Don Gaetano (estratto da “9”) di Massimiliano Cara

Don Gaetano prese coscienza della miseria apocalitica della sua anima. Immerso nella vasca per delle ore che per lui erano minuti. L’acqua era rossa, e lui disteso che cercava di ricordare tutto quanto nei minimi particolari. Aveva chiamato la diocesi, per farsi sostituire e detto alla sua domestica di non venire. Doveva riprendersi da uno stato influenzale. Uno stato influenzale che andava ormai avanti da una settimana. Si faceva vedere acciaccato da giorni. In caso qualcosa andasse storto, poteva usare la carta dell’alibi. E così ora faceva.
Cosa era quel qualcosa che aveva trasformato un uomo, e peggio ancora un prete, in un essere necrofilo? Gia la libido animalesca per un prete non è cosa buona.
Ma lui provava un desiderio oltraggioso per chi è senza vita. Per le fanciulle giovani, strappate alla giovinezza come una spiga di grano dal campo.
E così gli venivano in mente i ricordi in ordine sparso.
La sua famiglia che finalmente mangiava la carne, da quando lui aveva cominciato a studiare per farsi prete. La sua mamma che lo strappava dagli amici perchè gli gridava contro che erano figli di gente sporca. La sua mamma che confidava alla sorella che non aveva allattato il piccolo Gaetano perchè detestava quel mordicchiare il capezzolo. Il padre che mai una volta lo prese per mano. Al massimo lo prendeva per un braccio per puntargli il dito. Sua madre che però non si vergognava di lavarsi nel suo stesso bagno, quando lui aveva i primi impulsi ben visibili. Sua madre che mai gli alzò le mani contro. Ma che poi lo rinchiudeva dalle galline. Suo padre che gli diede tante legnate perchè morse una gallina. Lui che desiderava di andare in giro a vendere le bibite con il negoziante del paese. Sempre sua madre che diceva che non era cosa buona. Sua madre che ogni domenica lo portava in cimitero e poi spariva, lasciandolo da solo e solo in compagnia di quelle infinite foto.