Nostalgia di Anna Cibotti

Se oggi mi svegliassi da un sonno lungo trent’anni, mi troverei in un mondo diverso da come lo ricordavo.
Un mondo nuovo e sconosciuto.
Mi appellerei al ricordo delle cose che vedevo in quei giorni lontani e che adesso, non sono più le stesse.
Mi tornerebbe in mente una spiaggia lunga profonda e solitaria, nell’alba di allora.
Un’immensa campagna odorosa di terra, di verde e di vento.
Una fitta pineta profumata di resina che nascondeva le case e guardava il mare affondando le radici dei suoi pini nella sabbia dorata.
Un piccolo paese fatto di poche case con le chiavi lasciate attaccate alle porte.
La metamorfosi lenta e inesorabile di questo lungo sonno, la sento e la vedo oggi.
Oggi che sono sveglia e guardo il mare che ha divorato la spiaggia rendendola una striscia di sabbia che ad ogni mareggiata s’inonda d’acqua per lasciarla poi, piena di tronchi e meduse morte, sento quasi il suo sapore salato che mi brucia la gola.
Gli altissimi pini piegati dal vento, hanno lasciato posto alle case.
Ora non guardano più il mare.
Sono pochi e malati di solitudine.
Sono secchi e pronti a cedere al primo temporale, e le lunghe radici spaccano il cemento per riprendersi lo spazio rubato.
I campi coltivati e i prati posso vederli solo da lontano.
Sono piccoli ora che ville, villette e strade li hanno resi un semplice e ridotto contorno.
Mangio frutta e verdura di serra che mi lasciano in bocca quel loro sapore di niente.
Sono sveglia e guardo un orizzonte dove un tramonto ancora rosso, illumina i profili delle fabbriche in lontananza colorando appena il loro grigio spento.
Sono cambiata anch’io come il mondo intorno.
Tengo in mano una rosa.
Le spine le ha ancora……ma nessun profumo.