Da che parte stai? di Maurizio Antinori

Era così evidente. Tutto quadrava alla perfezione.
Ma no n c’è cieco più cieco di chi non vuol vedere… E lui non si era voluto accorger di niente.
E adesso cosa avrebbe potuto fare. Chi sarebbe giunto in suo aiuto? Chi avrebbe creduto mai alla sua incredibile storia? Neanche lui riusciva a crederci.
Tutto lasciava intendere quello che non era in realtà. Era come vivere in uno di quei film con quell’attore… come si chiama? Che poi alla fine tutto si risolve, tutto viene visto da un altro punto di vista. Un altro punto di vista, si… Ma quale?
I punti di vista.
Aveva imparato, a sue spese, e dopo mille battaglie contro i mulini a vento, che la verità, il giusto, l’errore, non hanno mai una forma definita, un corpo dalle nitide sembianze. No, la ragione non sta mai da una parte sola.
Dividendo razionalmente, matematicamente una qualsiasi azione, un qualsiasi gesto o frase detta o anche non detta, in tanti piccoli fotogrammi e analizzandoli come sotto un microscopio immaginario, allora si può capire. Allora puoi capire le mille forme di una sola ragione che sono mille ragioni. A seconda dei punti di vista.
Perché allora in quel frangente non ne trovava più di uno? Perché capiva solo che agli occhi di tutti lui sarebbe stato il colpevole?
Aveva la vista annebbiata. Sapeva che avrebbe pagato per un crimine non commesso. Ma perché?
Perché quello che a tutti gli effetti era un suicidio, il suicidio perfetto, sarebbe invece stato ricordato come l’ennesimo delitto folle?
Solo lui sapeva. Solo lui avrebbe saputo.
No. Non poteva finire così.
Avrebbe aspettato. Avrebbe riflettuto.
Ne avrò di tempo. Si, ne avrò sicuramente parecchio.
So chi dovrà pagare per questo. Lui sa. Ma è protetto. Guai farne solo il nome. Guai solo a pensarlo.
E chi lo pensa?
Io so.
Lui sa.
Aspetterò.
Mi condanneranno, mi umilieranno, i giornali parleranno di me. E anche di lui, anche se per ovvie diverse ragioni. Ma un giorno sarò di nuovo libero. Per buona condotta, magari, sarò libero anche prima. E allora, quando tutti avranno dimenticato, quando tutto sarà cancellato, allora io tornerò. Tornerò solo per lui. E sarà l’ultima volta che ci vedremo.
Una volta libero io so come avvicinarlo. Si. La mia vendetta sarà terribile. E di nuovo nessuno saprà. E di nuovo i giornali parleranno di me. E di nuovo io non avrò niente da dire ai giornali. E qualcuno dirà ve lo ricordate? È quello che vent’anni fa… per certa gente ci vorrebbe la pene di morte! Altro che…
E molte voci si uniranno. Ci saranno cortei perché i pazzi siano almeno rinchiusi per sempre. Ed io non dirò niente. Porterò il nostro piccolo segreto con me. Chiuso nella mia cella che non è la galera, ma è il mio corpo ormai stanco e vecchio e ansioso di raggiungervi. Perché tanto vi troverò. Qualunque sia il vostro inferno. Io vi troverò e vi perseguiterò. All’infinito. Per sempre.
Intanto, magari, qualcuno potrebbe ricollegare i due delitti a distanza di tutti questi anni, e cercare di capire. Dare un senso a tutta questa follia. Si, qualcuno magari potrebbe razionalizzare, analizzare e capire. Dare una risposta ai vari interrogativi. Cambiare punto di vista, finalmente. Già, ma a chi darebbe ragione? Da che parte si schiererebbe una volta capito? Se mai qualcuno potrà capire…
Forse non darebbe ragione a nessuno, forse saprebbe non schierarsi. Forse sarà così grande, così immenso da riuscire a descrivere i fatti senza volerli giudicare…
Ma chi sarebbe mai costui se anche Dio ha la pretesa di poter giudicare?
Intanto la polizia è arrivata.
Qualcuno deve averla chiamata. Forse faceva parte del piano. Forse è stato lui.
Mi portano via.
Io mi chiudo nel mio mutismo. Mi preparo ad aspettare.
Aspettatemi.
Tornerò.