A te che scrivi di Fabio Gervasini

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A te che scrivi di Fabio Gervasini

Genere: Prosa/Psicologico

Il dolore è necessario, specialmente per persone come noi che ogni giorno ne raccolgono pezzi affilati per tagliarsi cuore e anima.
Da quelle ferite poi, lasciamo scorrere i nostri versi, quelli con cui cerchiamo disperatamente ed inutilmente di spiegare la vita, il nostro esistere, il nostro incedere.
Ci illudiamo che le corde intrecciate dei pensieri e del destino, siano per un momento in nostro potere quando invece ne siamo solo posseduti.
Sanguiniamo parole in un salasso benefico e rigeneratore che ci libera per un istante e ci incatena per sempre.
Allora ci accorgiamo che l’oscurità è piena di luce, il silenzio è il suono perfetto per scrivere e non è più sulla pelle che sentiamo il vento, ma tra le tempie.
Schiavi della libertà, cerchiamo ogni notte di toccare un cielo che ingoiamo con gli occhi e tratteniamo nel petto il tempo necessario, quello che serve per inchiodare sulla carta un pezzo di tormento.
Allora vinti ma felici, lasciamo cadere la penna, mentre un sorriso ci spacca il volto ed un’altra ruga sotto l’occhio, diventa la strada nuova per una vecchia lacrima, quella che versiamo ogni notte, un istante prima di dormire.

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19 Risposte a “A te che scrivi di Fabio Gervasini”

  1. Un bellissimo spaccato del momento creativo, scritto con poetico trasporto!

  2. Scrivere non è mai inutile. Probabile che non sempre si riesca a portare agli altri una qualche verità, ma basta in modo ampio per portarla a noi stessi. Dal dolore elaborato nasce la consapevolezza e da quest’ultima una nuova forza che forse ci permetterà di affrontare la vita con una rinnovata giovinezza, con più ironia e qualche lacrima in meno. Grazie per lo spunto di riflessione, Fabio, e complimenti per la profondità di questo tuo scritto.

  3. L’uomo che si pone al centro di tutto, che soffre , lotta e crea per inserirsi nel tutto

  4. Lo scrittore entra nella parte come un attore, e ci regala vite non vissute, il poeta no, non ne ha bisogno, lui e’ e scrive la vita.
    Il tuo “racconto” Fabio puo’ essere l’uno e l’altro. Complimenti di cuore. MI PIACE!!

  5. “A te che scrivi” ha avuto la capacità di farmi ripiombare nelle mie notti di parole, le ho viste scivolare ancora una volta, dal cuore alle mani.
    Perfetta descrizione, arte a cui mi inchino.

  6. Non sono uno scrittore ma un lettore appassionato. Questo racconto è estremamente coinvolgente, sa scivolare con morbida perfezione sulle corde dei sentimenti.
    Complimenti.

  7. Speciale come sei tu, sincero e reale, sensibile come solo tu sai essere
    ma allo stesso tempo forte, che si emoziona con poco e gli basta poco
    per essere felice.

    1. uno scrittore, sente dolore perché non è mai uno scrittore per sé, ogni tela di un pittore, ha sempre una pecca, uno scrittore sente dolore, perché non sorride quando posa la penna, pensa che avrebbe potuto dare, uno scrittore non riceve nulla da se stesso, tranne che il dolore che comunica.

      Ma io sono matta 🙂 Bello.

  8. Immagine bellissima e molto forte quella delle parole che sanguinano liberando per un istante e incatenando per sempre.
    Come solo le parole sanno fare.
    Mi piace, mi piace nel contenuto e nel linguaggio che trovo assolutamente poetico, ricco, trascinante. Capace di farsi specchio per chi “scrive” e lascia sulla carta, ogni volta, una parte di se.

  9. Il dolore è intrecciato alla condizione di uomo, di donna, di essere vivente.
    Attraverso i vari stadi, i suoi effetti si ripercuotono nell’odierno, incollandosi, causa/effetto, direi.
    Mentre ne siamo assuefatti, agiamo, quindi è fattore condizionante, elemento, coesistente al suo opposto, nell’agire, “Viviamo”.
    Come tu scrivi, ne siamo posseduti,in un salasso benefico, nel ritrovarci avvolti, chiusi nel bozzolo del silenzio amico, voliamo con esso facendoci baciare dal vento che spira, sin nel profondo della mente.
    Il tuo linguaggio è fluido, diretto, in simbiosi con il compagno presente, non silente, perchè la presenza è astratta, ma pesante.
    Attraverso il dolore, nel suo concedersi e arrendersi, nascono, versi solenni e maestosi,la conoscenza della verità della vita, prezioso dono, è concesso solo a chi, nel passaggio stretto del tunnel infuocato, riesce a trovare il foro d’uscita.
    A te che scrivi parla, arriva, sosta,si lascia assaporare lentamente. Mi piace.

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