L’aeroporto di Irma Panova Maino – tratto da: “Incantesimo in spire”

Per quanto potesse sembrare assurdo, anche la seconda volta in cui s’incontrarono fu del tutto casuale.
Non poteva essere definito in altro modo un incontro nel bel mezzo di un aeroporto internazionale, entrambi dall’altra parte del mondo. Non vi poteva essere nulla di prestabilito e non nelle circostanze in cui era avvenuto.
Alex era entrato nel bar per dissetarsi con qualcosa di fresco e lei era lì, seduta ad un tavolino appartato, concentrata nella lettura del proprio libro.
Si era stropicciato gli occhi incredulo. E aveva dovuto inspirare ed espirare più volte per riuscire a riportare le emozioni a un livello accettabile. Tuttavia non appena lei aveva alzato lo sguardo, probabilmente disturbata dall’intensità con cui la stava fissando, gli aveva sorriso con ironia, lasciando nuovamente trapelare quel suo broncio sexy e accattivante.
Il lavoro di Alex lo portava spesso e volentieri sulle tratte aree di tutto il globo, costringendolo ad avere sempre una valigia pronta per ogni evenienza. Tuttavia perché lei fosse nello stesso aeroporto, nella stessa città oltre oceano, era stato tutto da capire.
Non gli era sembrata il classico piccione viaggiatore, ma dall’abbigliamento e dalla disinvoltura con cui successivamente si era destreggiata nei vari passaggi aeroportuali, era stato evidente il fatto che fosse più che abituata a gestire situazioni simili.
Era andato da lei a passo spedito, deciso a farsi dare delle spiegazioni per il modo con cui era scomparsa la volta precedente, sperando di riuscire ad avere almeno un suo numero di telefono, cercando oltretutto di comprendere che cosa ci facesse lì.
Lei lo aveva spiazzato di nuovo. Lo aveva zittito con un bacio feroce, intriso di promesse stuzzicanti e piuttosto esplicite. Nello stesso momento in cui aveva percepito il delicato calore del suo cavo orale, aveva perso ogni capacità cognitiva, dimenticando persino dov’era e che cosa stava facendo.
Perso nel languore di quel corpo premuto contro il suo, l’unica cosa che gli era stata chiara, era stata la possibilità di trovare, al più presto possibile, un angolo appartato in cui poterla possedere, lontano da sguardi indiscreti. E se lei non avesse avuto la presenza di spirito d’interrompere quel bacio, forse non avrebbe nemmeno atteso di scovare quell’angolo.
Avevano oltrepassato la zona doganale insieme, ridendo per la coincidenza ed erano finiti nel primo bagno che avevano scovato libero e un po’ più discostato rispetto a quelli posti nel corridoio di transito centrale.
E lui l’aveva presa nuovamente in quello spazio ristretto, senza nemmeno chiedersi se fosse opportuno farsi beccare in una situazione compromettente come quella. L’aveva posseduta contro le piastrelle fredde dell’ultima cabina, incurante di chi entrava e usciva, badando bene di fare meno rumore possibile e di soffocare i gemiti in ogni modo possibile.
Nulla avrebbe potuto distrarlo da lei, nulla avrebbe potuto farlo desistere da quella follia. Non vi era alcuna spiegazione razionale per quell’ossessione, che pareva coglierlo ogni volta che la vedeva, come se l’unico scopo della sua vita fosse quello di avere rapporti carnali con lei. Non gli era mai capitato prima e forse non sarebbe più accaduto con nessun’altra, tuttavia, ciò di cui Alex era assolutamente conscio, era il fatto che lì, in quel bagno pubblico, nel bel mezzo del mondo, tutto pareva perdere la propria valenza e l’unico fattore veramente fondamentale sembrava lei e il bisogno che aveva di godere e sentirla godere.
Alex non si era mai lasciato andare a simili performance trasgressive, non era mai stato un uomo amante delle situazioni rischiose e imprevedibili, forse proprio il contrario. Pianificava i suoi appuntamenti con cura e le sue avventure erano sempre state a rischio calcolato. E rischio calcolato significava portarsi a letto qualcuna che già conosceva e con cui aveva avuto almeno un minimo di rapporto interpersonale prima.
L’idea di scoparsi praticamente un’estranea, in un bagno pubblico in un aeroporto internazionale, non rientrava decisamente nei suoi modi di agire e di pensare.
Tuttavia Kate possedeva quel qualcosa che scatenava in lui una libidine tale da sembrare quasi assurda. Incontenibile e inconcepibile. Non aveva idea di come potesse quella donna portarlo ad avere reazioni simili, ma con lei perdeva ogni possibile inibizione. Con lei si sentiva come un maniaco sessuale, pronto a sfogare i propri desideri in qualsiasi luogo, a qualsiasi ora e in qualsiasi posizione umanamente accessibile.
Non vi era nulla di scandaloso in quello che facevano, nulla che potesse essere condannato come un qualcosa accaduto fra due adulti consenzienti, tuttavia, vi era sempre un sottofondo profondamente erotico e dal vago sapore illecito nei loro rapporti. E ancora una volta, alla fine, Alex non era riuscito a sapere nulla di lei. Era scappata con un sorriso e un ultimo bacio eccitante, adducendo la scusa che rischiava di perdere l’aereo.