La maschera di dolore di Nadia Milone

La maschera di dolore di Nadia Milone

Genere: Psicologico

Giocando pensierosa con una ciocca di capelli, la giovane donna fissava il telefono davanti a lei. Sarebbe bastato un niente per afferrarlo e fare ciò che più avrebbe desiderato al mondo. Il “suo” messaggio era lì ed era, per lei, la più dolce e al tempo stesso la più crudele delle tentazioni. Esitava, lo guardava, si soffermava… poi spense il telefono. “Non posso, non stavolta” si disse. La voglia di sentirlo era tanta, ma per troppo tempo aveva accettato regole e compromessi fatti di niente, nuvole di fumo. Ora era tempo, per lei, di diventare una persona nuova, serena e felice. Per mesi si era nascosta dietro la maschera dell’accettazione passiva, del “mi va tutto bene, a patto che tu rimanga qui”. Quante volte, piangendo, aveva scritto “Non preoccuparti, è tutto a posto”. Aveva finto di volerlo a tutti i costi, a dispetto delle notti insonni e dei pianti, ma la notte, quando era sola e finalmente si spogliava di quel ruolo di “Sottomessa d’amore”, accoccolata sotto alle lenzuola non c’era altro che una donna piccola, fragile ed indifesa che avrebbe voluto soltanto un abbraccio e un po’ d’amore. Alla mattina, si rimetteva la maschera e si stampava sul viso quell’ormai conosciuto sorriso rassegnato, rivestendo i soliti panni ed adattandosi agli stretti regimi di quel Lui fin troppo idealizzato. Ma non andava bene affatto ed ora, dopo essere stata abbandonata come uno straccio vecchio da qualche parte, forse aveva finalmente capito che a nulla serviva recitare la parte della brava bambina ubbidiente, ma d’altro canto nemmeno indossare la maschera della “Femme fatale”, a lui non sarebbe andato bene comunque, perché non era lei che voleva. Quindi ora si stava domandando il senso di quel messaggio, ma aveva quasi la certezza che fosse stato un impulso passeggero e che, forse, mezz’ora più tardi non l’avrebbe nemmeno più scritto. Decise quindi di ignorarlo e andare avanti con la sua vita, essendo semplicemente se stessa, senza maschere o finzioni. Quelle forse era meglio lasciarle a lui, una per ogni occasione, una per ogni donna che incontrava, per ogni nuova avventura che intraprendeva. Lei aveva ormai deciso di strappare la sua maschera di sofferenza dal volto e dall’anima per tentare di ritrovare se stessa, ma senza di lui.

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