Tentavo di non ricordare di Deb Lee

Tentavo di non ricordare, stavo bene così, che male c’è?
Cercavo solo di non farmi male.
I ricordi sono quanto più si avvicina a una lenta agonia.
Avete notato che nei ricordi restano indelebili soltanto le cose brutte? Le cose belle sono le prime a svanire del tutto, diventano flebili: ti ricordi un tuffo al cuore, rammenti un senso di gioia passeggero, che si dissolve in un piccolo sorriso.
E invece il dolore resta: quando ci ripensi è ancora dolore, è dolore di nuovo e sarà così in eterno.
Allora io, semplicemente, cercavo di non ricordare. Avevo messo sotto chiave il tuo volto nel cuore e avevo costretto la mente a non ricordarlo, a non mandarmene immagini; persino se ti vedevo in giro, ingannavo la tua presenza con altri pensieri: eri l’innominabile, il non ricordabile, il dimenticato.
Cercavo davvero di non farmi male.
Ma tu torni, come sempre tornano quelle cose che ci hanno fatto davvero male.
Torni, sorridi e sei più bello che mai.
Sei così muto e intoccabile, che persino il tempo si ferma a guardarti.
Allora se torni, io non riesco a non ricordare, non riesco a dimenticarmi di te e rischio di non poterlo fare mai più.
E sei sempre così serio e distante, nelle tue forzate rimpatriate, diverso.
Sei un altro te, ben lontano da quello che avevo conosciuto e amato; e noi siamo distanti, ora. Tra di noi c’è quel genere di lontananza che non avrei mai desiderato avere proprio con te. Quella lontananza che ti divide per sempre.
Ed ecco che il cellulare suona, mi hai scritto; ti rispondo ma il cuore salta un battito, di cosa stiamo parlando? Siamo due estranei, non siamo più noi… chilometri e chilometri di strada ci separano e sebbene io vorrei davvero rimettermi a camminare per raggiungerti, so che tu non lo farai.
Perché tu fai così: torni soltanto per farmi male ancora un po’, torni per ricordarmi quanto me ne hai già fatto e per mostrarmi quanto mi manchi.
Torni un po’ per dovere, un po’ per gioco, un po’ perché… forse non lo sai neppure tu. Ma poi vai via ancora e ancora, per un altro milione di infinite volte.
Non posso più sopportarlo.
E’ come stare lì, ferma, a permetterti di spezzarmi il cuore e di rievocare dalla mia mente tutti quei pomeriggi di noi… consapevole del male che mi stai facendo.
E sorridi, tu sorridi mentre ripercorri la strada dei ricordi…
E sorrido anch’io, a volte, ma solo per un attimo.
Giusto il tempo per realizzare che la gioia che sto provando nell’aver di nuovo tue notizie, sarà rapida come un fulmine nel cielo, che mi colpisce però in pieno petto.
E’ solo per un attimo, la mia gioia che sa di te, e sarà così per sempre.
Perché non mi puoi offrire più di quell’attimo, non mi puoi dare nient’altro, non vuoi.
Però quando vai via, lasci qualcosa: qualche segno, qualche ricordo, qualche amara traccia d’amore… qualcosa di tutto quello che è stato e che non sarà mai più.