Aghi di galaverna, stalattiti di fiele,
del cuore, alle pareti, nel gelo del tuo sguardo;
diteggio le parole sui datati spartiti,
cacofonico testo di musica immemore;
eteronomo gesto la mano nel taschino,
eufemismo eufonico per spacciarti sorriso;
del tuo scozzare carte sul tavolo graffiato
d’impotente dolore, ti rassegno vittoria.
E nel mesto profilo del mio voltarti viso,
lascio ai tuoi piedi gocce d’aghi di brina sciolti