Maite (estratto dal 9º cap. di “14 Piani”) di Elisabetta Bagli

Maite (estratto dal 9º cap. di “14 Piani”) di Elisabetta Bagli

Genere: Realismo/Psicologico

Maite era una donna, con le sue esigenze e con i suoi desideri.
Una sera, spinta da una voglia irrefrenabile di essere amata, se ne andò al “Kailua”, un famoso locale di Madrid dove si organizzavano incontri al buio con persone in maschera. Sapeva che non era per lei. Soprattutto sapeva che non era da lei. Ma trovò il coraggio di superare la sua morale. Prese il vestito da Cleopatra, stipato in fondo all’armadio e usato una sola volta, a sedici anni per una festa in maschera con i suoi compagni del bachillerato, e se lo provò. Notò con piacere che la sua taglia non era cambiata. Aveva il seno più abbondante che le usciva un po’ dal costume. Ma quel dettaglio insignificante non faceva altro che renderla ancora più morbida e sensuale. Si truccò gli occhi e le labbra carnose di un acceso carminio, si sistemò l’acconciatura, una parrucca dal caschetto corvino e liscio, si passò uno spray profumato e luminoso per tutto il corpo per rendere il suo aspetto scintillante, calzò i sandali dorati con il tacco d’acciaio e si guardò allo specchio. Era perversamente splendida. Sapeva perfettamente a cosa andava incontro. Provava quasi vergogna nel sentirsi eccitata per ciò che stava facendo. Era esattamente quel che aveva sempre ripugnato. Si mise un cappotto nero lungo per sfuggire agli sguardi indiscreti dei vicini e svaní all’interno di un taxi che la portò spedita dentro la sua avventura. Aveva paura. Ma il grado di eccitazione da lei raggiunto in quel momento era talmente elevato che se ne dimenticò.
Una volta nel locale, non ci mise molto a fare conoscenze maschili. Le si avvicinarono persone di ogni età e le facevano i complimenti per la sua bellezza, per il suo fascino, per la sua bocca tremendamente sexy e il suo seno prorompente nel quale avrebbero desiderato tuffarci la testa. Lei rideva e si sentiva potente. Aveva la sensazione che il mondo stesse ai suoi piedi pronto per essere suo. Il desiderio di fare l’amore con più uomini contemporaneamente la stava assalendo. Li vedeva tutti intorno a lei, mentre la toccavano, la spogliavano, la leccavano e le succhiavano le estremità. Rinsavì per un attimo e si guardò attorno. Che ci faceva lì? Che succedeva? Era un sogno… quegli uomini… No, erano lì e le facevano la corte, ma lei non era scesa fin laggiù, non era arrivata nel baratro più profondo della sua anima, non aveva fatto nulla se non fantasticare. E, all’improvviso incrociò con gli occhi un astronauta. Questi, dopo essersi tolto il casco, la fissò a lungo. I suoi occhi erano aquilini, pieni e profondi e da loro traspariva il desiderio intenso e folle che stava provando mentre immaginava il modo migliore di afferrare la sua preda, Cleopatra.
Fu così che Maite conobbe Santiago, un ragazzo molto giovane, con il quale, prima di conoscerne il nome, si ritrovò nel bagno del locale a fare sesso, nel posto più squallido sulla faccia della terra, proprio come una donna a pagamento. Ma si lasciò andare sotto le mani di Santiago che le sfioravano la pelle delicatamente percorrendola fin giù dove, con sorpresa, l’uomo si accorse che Maite non aveva niente che gli impedisse la strada, se non un fiore palpitante e umido pronto a schiudersi e vivere. Iniziarono a ballare eccitati mentre Santi si stava aprendo la tuta sul davanti lasciandosi scoperto il petto villoso e forte, vibrante e sanguinante sotto i graffi delle unghie laccate di rosso di Cleopatra. Le lingue si cercavano negli anfratti della pelle e la vita voleva esplodere in tutta la sua bellezza. Ma una luce improvvisa li avvertì della presenza di altre persone nel bagno. Istintivamente Maite si coprì il basso ventre con le mani e il ragazzo le protesse le spalle. In quell’istante, per la prima volta da che erano entrati lì dentro, Maite si vide nuda. Voleva fuggire. Non poteva credere che fosse proprio lei quella chiusa in un bagno di un locale di bassa lega con uno sconosciuto. Ma Santiago, che era completamente andato sotto l’effetto dei cubatas ai quali lo avevano costretto gli amici per una scommessa, ci sapeva fare. In breve riuscì a riconquistare il terreno che aveva perso in quei pochi attimi e a portarla dove lui voleva, dove lei voleva. E lei, per la prima volta in vita sua, voleva sentirsi diversa, voleva sentirsi un’altra. Lo lasciò fare e aprì il suo corpo al bell’astronauta, senza pensare a niente, senza capire niente, ebbria delle sensazioni nuove e sconosciute che quel ragazzo le stava regalando.
Credeva che forse, così, toccando davvero il fondo, sarebbe riuscita a risalire più rapidamente le pareti scivolose della propria anima per ritornare a essere la Maite di un tempo, quella che le piaceva. Ma lo voleva davvero? O la nuova Maite stava prendendo il sopravvento?

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