P. ed I. non trovano pace di Andrea Borrelli

Immaginate per un momento.
Immaginate due uomini.
Per tenere l’anonimato li chiamerò solo con l’iniziale del loro nome.
Immaginate, quindi, due uomini, uno P. e l’altro I.
Due uomini completamente diversi tra loro, fisicamente ed intimamente, che ad un certo punto della loro vita si incontrano faccia a faccia, in un dato luogo e tempo, senza la possibilità di poter tornare indietro o di andare avanti. Ma con la sola certezza di vivere così, uno di fronte l’altro, completamente diversi. Ognuno con il suo pensiero.
Adesso si avvicina un terzo uomo, M.
M. è bugiardo, cattivo, irascibile, falso, prepotente, manipolatore, superbo, vanitoso. Ad M. sta bene che P. ed I. non smettano mai di litigare. Anzi ad M. sta bene che P. ed I. non solo litighino, ma passino dalle parole alla violenza. Più la discussione cresce, più M. accende gli animi, per vedere questa violenza. Non si allontana mai, ma sussurra parole d’odio all’orecchio prima di uno e poi dell’altro.
Due uomini che discutono in maniera accesa, senza riuscire a trovare un compromesso alla loro logica, ma continuando nessuno dei due riesce ad allontanarsi neanche di un passo dalle proprie ragioni.
M. sembra mai essere soddisfatto, incalza fino a quando P. ed I. iniziano a prendersi a botte. M. guarda e sorride, è contento. Rincorre gli uomini e preme affinché continuino a farsi del male.
Immaginate P. ed I., prendersi a calci, pugni e scorrere il loro sangue. Ma non finisce qui. Ogni volta che uno scaglia un pugno verso l’altro con la mano destra, poi con la sinistra allunga il braccio per aiutarlo a rialzarsi. Così a vicenda. Ferirsi, accoltellarsi anche spararsi. Poi aiutarsi di nuovo a suturare la ferita. Perché M. è cattivo, ma non fino al punto di vederli morti, solo sofferenti e così poterli veder curare, prendersene il merito. Continuare a tal punto che M. osserva, rimprovera ed incoraggia ancora. E loro farsi del male e poi ricucirsi. All’infinito.
Adesso immaginate di poter dare un nome vero a tutto questo.
Immaginate di poter chiamare P. come Palestina e I. come Israele, ed immaginate il Mondo che li guarda. Immaginate il dolore che c’ è. Immaginate quello che manca.