Senza parole di Oliviero Angelo Fuina

Se avessi saputo che l’incontrarti mi avrebbe arrecato una così grave perdita, quel giorno sulla riva del mio lago non mi sarei mai permesso di sfidare note leggi fisiche facendo saltellare la pietra piatta sulle vene pulsanti dello specchio d’acqua.
Uno, due, tre, quattro, …e si!, cinque salti per il mio sguardo sempre stupito.
Niente di male, in questo atto di sfida.
Male fu cercare la tua muta approvazione, con fiero sguardo proteso, come se essermi testimone fosse indispensabile.
Tu nel tuo anacronismo statico di lunga veste bianca e ombrellino in tinta.
Tu, il lago ed io, che già vivevo in un quadro di Monet!
Qualsiasi parola al riguardo avrebbe potuto frantumare questa tela ma tu, disegnandoti un sorriso d’invito, ti girasti verso l’acciottolato che tagliava il prato, sommando passi che aspettavano la sfida.
– Qui, anche dopo sei passi, sicuramente non affonderemo – ti dissi stupidamente dopo averti affiancato nel ritmo.
– Ne sei proprio sicuro? – fu la tua risposta sibillina, prendendomi con inusuale confidenza sotto braccio.
No. Non lo ero più. E nuotare nel mare tempestoso del mio sangue ribollente dal cuore divenne impresa ardua.
Galleggiammo comunque tutto il giorno in un lago di seta su zattere di pelle e carne ed i tuoi sospiri furono petali di ninfa nelle mie liquefatte emozioni.
Quando le nostre ombre si uniformarono al crepuscolo sdraiato nella stanza, la carezza del tuo sorriso si fece portavoce nel tuo commiato.
Con stupita confidenza andasti a lavarti e ti rivestisti di quel bianco ancora luminoso nei contrasti serali.
Ti vidi andar via come quando uscisti dal lago, per quello che ricordo. Solo l’ombrellino rimase chiuso.
Scostai lacrime di lino e dall’occhio di vetro della stanza ti seguii fino al tuo voltarti verso me, regalandomi il tuo ultimo sorriso. Senza parole.
Come da allora ne rimasi senza io.
Le uniche superstiti furono quelle di questo ricordo che porto nel taschino della giacca vicino al cuore.
Tutte le altre mie parole sono restate sulla tua pelle conosciuta da sempre.
Il tuo nome soltanto mi è rimasto sconosciuto.
Non potendo chiamarti scrivo di te con le uniche parole rimaste.