Il volo di Anita Rudcliff

Il volo di Anita Rudcliff

Tema: Il peso di esistere (fuori concorso)

Gemma era estremamente tranquilla, quel giorno. Aveva messo la sveglia la notte prima, per essere certa di non perdersi il preciso istante in cui l’alba la mattina dopo avrebbe tinto di rosso quel cielo che non vedeva da mesi. Si era alzata al primo squillo, si era lavata e vestita di tutto punto. Aveva pure fatto colazione, ma il suo stomaco ormai disabituato al cibo aveva lottato contro quella galletta di riso trangugiata insieme al caffè, fino a che Gemma non era stata costretta a correre in bagno a vomitare. Eppure nemmeno quel piccolo inconveniente l’aveva turbata. Si era lavata il viso e aveva indossato uno scialle e aveva aperto la porta. Erano passati mesi dall’ultima volta che l’aveva fatto. Il freddo pungente del mattino la colse di sorpresa, e la fece rabbrividire. Il sole sarebbe sorto a momenti, doveva far presto. Scese i pochi scalini che la dividevano dalla strada, e con passo malfermo si diresse verso la panchina che stava dall’altro lato della via, davanti al parco che tante volte era stato scenario delle sue passeggiate e dei suoi momenti di riflessione. Ma era stato tanto tempo fa. Uno stupore la pervase, quasi che avesse perso la memoria, e quella fosse la prima volta che assisteva al miracolo dell’alba. Dapprima un raggio timido fece capolino all’orizzonte, dietro la sua casa, poi tanti schizzi di luce macchiarono la volta scura della notte, tingendo di rosa e di vermiglio tutto quello che toccavano. Gemma guardava rapita quella magia che esplodeva davanti a lei. I suoi occhi affamati di vita, come bambini davanti a una pioggia di caramelle, assorbivano avidi ogni variazione cromatica, registravano ogni cambiamento. E infine, sazi e appagati, si chiusero e piansero le lacrime che per mesi erano rimaste intrappolate dietro il suo sguardo. Ormai il sole era sorto da qualche minuto. Gemma, con un sorriso nuovo impresso sul volto, si strinse lo scialle sulle spalle, si asciugò le lacrime con la manica del vestito e, quasi rinvigorita, percorse a ritroso la breve distanza che la separava dalla sua prigione. Prima di chiudersi la porta alle spalle, sospirò. Un respiro lungo, che la riempì per un attimo di vita, e un attimo dopo la svuotò di tutto. Le parve d’esser tornata leggera. Le parve di poter volare. Salì le scale e arrivò alla camera dove aveva passato tutti quei mesi chiusa, al buio, senza voler vedere né sentire nessuno, convinta di non essere degna di stare al mondo, e che il mondo non fosse degno di lei. Ma adesso tutti quei pensieri non esistevano più. Erano svaniti come il buio alle prime luci dell alba. Aprì la finestra e lasciò che la luce entrasse di nuovo a far parte di lei, guardò fuori e di nuovo la pervase quel senso euforico di leggerezza, l’estasi che dà la contemplazione dell’universo, dell’infinito. Seduta su quella panchina, mentre il giorno salutava la notte appena passata, Gemma si era di nuovo guardata dentro, e ancora aveva visto solo il vuoto. Questa volta però non aveva avuto paura, e la vertigine dell’abisso non l’aveva piegata. Questa volta aveva capito cosa fare.
Sarebbe volata verso la luce, e la luce l’avrebbe guarita.
Quando un passante la vide, distesa tra le foglie rosse d’autunno, l’espressione distesa del viso, quell’accenno di sorriso che la faceva apparire radiosa, i raggi del sole che baciavano quella pelle pallida, pensò che dormisse. Solo la posa innaturale del collo gli suggerì che probabilmente stava sbagliando, che i suoi occhi l’avevano tratto in inganno, che quello che aveva davanti no era una donna assopita ma un corpo vuoto che lentamente aveva cominciato a sgretolarsi. Dissero che era caduta dalla finestra, che si era sporta troppo. E intanto che il suo corpo si disfaceva, Gemma volava, raggiungeva le nuvole e si perdeva nell’orizzonte infinito.

19 Risposte a “Il volo di Anita Rudcliff”

  1. ragazzi che bello leggere questi vostri commenti , mi riempio di felicità <3

  2. Bellissimo racconto!!! non lo voto solo per antipatia verso l’autrice! o_O

    1. grazie fra…. pensa che invece mia madre mi ha telefonato preoccupata dopo aver letto questo raconto….ahahhaha si stava preoccupando!!!

  3. pensa te stavo rimbeccando (si é il termine esatto) ad Andrea perché ti avrebbe votato, poi ho letto gli altri commenti. Peccato l’avrei anche commentata oltre che votata.

  4. Il mio racconto non è in gara stavolta , ma vi sarò grata lo stesso se vorrete lasciare un commento ….

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