Mancanze di Gabriele Palumbo

Erano passati già tre mesi…tre mesi in cui le mie già pessimistiche aspettative furono di gran lunga superate, ma non volevo andarmene…sarei dovuto partire l’indomani mattina, con l’aria fresca tipica delle prime luci del mattino e con le valigie sempre piene di cose che non avrei mai usato…non volevo andarmene, ogni volta mi abituavo all’assenza degli altri, della compagnia di sempre, dei mie genitori, all’assenza di quelle piccole cose che ti riempiono la giornata, ogni volta mi abituavo…e sicuramente, con più facilità, loro si abituavano alla mia di assenza…non era tanto la mancanza, la nostalgia, come ho già detto purtroppo o per fortuna a queste cose riuscivo ad abituarmi…la vera fregatura era la consapevolezza che con la tua assenza gli altri cambiavano sena di te e tu cambiavi senza di loro, la consapevolezza che ogni volta che te ne andavi perdevi dei pezzi per strada, magari piccoli tasselli, ma fondamentali per incrinare un rapporto, un legame o quant’altro, fondamentali per rendere il tuo ritorno sempre più difficile, a lungo andare sapevo sarebbe diventato anche più difficile della partenza…