2 Spade di Ronni Corbo

Notte fonda e poca gente in circolazione. Solita vita di una noiosa cittadina di provincia. Stava girovagando in macchina da un pub all’altro senza trovare nessuno di interessante. Non aveva voglia di darsi all’alcool come faceva abitualmente. Quella sera no. Poi all’improvviso gli venne in mente quel locale di quarta categoria dove spesso si trovava gente strampalata, mariti con le loro amanti segrete, tutte donne di una certa età in cerca di un ultima avventura prima di raggiungere la pace dei sensi. Donne con i collant a rete strappati sui talloni e minigonne stropicciate sempre troppo corte per i fisici di quell’età. C’era di tutto in quel posto: ubriachi uomini d’affari ormai in bancarotta e donnacce pronte a tutto pur di rimediare una scopata come dio comanda. Lui c’era andato qualche volta in passato e data la sua età, al di sotto della media del posto, aveva subito trovato una donna che ci aveva provato: proposta rifiutata con garbo ed educazione come era nel suo stile. Ma non fu quello il motivo che lo spinse a tornare quella sera. Il motivo si chiamava Lele. Così chiamavano quel ragazzo, se poi si chiamasse Raffaele o Samuele lo ignorava, non era questo che rendeva speciale quel ragazzo dai capelli lunghi, leggermente mossi e neri come la notte. La cosa che lo ossessionava di Lele era che quando lo vedeva gli prendeva qualcosa di strano allo stomaco, come dei crampi, come se avesse un coniglietto che si dibatteva nelle sue budella. Lui non aveva mai pensato a certe cose, agli uomini, lui amava le donne fino all’adorazione religiosa, fino all’ossessione. Ma cosa gli faceva quel tipo? Cosa aveva che gli altri non avevano? Ora lo voleva scoprire. Parcheggiò difronte al locale ed entrò. Come previsto lo trovò seduto ad uno sgabello mentre parlava con un vecchio gay cliente fisso del posto. Rideva ed era bello. Sì. Semplicemente bello. Il coniglietto cominciò a dimenarsi. “Ora basta” si disse mentre lentamente si mise vicino a lui. Ordinò ruhm e coca e gli sorrise. Lui ricambiò col viso illuminato di gioia. “Ci siamo”. Sapeva che di lì a poco Lele gli sarebbe andato più vicino e gli avrebbe detto qualcosa. Così fu. “Ciao, che bello rivederti… ma dov’eri finito?” La sua voce da effemminato lo eccitava da morire. Solo lui aveva questo potere. Conosceva altri gay ma nessuno di loro aveva questo effetto su di lui. Incomprensibile ma allo stesso tempo piacevole. Lele gli si fece molto vicino, lo toccava con la gamba destra e poteva sentire il calore del suo corpo infiammato dal desiderio. Prese il bicchiere con la mano quasi tremante e lui avvicinandosi all’orecchio gli sussurrò: “Poi andiamo…sì?” Ancora quella voce, ancora quell’eccitazione incontrollabile. Si volto e sfiorandogli il viso con la bocca rispose sottovoce: “Sì..non vedo l’ora”. Poi tornò nei suoi panni e con un colpo da maestro del bere trangugiò tutto il ruhm e coca in un fiato, gettò dei soldi sul bancone senza guradare quanti fossero, non importava più niente in quel momento, c’erano solo lui e Lele. Uscirono di corsa e via in macchina fino a quando non trovarono un luogo appartato dove poter dar sfogo alla loro voglia di sesso. Fu Lele a prendere l’iniziativa baciandolo partendo dal collo e pian piano avvicinandosi alla sua bocca. Cominciò a sentire la sua lingua sulle labbra che poco dopo aprì facendola entrare in contatto con la propria. Si stupì di come il suo bacio fosse delicato come quello di una donna. Questo lo mise ancor più a proprio agio e si sciolse definitivamente. Anche lui ora si muoveva seguendo il solo piacere, nient’altro importava al mondo. Si baciarono come due amanti appassionati. Sentiva il sapore di Lele e gli piaceva ne avrebbe voluto ancora e ancora e ancora. Cominciarorno a spogliarsi, le due camicie volarono via come fazzoletti al vento e i jeans si abbassarono contemporaneamente. Ora il gioco si faceva più interessante visto che lui non aveva mai nemmeno toccato un altro cazzo in vita sua. Combatté e vinse questa sua mancanza prendendo in mano quello di Lele e cominciando ad accarezzarlo delicatamente. Stava scoppiando di piacere. Gli leccava il petto e i capezzoli poi su di nuovo al collo e alla bocca. I respiri si incavallavano sembrando un’unica creatura in preda a spasmi di piacere. Lo baciò sul petto, poi sullo stomaco piatto e liscio fino a quando cominciarono i peli mori e ricci. Non si fermò e scese ancora. Lo teneva ancora in mano quel cazzo pulsante e lo guardò sorridendo prima di aprire la bocca e cominciare a succhiarlo con impressionante e inaspettata avidità. Si accorse di quanto fosse bollente quella carne ma anche buona da mangiare. Si fermò solo quando Lele glielo chiese, era sul punto di venire. Evidentemente anche se non lo aveva mai fatto era un gran spompinatore. Poi si misero uno sopra all’altro, i due cazzi duri si sfidarono come due spade in un duello mozzafiato. Si strisciarono un po’ poi fu la volta di Lele che si lasciò scivolare tra le sue gambe e questa volta toccò a lui godere delle attenzioni di quel magico ragazzo. Mentre glielo stava succhiando si sentì qualcosa in mezzo alle chiappe. Era un dito che gli stava entrando nel culo. Lo lasciò fare capendo presto di aver fatto la scelta più azzeccata della sua vita perché il piacere che provò fu disarmante. Lele succhiava e accarezzava il suo cazzo con la lingua e muoveva avanti e indietro il suo dito medio. Lui stava provando qualcosa di indescrivibile. Mai avrebbe potuto immaginare di godere in quel modo così assurdo ,incredibile. Non riuscì a trattenersi e gli sborrò urlando dal piacere in pieno volto. La cosa non lo sosprese affatto ma, anzi, comnciò a leccarsi la bocca come i bambini dopo aver mangiato il gelato. Gli piaceva lo sperma, era evidente. Lui era ancora sdraiato sul sedile col petto che prendeva aria ansimando come quello di un grosso pesce fuor d’acqua. Aveva goduto come non mai. Poi Lele gli si fece sopra e lo baciò sulla bocca. Aveva ancora le labbra umide di sperma ma andava bene. Si abbracciarono per un po’ poi si rivestirono e tornarono al locale. Entrando la gente si voltò a guardarli, erano entrambi sudati. Se ne fregarono altamente e presero da bere qualcosa di fresco. I cuori ancora a mille e le guance arrossate. Erano felici, soddisfatti. Gli altri uomini ubriachi presto si dimenticarono di loro e tornarono alle loro baldracche da due soldi. Finirono i drink e si salutarono con la promessa di rivedersi presto. Lui accese il motore, mise la prima e si avviò sorridendo verso casa. Si sentiva leggero.
Ora era tutto a posto. Adesso il mistero era risolto e avrebbe guardato il mondo con occhi diversi, con occhi di chi sa qualcosa in più degli altri. Era felice, voleva bene ancora alle donne ma alla lista si era aggiunta una nuova voce: Lele.