Non ancora di Antonella Mattei Keiko

Non ancora di Antonella Mattei Keiko

Genere: Drammatico/Psicologico

Mi sdraio sulla sabbia bollente, chiudo gli occhi e mi arriva nelle orecchie la voce profonda di un interprete che amo; sta cantando per una donna parole dolcissime. È una registrazione live, la musica della Duke Orchestra è potente, l’intensità della voce arriva dritta al cuore; se qualcuno mi fosse stato vicino come alla protagonista della canzone forse la mia strada sarebbe stata meno aspra, meno faticosa da percorrere. Assaporo un lento dolore dentro lo stomaco, godo assurdamente di quella malinconia, sfioro il tasto repeat e la musica ricomincia. Ascolto ancora più attentamente le parole. Inizia dicendo: “Questo è per te”. So benissimo che è per gli spettatori paganti di un teatro, ma se fossero davvero per me? Cosa sarebbe successo se qualcuno mi avesse detto che le stelle cadono giù dal cielo ogni volta che cammino e c’è sempre qualcuno vicino a me? Non lo saprò mai, non è più tempo per porsi domande, non si può mai tornare indietro. Che peso ha l’assenza? Specialmente quando quell’uomo è fisicamente presente davanti a te?
Inizia un’altra melodia, come ci godo a farmi del male. La colonna sonora del film “Lezioni di piano” mi riempie le orecchie e il cuore. Michael Nyman è riuscito a tradurre in musica stati d’animo che conosco alla perfezione, la disperata richiesta d’aiuto di
una donna muta è identica alla mia sofferenza di fronte all’assoluta immobilità emotiva
che devo affrontare. La musica mi trascina lontano,le scene del film mi scorrono sotto le palpebre chiuse, due grosse lacrime rotolano lungo le guance, lascio che scivolino via, vicino alla bocca e poi giù sotto al mento, per sparire inghiottite dalla sabbia. Il brano che mi provoca quel forte turbamento è finito; non spengo nemmeno l’ipod, mi tolgo gli auricolari e li butto sulla sabbia insieme agli occhiali da sole, prendo la maschera e mi dirigo verso il mare.
L’acqua è fresca, quasi fredda, limpida più del solito, mi sistemo la maschera ben stretta dietro la nuca e m’immergo. Il fondale è della stessa sabbia scura, la forte presenza di ferro la rende quasi nera; banchi di piccoli pesci mi scivolano intorno e furtivi granchi sgattaiolano veloci in cerca di un riparo. Riemergo per prendere aria e
vedo sulla superficie alcuni gabbiani occupati a pescare; voglio guardarli da sotto e m’immergo di nuovo cercando le sagome degli uccelli. Li osservo, distorti dal vetro della maschera; sono stupendi mentre affondano il becco e la testa per catturare le prede, inalo ancora aria e procedo a rana per diverse bracciate, forse troppe perché mi accorgo che il fondale sembra distante anni luce dalle mie gambe. Il mare, poco mosso, forma delle piccole onde rapide che, per chi non è esperto nel nuoto, creano difficoltà per riprendere aria. Riemergo, mi sono spinta più lontano di quanto potessi; ho perso anche il mio punto di riferimento. Non ho tenuto conto delle forti correnti e mi ritrovo spostata di alcune decine di metri. Stranamente non ho paura, in un’altra vita il panico mi avrebbe vinta, mentre ora resto lì, in balia della corrente come i gabbiani. Sembra un mondo perfetto: il cielo turchese velato da nubi di zucchero filato, il vento leggero che porta con sé suoni e odori straordinari, l’acqua che mi racchiude e mi attira promettendomi una pace che quel coltello nelle viscere mi toglie. Un’idea malsana m’assale, ma in fondo so che è sempre esistita dentro di me; ricordo perfettamente quante notti sono rimasta con gli occhi spalancati pensando quale fosse il male minore, ricordo le mie albe solitarie e gelide a interrogare una stella lontana e silente, unica confidente di dubbi e domande senza risposte. Sarebbe davvero tremendo finire così?
Adesso, senza dolore, lasciarsi finalmente trasportare, non opporre più resistenza; mettere a tacere tutto, non porsi più dilemmi, non elemosinare attenzioni. Far finta che davvero sia una naturale evoluzione la fine di un amore. Forse ne vale la pena. Forse, alla fine, una piccola parte di me potrà stare vicino a quella stella, lassù nel cielo.
Mi tolgo la maschera, la guardo galleggiare e allontanarsi mentre il mare decide la sua sorte; prendo aria e torno sotto, l’acqua salata brucia forte gli occhi ma non li chiudo, devo vedere tutto finché posso. Non sono abituata a immergermi senza maschera, l’acqua s’insinua impertinente nel naso; non oppongo alcun tipo di resistenza, solo qualche colpo di gambe per andare sempre più giù in quell’imbuto oscuro che si apre invitante e ammaliante sotto di me. Mi sto lasciando andare: è come un viaggio all’indietro nel tempo, il destino decide per me. Sto affogando. Tutt’intorno solo acqua, conchiglie, qualche pesce e null’altro. La pressione sul torace è diventata insopportabile, tanto vale aprire la bocca e finire in fretta; anche la vista comincia ad annebbiarsi, immagini evanescenti mi appaiono davanti, sirene conturbanti e sinuose che svelano un ghigno ferino.
Improvvisamente il panico mi travolge: annaspo, cercando inutilmente un po’ di aria, scalcio con tutta la forza che mi rimane e mi spingo verso l’alto producendo un piccolo vortice di bollicine e sabbia che cela una sagoma sconosciuta e ancora irreale. Spingo ancora più forte con le gambe verso quella forma, mentre gli occhi sono ormai quasi ciechi; allungo un braccio e una mano forte afferra il mio polso trascinandomi
in alto, verso la superficie. Il primo respiro sembra quello di un neonato, tutta l’aria del mondo è mia, poi riprendo il mio ritmo regolare e mi accorgo che, lentamente, sto guadagnando la riva abbracciata a mio figlio che tiene infilata al polso la mia maschera.
Ci sediamo sulla sabbia, lui inganna la paura con un sorriso, senza farmi domande,
persino sotto la selvaggia abbronzatura trapela un pallore inconsueto;
gli appoggio la testa sulla spalla e riposo scaldandomi al calore feroce del sole.

Brano tratto dal mio racconto “Immobile”

17 Risposte a “Non ancora di Antonella Mattei Keiko”

    1. Voto giunto in ritardo, le votazioni si sono chiuse sabato 24/05/14 alle ore 23:59

  1. Bella scrittura Antonella, e molto fluido lo scorrere del testo, con un finale in bilico tra speranza e amarezza.

  2. Voto per Antonella Tutto quello che scrive lo scrive con il cuore e arriva al cuore del lettore.Bravissima!

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