Tendenzialmente di Adriana P.

Ero così. Ero così marcia.
Era quello il periodo in cui girovagavo senza meta con una bottiglia in una mano e una diecimila lire nell’altra: le pupille gustative inesistenti; la gola in fiamme; le narici bruciate.
Ero così. Tendenzialmente persa.
Era quello il periodo in cui non ricordavo il mio nome e la mia provenienza ma, ancora peggio, neanche mi importava ricordarlo. Nient’altro ero se non quella bottiglia e quella diecimila lire in mano.
Euforica, estasiata, in bilico tra corde di violino troppo tese per poterci camminare sopra. Ho sempre amato i precipizi, specialmente quando credevo di camminare sul loro bordo e invece naufragavo persa nella lava di un vulcano.
Ero così. Marcia.
Era quello il periodo in cui mi sentivo potente, e non perchè lo fossi realmente: potente è chi sa scegliere la propria vita e camminarci affianco, a volte sbandando. Chi si lascia trascinare negli inferi senza saperne uscire non è potente, neanche con una bottiglia in mano e tanto meno con quelle diecimila lire arrotolate nell’altra.
Ero così e forse lo sono ancora.
Tendenzialmente marcia. Lo sono io, forse fa parte di me, e in quanto mia assoluta parte oscura me la tengo cucita addosso senza riuscire a distaccarmene.
C’è una sola differenza, così piccola e grandiosamente immensa.
Ero così e un giorno, mentre girovagavo persa senza meta, degli occhi mi hanno perforata: ho appoggiato la bottiglia sul marciapiede e ho srotolato quelle diecimila lire.
– “Scusi, quanto costano quelle rose?”
Ecco, avevo trovato un buon uso per quei soldi.