In cerca di una meta di Gabriele Palumbo

Zaino in spalla, pantaloni corti e scarpe da ginnastica, bastava questo, questo e un posto da vedere, da vivere…avevo sempre sognato di trovarmi in un posto del genere…un sentiero di terra battuta immerso nel verde, cielo in tempesta e l’oceano in lontananza…era l’estasi, il sublime, non esisteva nessuna altro posto al mondo in cui sarei voluto essere, volevo rimanere lì per sempre…camminavo, niente stanchezza, niente noia, camminavo e vivevo quel dono della natura al pieno…poi un rumore…ero seduto, il treno era entrato in una galleria, nel vagone non c’era luce, poi ricominciò a vedersi qualcosa, vagone pieno, io ero vicino al finestrino, di fronte a me una coppia di anziani e alla mia sinistra due stranieri, forse tedeschi…per fortuna il viaggio era quasi finito, cominciava a mancarmi l’aria e cominciavo a sentirmi sporco, la puzza insopportabile delle fabbriche si faceva sentire, ero a casa…scesi dal treno e quel primo attimo di sollievo per aver finalmente finito quel viaggio soffocante di 7 ore si fece subito da parte, lasciando il posto alla tristezza per l’essere di nuovo a casa…che rottura di coglioni il viaggio, soprattutto se sai che ciò che vedrai arrivato a destinazione saranno le solite cose di sempre…facce da culo e poi boh…altre facce da culo…avevo visto molti posti, ma il luogo del sogno non ancora…speravo di poterlo vedere un giorno, di affrontare un viaggio con la consapevolezza che stessi andando in paradiso, forse un giorno, ma non ancora…