L’ambiguo dallo sguardo vuoto di Cristiana Verazzo

Era tardi, come al solito, e non volevo rientrare nel vuoto più totale. Mi meritavo qualcuno per strada, dopotutto lavoravo per loro: la gente.
Avrei voluto sentirmi un po’ più leggero, e invece, come ogni stramaledetto giorno dispari, mi portavo sulle spalle un fardello degno di Atlante.
Purtroppo per me non ero il solito psicologo, non riuscivo a distaccarmi dai problemi dei miei pazienti come avrei dovuto. Risultato? La mia empatia mi portava ad essere meglio di uno sciamano…per loro, s’intende, perché toccava a me poi fare i conti con le brutture, i dolori, le fobie di ogni singolo individuo che si sdraiava su quel cazzo di lettino. Pur sapendolo non riuscivo ad evitare quel transfert e non capivo come mai, a scapito degli studi fatti con tanta attenzione, non potessi agire diversamente. Attraversai il corso principale che le saracinesche erano ormai serrate, sperare in qualcuno era ormai un’utopia, anche se…forse… E infatti eccolo lì, come sempre fermo a rimirare Sant’Andrea nella nicchia accanto alla pizzeria del Signor Ignazio. Alto, dinoccolato, con le spalle curve; doveva essere un fervido credente per trovarlo in adorazione tutte le sante volte che passavo di lì, ma chi lo sapeva. M’incuriosiva il tipo, ma dopo tutto non erano fatti miei come passava il suo tempo. Stavo per passargli accanto quando gli cadde dalle mani una candela accesa rotolandomi tra i piedi, scansai l’oggetto e mi chinai a raccoglierlo. Ero ancora inginocchiato quando mi sussurrò all’orecchio: ” Può salvarmi dottore? Può prendere il vuoto che c’è in me oppure riempirlo con qualcosa?” Mi voltai di scatto e incrociai il suo sguardo perso, opaco. Ma era sicuro di capire quel che diceva? “Non capisco” dissi fermo e lui sorrise di sbieco.”Ma sì che capisce, le basta toccarmi. Così” e dicendolo prese una mia mano e se la poggiò sul braccio. Lo scambio fu veloce e potente: in un istante tutto quello che conoscevo, che vivevo, che sentivo, passò a lui lasciandomi svuotato di ogni cosa. Sollevandosi mi fissò e sorrise: “Grazie dottore, è stato molto soddisfacente. Ah….dimenticavo: la prossima volta stia attento a ciò che desidera, potrebbe avverarsi”. Quando se ne andò mi accasciai sull’asfalto: quel mostro mi aveva appena prosciugato l’anima!