Scintillii di luce e ombre sulle lame di Irma Panova Maino

Molte sono le lame che baluginano nel buio. Alcune sono acuminate e fredde come rasoi, squarciano le tenebre e raggiungono l’obbiettivo senza alcun preavviso, producendo ferite che diventano subito infette. Altre ancora sono bisturi che spazzavano via il superfluo, lasciando la pelle liscia e morbida, portando via tutto ciò che è inutile e futile, tutto ciò di cui potremmo fare volentieri a meno. Tuttavia, quelle che lasciano i solchi più profondi, sono quelle che vengono impugnate da chi ci è più vicino e poco importa se vengono usate a fin di bene e se chi le usa pensa di offrire un servizio. In realtà fanno male, tanto e più dei coltelli estranei e dei pugnali professionali, esibiti da chi, giornalmente, ne fa uso. Quella luce, che f
a scintillare le lame, diventa ancora più inquietante se prodotta da una mano amica, ancora più sinistra se fatta lampeggiare da una persona che normalmente ci sta alle spalle, perché degna della fiducia di occupare tale posto. Ebbene, a chi non è mai successo di impugnare tale lama? Di infliggere involontariamente quel dolore che, nella carne spezzata, diventa subito putrescente e maleodorante? Chi non si è mai trovato dalla parte dell’aguzzino, suo malgrado, diventando il carnefice delle speranze e dei sogni altrui? E nonostante questo, quella stessa lama che s’insinua nella carne amata, non fa dolere anche noi? Non rende sanguinanti anche i nostri cuori? Siamo vittime del nostro altruismo, dell’ingenuità o della stupidità di un momento. Ma essere altrettanto vittime, ci rende meno colpevoli?