Sopravvivere all’assenza di Nadia Milone

Ci sono assenze pesanti come macigni. La lontananza è come una spada piantata nel cuore e pugnala nei momenti peggiori. L’assenza di chi vorrei avere vicino mi tormenta quando, guardando una fotografia, gli sfioro il viso e le dita sentono solo la fredda superficie liscia del monitor. Quanto sarebbe bello potersi parlare, toccare e abbracciare, penso la notte prima di addormentarmi, stringendomi al cuscino. E quando mi sento sola, quando piango e avrei bisogno di un abbraccio, oppure quando sono nervosa e vorrei qualcuno vicino che mi calmasse, magari con un bacio, allora sì, in quei momenti la malinconia mi assale. Ma poi basta poco, un messaggio, due parole e mi torna il sorriso. Certo, non è come stringerlo fra le braccia, ma da quella parole rie
sco ad estrarre la mia linfa vitale, un nettare prezioso che riesce a risollevarmi anche quando sto sprofondando nel fango. In alcuni momenti, avverto la sua presenza vicino a me e riesco ad essere un po’ più forte, non mi sento più sola come prima, sebbene fisicamente sia lontano chilometri. Ma se chiudo gli occhi, immagino che, magicamente, le distanze vengano eliminate e lo vedo lì, a pochi passi da me. E’ solo un sogno, ma è una speranza che mi aiuta a vivere.
Ormai ci sono molti modi per tenersi in contatto, ma assolutamente nulla può sostituire un bacio, il calore di un abbraccio o magari, una folle notte di passione. Toccare la sua pelle, sentire il suo respiro e le sue mani…
A volte mi rattristo un po’, ma poi guardo il cielo immaginando che, magari, anche lui lo stia guardando e mi pensi un po’ e allora, in quel momento, lo sento più vicino. Forse è questo il modo per sopravvivere all’assenza.