La componente di Regina Re

Sfogli le pagine, lentamente, attenta a non saltarne neanche una.
Lettura distratta, limitata alle immagini. I particolari saltano fuori e si aggrappano ai tuoi occhi stanchi di sforzarsi a comprendere le parole.
Specchi intorno a riflettere un mondo chiuso in una stanza, cerchi qualcosa tra le tante, non sai esattamente come e dove, sai solo che qualcosa può sempre cambiare le altre.
Il rumore diventa più forte, a tratti, nessun fastidio se qualcuno entra e si siede accanto a te. Hai un numero che ti dà la precedenza, non corri alcun rischio, hai un posto, un codice, un colore per ora fisso.
I colori sono importanti, dai colori dipendono i codici e dipendono tante altre cose.
Ma c’è una componente che abita la zona gamma di una parte di te che non ti è molto chiara. Non ci sono raggi ma catene leggere, in questa regione dove un solo clone è abilitato a produrre plasmacellule fatte in serie.
E’ l’unica parte di te che non vuoi conoscere troppo bene.
La componente è fondamentale, ti dà un tocco di stile, ti differenzia in qualche modo da quelli fuori questo mondo chiuso. Il tipo di componente ti distingue da quelli dentro, seduti accanto a te. Molti hanno maschere, non c’è smog ma la loro aria deve essere comunque filtrata dalle minacce microscopiche nascoste.
Il tuo colore non è importante e non è quello della tinta per i capelli.
Per una volta ti senti fortunata a non avere un colore importante, a non avere la precedenza. Non sei tu a darla per galanteria, semplicemente spetta ad altri.
Quello più simile al colore che hai in testa si sarebbe abbinato di più alla tua mise ma preferisci non essere coordinata, meno intonata, meno controllata.
Dal colore dipende l’attesa.
Lo stesso colore che al semaforo ti fa scattare in avanti, qui ti tiene fermo per ore. Fermo a pensare quando sarà la tua prossima attesa.
Non dipende mai da te, dipende dal caso, dalla lettura di altre pagine, da numeri, da dati che si preferisce restino invariati. La stabilità non riguarda soltanto la mente, il tuo lavoro, il tuo conto in banca, il tuo rapporto.
La stabilità sta anche in quell’angolo del tuo salotto dove un mobile è stato posto ed è lì, fermo, ad aspettare che ogni tanto ti ricordi che esiste. Non è un elemento fondamentale, non ti cambia la vita la sua presenza ma occupa uno spazio, un piccolo spazio dove non puoi metterci niente altro. E’ un regalo, è un cimelio di famiglia, di certo non puoi darlo via. Ma se potessi, preferiresti avere quello spazio vuoto, da riempire con niente che non sia strettamente necessario.
Necessaria è l’attesa.
La stabilità di una componente è inversamente proporzionale alla quantità ma non è mai certezza assoluta, anche se la certezza non la si ha mai di nulla.
I tuoi libri sono custoditi, sei scomposta in dati che speri si ripetano a vita invariati, capitoli monotoni che si aggiungono ormai di rado alla tua storia.
La creatività non è la benvenuta in questo salotto.
Ci si siede e si aspetta, nell’attesa di qualcosa che mai potrebbe arrivare ma che preannuncia continuamente una sua visita a data indefinita.