Gli ulivi di Andrea Borrelli

In mezzo alla campagna c’è un pastore seduto su di una grossa pietra a osservare le sue pecore. Questa mattina quando si è svegliato non aveva nessuna voglia di portarle a pascolare; sapeva , già, che sarebbe stata un’altra giornata noiosa. Ma si è preparato un piccolo sacchetto di semi di albero d’ulivo. A lui non interessa altro che un modo per poter passare in fretta la giornata e non morire di solitudine. Gettò tutti i semi in una piccola zona d’ombra vicino la pietra dove era seduto. E pensò se mai qualcuno fiorirà vicino a questa pietra avrò un po’ di ombra e un po’ di compagnia potrà avere. La solitudine è una cosa tremenda, diventa una prigione. Poi il pastore cominciò ad avere un motivo in più per alzarsi, ogni mattina, portare con gioia le pecore a pascolare e controllare se qualche germoglio fosse uscito. Passarono i giorni e affianco alla pietra spuntarono due piccoli fusti, uno vicino all’altro. Perfettamente identici e paralleli come fossero nati nello stesso momento e come se crescessero nello stesso istante. Anche lo stesso pastore rimase stupito, con quanta velocità fossero cresciuti quegli alberelli e quanto crescevano. Come se il suo desiderio fosse stato esaudito e quanto più lo desiderava e più quelli crescevano. “ Ma vedi ”, pensò il pastore, “che bella coppia!” ridendo fragorosamente sotto la sua barba nera e il cappellino bucato. Allora li crescerò bene e nello stesso modo, continuò, sono entrambi figli di questo lurido mondo e riceveranno lo stesso amore. L’uomo non aveva famiglia, solo le sue pecore e adesso i suoi piccoli alberelli di ulivo. Le giornate divennero sempre più calde, e poi più fresche fino a diventare fredde, ghiacciate. E poi di nuovo. Il pastore diventava sempre più stanco e vecchio, ma con gli anni aveva trovato serenità e tranquillità all’ombra dei due alberi d’estate ne aveva apprezzato il fresco, e in inverno un muro dietro cui ripararsi. E poi ancora. Ogni giorno gli ulivi diventavano più grandi ed alti e lui sempre più fiero di loro. Intere giornate, incominciò a chiacchierare con loro o forse con se stesso, compiacendosi. Poi cominciò lo sfogo e i segreti di una vita che non avrebbe mai voluto fare, ma l’amarezza di non saper dire di no alla sua famiglia, poi scomparsa. E proprio per il peso di quel ricordo continuare a vivere così, o forse per la troppa pigrizia. L’ unica scusa a cui sapersi attaccare per continuare. Amore di quelle bestie che lo aveva portato a vivere solo e lo aveva fatto invecchiare prima del tempo. Come i due alberi, cresciuti prima del tempo. Nei due alberi aveva trovato pace nella solitudine e a loro stava vendendo la sua ultima parte di vita. Una notte si svegliò prima che fosse ora e come un sospetto volle andare a controllare i due alberi. E successe che finalmente diventò tutto più strano. Su di un albero era cresciuto a dismisura un ramo che crescendo di fronte a quell’altro lo andava a toccare, come volesse accarezzarlo. Hanno bisogno di toccarsi il pastore “impazzito” ripeteva. E nei giorni successivi il ramo cresceva sempre di più, e andava a toccare quell’altro. E poi i due si toccavano finalmente ma il ramo non si fermò e cominciò a spaccare la corteccia. Dovrei tagliare quel ramo si ripeté il pastore, ma non posso fargli del male, con tono vaneggiante e si tormentava. Non sapendo come riuscire a risolvere il problema il senso di colpa lo costrinse a letto. Si ammalò e per più di una settimana non poté alzarsi e non volle curarsi. Quando si sentì meglio per alzarsi, tornò vicino la pietra. Ormai i due alberi sembravano completamente attaccati, l’uomo si spaventò e corse in casa a cercare qualcosa per tagliare il ramo. Ma i postumi della malattia gli impedirono di avere la forza di tagliare, era ormai troppo forte e sembrava ribellarsi con decisione e forza ai colpi dell’ascia. Provò ad aspettare e a riposarsi. Le condizioni dell’uomo cominciavano a peggiorare di giorno in giorno mentre il ramo divenne parte di entrambi. Ormai era passato qualche tempo da quando aveva piantato. Era vecchio e non riusciva neanche ad alzarsi dal letto. Un giorno chiamò in città e fece portare via tutte le sue pecore, non poteva più prendersi cura di loro. Quindi si rese conto che presto se ne sarebbe andato e uno dei suoi ultimi desideri era quello di passare una giornata sotto i suoi alberi. Si tirò su e camminò fuori a passo lento, reggendosi su di un vecchio ramo. Si posò lentamente sul masso ad osservare a lungo. Anche gli alberi erano invecchiati, almeno quanto il pastore; cominciavano a perdere tutte le foglie e pareva che seccassero rapidamente. L’uomo all’inizio fu turbato nel vedere le sue piante in quello stato, l’una dentro l’altra come una unica cosa e come se si facessero male a vicenda adesso. Ad un tratto la sua espressione cambiò e si rese conto di non essere più solo in quel momento, i suoi cari lo stavano accompagnando. Sorrise, sfiorò la corteccia con le mani e le poggiò una sopra l’altra sul bastone. La mente fu sgombra da qualsiasi pensiero, non sentiva caldo o freddo; un vento leggero accompagnava silenziosamente il sole al tramonto. E il pastore vide per la prima volta calare il sole davanti ai suoi occhi. Su quella pietra e non dietro alle sue spalle come quando tornava a casa, per far rientrare le pecore prima di sera. Vide l’ombra degli alberi scomparire insieme alla luce ed attaccarsi alla sera. Sorrise ancora una volta, quell’ombra non sarebbe più tornata e gli alberi stavano morendo. Sorrise e si rese conto che era finito, cercò di ricordare il più possibile così come dicono, tutta la vita davanti agli occhi. Quella sera venuta a regalargli l’ultimo ricordo. L’immagine di sé e di quello che era stato. I due alberi non morirono, continuarono a crescere uno dentro l’altro: uno con l’altro erano riusciti a sopravvivere. In quel posto non arrivò più nessun altro a sedersi sulla pietra, nessuno poté rinfrescarsi più di quell’ombra e compiacersi della loro compagnia. Nessuno ha mai visto due alberi crescere uno dentro l’altro, nessuno conosce quel luogo eppure i due alberi di ulivo sono esistiti e continuano a crescere insieme. A volte seccano a volte crescono più rigogliosi di prima ma non muoiono mai. Ognuno è parte dell’altro e cresce più forte se l’altra parte si indebolisce perché si compensino. Ma poi il sogno finisce come questa storia.