Il primo… secondo appuntamento di Sara Stuani

Il primo… secondo appuntamento di Sara Stuani

Tema: La bugia

Mentivo a me stessa, lo sapevo bene, eppure continuavo a farlo. Perché? Forse è più facile così. Affrontare una serata così temuta eppure attesa, voluta e desiderata ma, in qualche modo, spaventosa nella sua assurdità era troppo per il mio scarso equilibrio. Tra poco sarei uscita con lui e avremmo cenato, da soli. Come sarebbe stato e di cosa avremmo potuto parlare dopo tanti anni? Del nostro passato, forse? L’idea non mi solleticava neppure un po’. Non volevo parlare di me, delle mie scelte, giuste o sbagliate che fossero. Non volevo vedere nei suoi occhi il biasimo, la rabbia o peggio ancora la soddisfazione di un “l’hai voluto tu!” non pronunciato a alta voce.
L’avevo voluto io non era una bugia e, a causa mia, le nostre vite si erano separate e interrotte per molti lunghi anni.
Ancora una volta ero stata io a volere ricontattarlo, a volere quell’incontro. Quindi perché ora sentivo quel panico prendermi lo stomaco come un grosso boa intento a strizzarmi nelle sue spire?
Mi guardo allo specchio e mento ancora: non sono cambiata così tanto. Certo, queste rughe una volta non c’erano, lo sapevo che avrei dovuto usare qualche crema antietà, mi dico, tirando la pelle vicino agli occhi fino a sembrare un’ orientale; almeno i capelli bianchi sono stati abilmente nascosti da due ore di parrucchiera! Il vestito scelto per l’occasione mi guarda appeso all’armadio. Mia madre l’ha stirato per me, sorridendo complice, e discutendo, allegra, su come dovessi sistemarmi i capelli.
Lei trova tutto questo tremendamente romantico. Sbuffo.
Io lo trovo strano. La vita vera non è un Harmony e sono assolutamente certa di aver letto uno di quei romanzetti con una trama simile in passato.
Sono troppo vecchia per tutto questo.
Le farfalle che una volta abitavano le mie budella sono così morte che nemmeno un negromante potrebbe resuscitarle. Sorrido, cinica, all’idea di farfalle zombie che svolazzano a scatti, con le antenne storte.
Sarebbe una cosa da me.
Mi vesto e mi accorgo che mi tremano le mani. Guardo l’orologio di continuo, non sono in ritardo anzi, se non è troppo cambiato, sicuramente ritarderà lui. Quindi ho ancora un po’ di tempo per maledirmi e darmi dell’idiota. Mi chiedo se lo troverò cambiato ma so che non è davvero questo a preoccuparmi. Piuttosto, temo quello che penserà lui di me. Mi guardo ancora allo specchio. Non mi sono mai guardata così tanto, come questa sera, in una superficie riflettente. Odio il mio aspetto. Dovrei vedere una donna adulta sicura di sé, invece vedo solo una ragazzina insicura. Vedo quello che c’è nascosto sotto i chili di troppo, il sorriso sarcastico che spesso si dipinge sul mio viso, vedo la menzogna che propongo al mondo intero. L’attrice sempre pronta a recitare la parte che tutti si aspettano, il dramma che tengo in ballo da così tanto tempo che ormai non so più come sono fuori dal palcoscenico.
I miei occhi brillano di una strana luce. Saranno i faretti del bagno, sarà il trucco che non uso mai che ora tinge le mie palpebre in modo delicato.
Mi chiedo dove andremo, tuttavia non ha davvero importanza. Non riesco a stare ferma, la scarpe sono troppo alte, non ci sono abituata e se finissi per cadere come una stupida?
Faccio dei respiri profondi. E’ solo una semplice cena, tutto qui. Il giorno dopo torneremo a sentirci ogni tanto, giusto per un laconico “come stai?” e gli auguri di Natale. Non si farà male nessuno e non avrò problemi a indossare la mia solita maschera anche davanti a lui. Non capirà chi sono davvero, è passato troppo tempo.
Basta! Non riesco più a restare ferma qua a aspettare. Mi avvio sulla strada sopra la casa dei miei, le scarpe non sono adatte a camminare, ma non morirò per qualche vescica. Sono eccitata e ansiosa allo stesso tempo; sono certa di aver sbagliato vestito e mi maledico per non essermi messa i miei soliti jeans. Di sicuro ho sbagliato scarpe, ma sono davvero carine penso guardandole, vagamente soddisfatta per la scelta. Eppure devo farmi violenza per non correre verso casa e cambiarmi da capo a piedi con qualcosa di più comodo e rassicurante.
Un macchina si avvicina. Mi si accende un sorriso che quasi mi ferisce la faccia, anche se dentro mi innervosisco un po’ perché trovo ingiusto che lui possa avere tutto il tempo di guardarmi nella mia ridicola interezza.
E’ solo una cena, domani sarà tutto come prima. Una chiacchierata, una passeggiata sul lungomare, magari un breve flirt romantico nel remoto caso ci trovassimo entrambi gradevoli, tutto qui.
Domani ognuno per la sua strada, alle nostre solite vite.
Un po’ impacciata dai tacchi e dal vestito, entrambi capi che non sono abituata a portare, salgo in auto con la grazia di un ippopotamo sbronzo e il cuore che mi batte come quello di un colibrì.
Ci guardiamo. Maledizione, non è cambiato affatto in questi lunghissimi anni! I suoi occhi sono ancora come un cielo d’estate bagnato da raggi di sole. Mi sorride e io gli rispondo col cuore in gola. Sento la mia maschera di cera sgretolarsi davanti ai miei occhi e davanti ai suoi. Rimango di fronte a lui, scoperta e indifesa, la vera me senza più artifici ne bugie.
In quel momento mi rendo conto di essere nei guai ma, quando mi sfiora delicatamente il viso, non sento più alcuna paura.
Sono a casa.

22 Risposte a “Il primo… secondo appuntamento di Sara Stuani”

  1. bel racconto: è attuale e rispecchia molto bene dei sentimenti diffusi, oltretutto, davvero ben scritto!

  2. Voto questo testo. Mi è piaciuto per il tema, assolutamente vero, è per il ritmo, che mi ha tenuto sempre sul pezzo.
    Bello

  3. e poi? Il giorno dopo, com’erano le sensazioni? Bello, voto per questo testo.

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