In confidenza di Mal’âq ‘Ȃnf Fràn’

Fu una giornata all’insegna del lavoro, stanchi, affaticati e con tanta voglia di mandare le traduzioni a quale paese. Io e Joshua, un collega del dipartimento di ricerca di letteratura e filosofia ebraica, con il quale avevamo trascorso circa sei mesi assieme tra le sudate carte.
Quel giorno eravamo sfiniti, frutto di un lavoro assiduo, senza sosta che durava da quasi un mese…
Erano quasi le 18:00, il sole era all’imbrunire, ma il caldo era sempre soffocante; si faceva fatica a respirare. Lui mi chiese se poteva rinfrescarsi un po’ utilizzando la mia doccia ed io gli risposi di si. Sinceramente non mi interessava più di tanto, già la fatica cedeva il suo passo alla stanchezza.
Joshua si inoltra nella doccia, io nel frattempo prendo una bibita per rinfrescarmi…
Trascorrono dieci minuti e mi sento chiamare. Mi chiede se potevo dargli un telo più grande per asciugarsi.
Mentre gli passo il telo, lui apre la tenda della doccia. Li per li mi sono bloccato un attimo, lui mi fa un sorriso, ed io gli cedo subito il telo ed esco…Appena ritorno in cucina mi sdraio sul divano, e subito mi è venuta in mente la sua immagine sotto la doccia. Uno spettacolo della natura, un corpo lineare, pulito, liscio, l’acqua che gli scorreva addosso dava l’immagine di un corpo velato. Un corpo asciutto, ben scolpito, sembrava che fosse stato fatto da Fidia, lo scultore greco che dava vita al marmo…
Lui uscì dalla doccia, si ritirò in camera per vestirsi ed io mi alzai per andarmi a lavare..
Si, una doccia fredda mi ci voleva, per distrarmi da quella sensazione strana che d’un tratto mi ha reso quasi cieco…
Esco dopo un po’ senza pensarci più, ma quando ritorno in cucina ancora con il telo attorno alla vita, vedo che lui non si era vestito, era rimasto tale e quale come era prima.
Mi invita a sedermi e bere una birra. Nel frattempo aveva preparato un po’ di stuzzichini, olive, salse piccanti, crostini di pane, insomma la fame si faceva sentire…
Mentre banchettavamo, mi chiede di prendergli un libro, che era posto sul tavolo a lato del divano. Appena mi giro per prenderlo, lui mi afferra da dietro, ridacchiando e dicendomi: “adesso sei mio”.
Io li per li non ho detto nulla, mi sono solo messo a ridere, ma lui è rimasto indifferente a tale risata.
Iniziò prima a baciarmi il collo, poi iniziò a farmi dei succhiotti sul lato destro del collo.
Oh, povero io! Mi dicevo, tra me e me stesso.
Lui non mi dava tregua, mi girò e si distese su di me, il suo corpo era infuocato, la sua saliva aveva un sapore piccante, ma piacevole, e la saliva che emetteva era paragonabile ad un valanga di neve….
Siamo rimasti un bel po’ a strusciarci come due serpenti , fino a quando lui con la sua afosa bocca iniziò a leccarmi sul torace, a giocare con i miei capezzoli mentre con le mani mi continuava a massaggiare delicatamente. Scendeva sempre più giù e iniziò a leccarmi le parti intime, soffermandosi molto sull’inguine per poi leccarmi l’ano…
Quella è stata per me una esplosione, il brivido che sentivo era fortissimo…. La punta della sua lingua, talmente vibrava veloce … che sembrava la lingua biforcuta di un serpente…
Risale al leccarmi, ma dalla schiena fino ad arrivare al collo, punto di partenza.
Si alza e mi chiede di gustare il suo membro, di assaporarlo come se fosse un piatto da me tanto amato… Iniziai a tenerlo fra le mie mani, mi accorsi che era già umido. Lo presi in bocca e cominciai a deliziarlo, e nello stesso tempo mi deliziavo io…. L’eccitazione era talmente insostenibile, non si riusciva a controllare…
Mi alzo e mi sdraio con il fianco destro sul divano, Gli chiesi di appoggiarsi dietro di me, a di strusciarmi il suo membro tra i mie glutei….Si, era bellissimo, ma ad un certo punto, tra fatiche, sudori e piaceri, non ci ho visto più. Alzo lentamente la gamba sinistra, prendo il suo nerboruto membro e lo posizione sulla bocca dell’ano.
Penetrami, voglio sentirti dentro!
Penetrami con dolcezza, questo è un meritato godimento per entrambi!
Lui iniziò ad adagiare dentro di me tutto di se stesso, anima e corpo.
Siamo stati ancora un bel po’, avvolti dal silenzio dei nostri gemiti, dai sospiri ormai senza aria, fino a quando un urlo, di meritata soddisfazione ci fa arrivare ad un orgasmo simultaneo.
Il gemito cedette il passo alla soddisfazione:
Ipse dixit: era quello che volevo!