La metamorfosi di Andrea Mazzolini

Con quella mano e quell’uncino puoi fare tutto quanto vuoi, e ci sono cose che un uncino fa meglio di una mano intera, un uncino non sente dolore se deve fissare un filo e un ferro, non si taglia, né si brucia, e io ti dico che Dio è monco, e ha fatto l’universo.

Memoriale del convento – José Saramago

Chiamatemi Gregor.
Da molti anni, troppi ormai, la gente crede che io sia un chirurgo estetico, uno dei migliori di tutta Europa.
Non è così.
Non è semplicemente così.
Le mie mani non si limitano a tagliare, a spostare, a cucire, a disegnare. Non è semplicemente questo. Io trasformo la materia. O meglio: io creo.
Ormai ho perso il conto di tutti gli interventi chirurgici che ho effettuato. E ho perso di vista anche il mio conto in banca, da molti anni non mi interessa più, sono straricco. Il mio mestiere è ben retribuito, la giusta ricompensa per chi vende illusioni: si trova sempre un padre che paga per la rinoplastica della figlia oppure un marito che finanzia la mastoplastica additiva di una moglie insoddisfatta.
Io non ridisegno corpi, io do forma alle illusioni. Vi siete mai chiesti cos’è la bellezza? Sembra una domanda facile, scontata. Non lo è. Io disegno i corpi per renderli più belli. Ma la bellezza di Fidia non è la bellezza di Canova e la bellezza di Rodin non è la bellezza che cercano i miei clienti. Figuriamoci! La maggior parte di loro non sa neppure chi sono stati Fidia o Michelangelo. Tutt’al più conoscono le immagini photoshoppate che si trovano sulle riviste di gossip. Quello che a loro interessa è uscire dalla mia clinica diversi da come sono entrati, con la certezza di apparire migliori. Per anni ho pensato che un naso migliore potesse farti sentire accettato, che un seno ben proporzionato potesse migliorare la tua autostima; questo è quello che pensavo e questo è tutto quello che raccontavo ai miei clienti nella visita preliminare. Ma io non operavo solo per migliorare la vita a qualche signora o a qualche ragazzina, né per i soldi.
Io lo facevo perché solo nella sala operatoria, con il cliente anestetizzato e attaccato a una macchina, solo nel momento in cui la mia mano precisa iniziava a tagliare, sono allora io mi sentivo libero, lontano dal mondo e dalle angosce della vita.
Forse è la stessa sensazione che ha uno scrittore quando inizia un nuovo romanzo, o un musicista quando scopre nelle chiavi sempre uguali di una tastiera una nuova melodia, o un innamorato quando bacia per la prima volta la sua donna. Quella pagina di romanzo, quella melodia, quei baci sono sempre esistiti, dalla notte dei tempi, ma nessuno fino a quel momento si era accorto della loro presenza: stavano lì, appesi nel mondo delle idee come le stelle stanno appese nel cielo. Ma è solo quando qualcuno scrive quella pagina, trova quelle note, bacia quella donna che si continua l’opera della creazione.

Io quello ho fatto per tanti, troppi anni. Ho creato. Purtroppo la mia mano ora è malferma, avrei dovuto smettere già da diversi mesi. Mi hanno trovato addosso un male incurabile ma non sarà lui ad averla vinta, non sarà lui a trasformare Gregor, il famoso direttore della clinica Metamorfosi, in un mucchio d’ossa. Ho appena inghiottito una scatola di forti medicinali. Qualcun altro da domani porterà avanti tutta questa baracca.

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