farle digrignare di più i suoi nudi denti.
Le tre la osservarono, senza alcuno spavento, allora lei prese coraggio e disse:
”Mi ha portata qui il vento!”
Una delle tre esclamò: “Io ti conosco! Sei Cappuccetto Rosso! Io sono tua nonna.” Lo disse senza alcuno sconforto.
“Impossibile signora, mia nonna dovrebbe avere quasi ottant’anni e lei forse ne ha venti.” Rispose Cappuccetto Rosso.
Le tre streghe scoppiarono in una fragorosa risata mentre la fecero entrare e subito si misero a borbottare frasi sconnesse, tra alghe dei Carabi e teste di lupo dei boschi, ali di pipistrello, e denti di giaguaro, trascinandola nelle segrete del castello dove un pentolone ribolliva scoppiettando luci dai mille colori diversi.
La testa di lupo mancava, le tre streghe si guardarono interrogative negli occhi.
“Io so dove trovare un lupo!” disse Cappuccetto Rosso.
Tornando in dietro sui suoi passi addentrandosi nuovamente nel bosco ritrovò il lupo che ululava alla luna.
Il vento suonò di nuovo il suo canto abbassando il cappuccio e scoprendo il mostruoso viso, il lupo scappò giusto nella direzione delle streghe che ammaliandolo lo addormentarono e la nonna di Cappuccetto Rosso gli tagliò di netto la testa con un’accetta.
Gli ingredienti per l’incantesimo ora c’erano tutti.
Tornate al castello fecero stendere sopra a un letto fatto di chiodi Cappuccetto Rosso, per colarle nella bocca tutto l’intruglio del pentolone.
“Chiudi gli occhi ora e dormi tranquilla, domani sarà un giorno diverso.” Le disse la nonna accarezzandola sopra la testa, come nessuno aveva mai fatto in vita sua. Lei stanca crollò in un sonno profondo.
Si risvegliò la mattina in mezzo al bosco, era sola e non aveva più il suo cappuccio a nasconderle il viso.
Lo coprì con le mani ma la forma era diversa. Sentiva dolci labbra a contornare una piccola fessura. Guance morbide a sagomarle il viso, e un mento fine a chiuderlo. Non sentiva più il digrignar dei denti nudi.
Udì un live suono di un ruscello e corse veloce per potersi specchiare dentro, ma ahimé nella frenetica corsa non s’accorse né della strada né della carrozza che a sua volta correva all’impazzata e venne investita e brutalmente sbalzata contro un albero.
Dalla carrozza scese un bel principe, tutto vestito d’azzurro, la prese tra le braccia e mentre lei esalava l’ultimo respiro fece solo in tempo a dirle:
“Divina creatura, non potrò mai perdonami per aver strappato così tanta bellezza a questo mondo, così grezzo al vostro confronto. Piangerò l’intera vita che non mi ha dato modo di conoscer il vostro infinito incanto.
Non posso privare il mondo di guardarvi. Costruirò una tomba di cristallo affinché il vostro splendore possa illuminare non ostante la vostra morte.”
E così fece il Principe costruì nel bosco un altare in cristallo che potesse custodire il corpo della fanciulla, dove tutti, anche gli animali, potessero ammirare quella grazia strappata via troppo presto allo sguardo del mondo.
Sopra la tomba appese una targa tutta d’oro con incise queste parole:
La Bella Addormentata Nel Bosco.

19 Risposte a “Cappuccetto Rosso e le Streghe di Eastwick”

  1. un mix di fiabe intrecciato alla perfezione , mi è piaciuto molto

  2. Bella ratatuille di storie, irreprensibile anche la morale “mai attraversare la strada senza guardare”
    Voto questa fiaba

    1. Superdotato mi macavi! 🙂 complimenti hai trovato la morale che nessuno aveva colto 😀

  3. Voto per questo testo. Una storia molto particolare. Mi spiace un po’ per il lupo. Non si capisce come mai le streghe la aiutano così, senza chiederle se in realtà lei voglia veramente cambiare. Per il resto bella la vita che torna a non lasciarle la beltà. Bella storia, Anna!

  4. Anna come al solito non ti smentisci: divertentissima e fuori dall’ordinario.

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