Mia di Andrea Leonelli

Il buio che sgocciola dalle lampade spente
si raccoglie sul pavimento,
striscia negli angoli come una nebbia consapevole.
evita, sembra, il solo cono di bianchissima luce
che trasforma il tuo corpo appeso con lacci di cuoio
alle catene che si srotolano dal soffitto.
I tuoi polsi, circondati dai lacci,
tenuti ben alti e lontani l’uno dall’altro
quanto lo consente la lunghezza delle tue braccia
sono arrossati e dolenti
così come le tue spalle.
Alla violenta luce appari diversa da come normalmente sei.
I chiaroscuri evidenziano alcuni tratti,
nascondendone altri.
Schiariscono la pelle, e cambiano di colore ai tuoi capelli,
gli occhi sembrano infossati e gli zigomi più sporgenti.
I seni più grandi e il ventre, in ombra, più piatto.
Le gambe, tenute aperte da un mozzo, legate alle caviglie
sembrano più lunghe e più snelle.
Sei un perfetto oggetto…
Indifesa, esposta, spaventata,
eccitata dall’essere inerme
bollente di desiderio
terrorizzata dal dover ancora attendere.
Il gioco però ha le sue regole,
la soddisfazione dei desideri
dipende dallo sfizio di chi domina.
Mi vedi avvicinarmi.
poi ti bendo, non mi vedi più
abbasso anche l’intensità della luce
perché non voglio che ti ferisca
prima di me
adesso non sai da che parte arriverà la carezza o lo schiaffo.
Cammino silenzioso
ti giro intorno
ti circondo con lo sguardo
lo senti sulla pelle
attendo
trasali al minimo rumore
attendi
alle tue spalle ti prendo per i capelli
tiro indietro la testa
tieni il fiato
un bacio
sospiri
la mano sulla gola si chiude
ansimi
addolcisco la presa
rantoli piacere nei respiri affannati.
Sento sotto le mie mani il tuo corpo che brucia.
Corde
uso corde per circondarti,
costringerti,
renderti difficile resistere…
Aumento ed esalto il tuo essere in mio potere
sollevo il mozzo che ti tiene le caviglie
e ti lascio sospesa
esposta anche negli angoli più intimi
completamente indifesa
ho pieno accesso ad ogni tuo recesso
ogni centimetro del tuo corpo a mia disposizione.
Baci, morsi, carezze, colpi,
la frusta.
Ho il dominio completo di te.
Prolungando il tuo piacere
quando lo deciderò,
lo avrò anche della tua mente.
Mi sarai schiava sottomessa e fedele,
serva ubbidiente,
ansiosa di compiacermi
con dedizione assoluta
e con il tuo corpo
che non esiterò a marchiare
con dolore e piacere.
Adesso accendo il tuo desiderio
Con parole sussurrate
sfiorandoti appena
rendendo sensibile e ricettiva la tua carne.
Ti porto alla soglia del piacere
usando il tuo stesso desiderio.
Mi fermo.
Obbligo il tuo corpo in nuove pose sempre più dolorose
umiliando la tua mente
al desiderio di compiacermi
Godo della tua frustrazione
Ricomincio
in un gioco paziente e crudele.
Mi implori di farti raggiungere l’apice dell’orgasmo
ma io te lo nego.
Sarà ancora maggiore il dominio;
quando avrò finito
Tornerai domani per godere il tuo dolore
e poi ancora
non avrai ricevuto che il supplizio
ed il piacere che potrai ottenere non lo avrai ottenuto da me.
Chiederai ancora di far parte dei miei giochi
ti piegherai sempre più alle pratiche più umilianti
e lo farai con gioia
e speranza disperata
di ottenere da me quel che non ti darò
se non saltuariamente, per sfizio
e ancora di più lo anelerai
e ancora di più mi sarai schiava
finché io lo vorrò.
Quando ti caccerò
soffrirai il mio abbandono
come fosse l’abbandono della tua stessa vita.