L’ascensore di Massimiliano Cara

Lo trovai nudo dentro l’ascensore. Come una risposta arrogante. Come uno schiaffo in pieno volto. Che domanda feci per meritarmi tanta sconcia audacia…
Mi vestivo. Mi spogliavo. Mi guardavo nuda di fronte allo specchio. Uscivo dalla doccia e poi entravo in camera con la finestra sempre senza la censura delle tende.
Sapevo che mi guardava. E lui sapeva che io non lasciavo niente al caso.
L’ultima volta rimase fermo, come sempre. Con il suo sguardo fisso su di me. Con l’unica differenza che lasciò andare un po’ di se sul pavimento. Risposi con un sorriso compiaciuto e un po’ stronzo.
Dopo aver messo lo stop all’ascensore, mi prese e mi portò in alto.
Ero ancora bella e ordinata. Pronta per andare dai miei alunni.
Incollò la sua bocca vorace sul collo. Sul seno. Sulla mia bocca.
Scostò le mutandine. Rispose con un sorriso malizioso e compiaciuto. Mi trovò gia tutta bagnata. Dieci minuti di coito. Ancora mi tremano le gambe. Anche se ora sono seduta sul letto. Fisso lo specchio.

Fisso la finestra senza tende. Ma lui non c’è.