La benedizione dell’essere soli di Irma Panova Maino

In verità, a parte tutte le considerazioni che si possono fare sulla solitudine, non è sempre un fattore negativo restare da soli con sé stessi. Il più delle volte, passati i primi momenti di panico, si scopre un nuovo modo di concepire gli spazi e soprattutto il tempo. Il solo fatto di potersi mettere le dita nel naso o grattarsi una natica, senza il timore di essere beccati da qualcuno nel momento clou, dovrebbe poter far riflettere. E che dire del fatto che il preparare una cena o un pranzo non rappresenta più un’ossessione, ma un piacevole intermezzo fra una bella padellata di fatti propri e una casseruola di affaracci miei?
Nessuno che attenta al tuo legittimo diritto al possesso del telecomando; nessuno che sbuffa per l’ennesimo documentario sull’accoppiamento dei lemuri; nessuno che pretende di vedere tutti i cataclismi naturali, che si sono abbattuti vicino a casa nell’ultimo millennio; nessuno che corre a impossessarsi della tua comoda conca, formata così diligentemente nel cuscino del divano; nessuno che pretende le “coccole” quando sei nel bel mezzo del tuo ciclo mestruale e l’unica cosa che vorresti fare, è addentare con ferocia gli imbecilli che si sono inventati, nelle varie pubblicità, che le donne “in quei giorni” debbano andarsene in giro vestite di bianco e debba venire loro la malsana idea, proprio in quelle condizioni, di buttarsi giù da un aereo.
Per non parlare poi delle tracce di dentifricio nel lavandino o dell’asse perennemente sollevata o ancora dell’asciugamano umidiccio… Tutto ciò che lascerete in un determinato stato, così lo troverete, senza dover aprire ogni volta una caccia al tesoro, seguendo le indicazioni “enigmistiche” del Bartezzaghi di turno.
Ah… finalmente soli! E come nelle più celebrate commedie americane, eccovi scorrazzare in modo indecoroso per casa, con la musica a tutto volume, mentre tentate di produrre un accordo smanettando furiosamente la Tonkita. Ebbene, se avete la fortuna di potervi godere una situazione simile, nel momento stesso in cui varcate la soglia di casa e sentite solo un piacevole silenzio, non fatevi prendere da qualche paranoia o da qualche pensiero straziante del tipo: “Oh me misera e me tapina! Come sarebbe bello avere qualcuno ad accoglierti!”
Se questo “qualcuno” consistesse in una famiglia di dodici elementi, molti dei quali al di sotto dei quindici anni, vi sentireste ancora così derelitte? Se invece del caldo abbraccio di un amante, pronto a soddisfare qualunque vostro sogno erotico, vi accogliesse la pallonata in faccia del figlio discolo, vi sentireste così sfortunate? E se invece delle confortevoli pantofoline, tanto agognate dopo aver passato tutto il giorno in un paio di scarpe scomode, vi venisse incontro il “cucciolo” quadrupede di casa, mentre ancora sta facendo a pezzi l’ultimo paio di De Fonseca, vi sentireste ancora così disgraziate?
Ovviamente questa vuole essere una provocazione, tuttavia è bene considerare il lato positivo di ogni situazione, quelli negativi sono sempre fin troppo evidenti e non sempre ciò che pare penoso, lo è realmente.