Sole di Irma Panova Maino

Lei era lì, pigramente distesa sotto il sole, a crogiolarsi per quell’attimo di pace inatteso. La lettera, che stringeva ancora in mano, non era altro che la risposta a una sua missiva spedita un paio di settimane prima e quella stessa missiva recava con sé una speranza che in quel momento era diventata realtà. Gli aveva alla fine scritto, aveva confessato ciò che provava, dandogli modo di diventare consapevole dei sentimenti che agitavano il suo animo. E mentre cambiava posizione sul lettino, a bordo della piscina, distendendosi a pancia in sotto, la mente ripercorse le righe scritte di getto e con l’emozione che ancora le faceva tremare la mano.
“Mio caro,
questa mia la dedico a te e a quello che l’ultima volta è intercorso fra di noi. TI penso e ricordo, sento il sapore della tua pelle e la pressione delle tue mani. La memoria ha ben impresso quell’attimo in cui mi hai resa eterna, donandomi per sempre il calore del dei tuoi sentimenti. Quindi è per questo che ora ti invio questi miei versi, per darti la misura di quanto io mi sia sentita amata e desiderata; di quanto la prospettiva della mia esistenza sia cambiata alla sola idea di poterla condividere con te.

Danzano le fiamme
Nella notte senza luna

È l’incendio
Che congiunge gli amanti

È il pericolo
Che li rende eterni

Il pericolo lo abbiamo affrontato e sconfitto, rendendoci complici in quello che era il nostro gioco di sguardi e carezze furtive, rubate in momenti in cui nulla avrebbe dovuto turbare gli equilibri. E ora io so, ho saputo, che nulla può ostacolare ulteriormente ciò che proviamo l’uno per l’altra. So, perché ho visto in fondo al mio cuore, che non sfuggirò più al mio destino, ricoprendo quanto ci è dovuto con timori e dubbi.
Attendo solo una tua risposta, un tuo cenno che verrai a reclamare ciò che è già tuo.
Con amore infinito.”

Questo era il tenore di quella missiva. La trepidazione che l’aveva colta, mentre attendeva con ansia la risposta dell’uomo della sua vita, l’aveva portata a essere frenetica, quasi isterica, incontrollabile. Nulla l’aveva soddisfatta nei giorni precedenti e nulla sembrava placare il suo animo in tumulto, il timore che fosse ormai troppo tardi le aveva attanagliato le viscere, portandola a un’inappetenza forzata.
Tuttavia, ora che finalmente la risposta era arrivata, la pace era scesa sul suo animo, portandola a distendersi su quel lettino sotto il sole cocente, alla ricerca di quel calore che le era venuto a mancare per giorni. Si tolse gli occhiali da sole graduati, che le avevano permesso di leggere la lettera e si cosparse il viso con della crema, per prevenire le scottature, quindi, lasciandosi andare, si rilassò dando modo alla mente di vagare libera, libera di poter sognare.
E mentre la tensione finalmente lasciava le sue membra, portandola verso un mondo onirico nel quale ricongiungersi anticipatamente con l’amato, il sonno la trascinò via, cullandola nella meravigliosa idea di un futuro ormai roseo.
Non avrebbe potuto accorgersi del raggio di sole che, filtrando attraverso la lente dell’occhiale, andava a colpire ripetutamente l’angolo sfilacciato dell’asciugamano in fibre naturali di cocco e cotone. Non avrebbe nemmeno potuto presagire ciò che quel raggio era in grado di fare e come, un fattore così benevolo, potesse trasformarsi in qualcosa di così orrido.
L’incendio divampò all’improvviso, senza lasciare tregua e senza dare scampo, cancellando in un mucchio di cenere ogni speranza.