Ricordo ancora il suo corpo appena unto di sabbia bagnata. Io sedevo accanto la lanterna, al di fuori della stanzetta, sul belvedere del faro a fumare l’ennesima sigaretta quando il tempo si prese una pausa… In sintonia con un tramonto di quelli particolarmente intensi di luce armoniosa, pronto a cullare i pensieri, si, proprio quelli che aprono le ali della fantasia, quella sera magica volgeva al termine, quando un lieve vento adagiò ai miei piedi il planare di un piccolo foglietto bianco. Strano dissi, fin qua su, cosa può mai arrivare dal basso, eppure c’è, ed è lì che mi guarda, dovrò pure assumermi la responsabilità di scoprire cosa c’è scritto. Rimasi immobile, lo sguardo riprese a tratti il tramonto ed il faro acceso, come una videata cerimoniale, pur se di scarsa ufficialità, per me fu un attimo sublime. Il mare faceva finta di non vedermi e se ne stava sereno a bassa voce. Decisi allora di metter mano a quella macchietta bianca davanti a me, accartocciando l’oggetto non identificato, lo strinsi nella mano e continuai a fumare indisturbato. In basso, la sabbia sembrava color oro sbiadito, ogni tanto presenze silenziose riempivano con gracili rumori quel manto maestoso. C’era una bella veduta dal sommo guardiano, poi un’occhiata lungo il fior d’acqua, poi un’altra e un’altra ancora e quando la sigaretta terminò, aprii il foglio, alternando lo sguardo con una strana figura all’orizzonte, ferma, si capiva che era una donna, con i capelli lunghi e neri, indossava un velo bianco trasparente e il costume azzurro mare. Lessi il foglietto ormai quasi consumato, c’era un numero di telefono. Pensai che le coincidenze rimanessero tali e che in fondo il paranormale fosse tutta un’altra scienza. Il tramonto stentava un piccolo bagliore, decisi allora di inviare un messaggio con il cellulare, ero curioso di sapere a chi appartenesse quel numero, e così feci. Nessuna risposta. Il vento tremò risvegliando le acque fin troppo accomodate; cercai di nuovo la donna dal manto bianco, ma nulla. Mi alzai tutto scricchiolante intenzionato a rientrare e scendere così dalla torre quando un ultimo sguardo verso il mare, mi regalò la dea dal manto bianco, era lì e guardava verso me. Rimanemmo forse per più di mezz’ora non ricordo, fermi fissi a guardarci, senza un cenno, un movimento che facesse intendere un primo approccio.
So con certezza che dormii per un’ora soltanto e che al risveglio mi ritrovai sulla spiaggia coperto da un velo bianco dal profumo di fragola. Salii sulla torre, questa volta correndo, controllai la lanterna ed uscii sul belvedere, accanto la porta in vetro, cicche di sigaretta sparse ed un mucchietto di carta bruciata. Mi girai verso il muro esterno della torre e proprio in direzione del mare c’era una scritta: Alfa e Omega – Roberta… per sempre. Frastornato, accesi l’ultima sigaretta rimasta e mi adagiai nello stesso punto della sera prima, assorto nei pensieri e stupito di essermi innamorato di un fantasma. Il manto bianco si disperse nel nulla, il mare s’infuriò ed il faro segnalò: pericolo.