P(r)oesia a scalare di Oliviero Angelo Fuina

Strano, ma sono rilassato. Il respiro si è fatto più profondo e lento. Ci siamo. Lo sento.Non resta che contare decrescendo. Dieci è un buon punto di partenza e già il nove è un gradino più sotto, mentre all’otto il silenzio è già più denso.Sono solo oramai sulla mia scala. Il sette mi distacca ulteriormente dai consueti rumori ormai lasciati. Il sei è quasi un punto esclamativo di una affermazione mai troppo scontata. Cinque mi ricorda che il ritorno è distante, come in basso parimenti è la meta.Quasi è apnea senza alcun sforzo, la pausa di un respiro con l’altro. E scendo per mia scelta nell’oscuro richiamo del quattro. Ovattato è l’altro passo mentre il tre è già gradino che calco. La cantina è ormai vicina, ricordandomi di sguardo a comando. Il penultimo conteggio mi avvicina a questa meta, imposta, di partenza. Ecco l’uno di altri numeri a svanire, mentre il nero che mi è noto, avvolge. Sceso al piano più interrato, lo scopo del mio viaggio è il respiro. E’ vasto come il nulla, il buio. Allungo la mia mano ad esplorare. La maniglia curva le mie dita. La porta dei segreti si rivela. Questo è il punto di retta senza fine, questo è varco che mi impongo di aprire.Ferisce gli occhi abbaglio che fuoriesce. E’ luce d’incredibile candore; l’essenza mia più vera scaturisce. E’ questo il lampo che mi definisce. Adesso posso infine ritornare, scalando fino al dieci la coscienza. Molto ancora deve dirmi l’ipnotista!