Se oggi mi svegliassi da un sonno lungo trent’anni, mi troverei in un mondo diverso da come lo ricordavo.
Un mondo nuovo e sconosciuto.
Mi appellerei al ricordo delle cose che vedevo in quei giorni lontani e che adesso, non sono più le stesse.
Mi tornerebbe in mente una spiaggia lunga profonda e solitaria, nell’alba di allora.
Un’immensa campagna odorosa di terra, di verde e di vento.
Una fitta pineta profumata di resina che nascondeva le case e guardava il mare affondando le radici dei suoi pini nella sabbia dorata.
Un piccolo paese fatto di poche case con le chiavi lasciate attaccate alle porte.
La metamorfosi lenta e inesorabile di questo lungo sonno, la sento e la vedo oggi.
Oggi che sono sveglia e guardo il mare che ha divorato la spiaggia rendendola una striscia di sabbia che ad ogni mareggiata s’inonda d’acqua per lasciarla poi, piena di tronchi e meduse morte, sento quasi il suo sapore salato che mi brucia la gola.
Ora non guardano più il mare.
Sono pochi e malati di solitudine.
Sono secchi e pronti a cedere al primo temporale, e le lunghe radici spaccano il cemento per riprendersi lo spazio rubato.
I campi coltivati e i prati posso vederli solo da lontano.
Sono piccoli ora che ville, villette e strade li hanno resi un semplice e ridotto contorno.
Mangio frutta e verdura di serra che mi lasciano in bocca quel loro sapore di niente.
Sono sveglia e guardo un orizzonte dove un tramonto ancora rosso, illumina i profili delle fabbriche in lontananza colorando appena il loro grigio spento.
Sono cambiata anch’io come il mondo intorno.
Tengo in mano una rosa.
Le spine le ha ancora……ma nessun profumo.